Sinceramente, Il ragazzo e l’airone non mi ha lasciato molto. Visivamente non c’è nulla da dire: tutto molto bello. Ma a livello di storia e personaggi ho preferito altri film di Miyazakhi, molto più riusciti e di maggior impatto (Nausicaa della Valle del Vento, Il castello errante di Howl e Principessa Mononoke); a mio avviso, proprio i personaggi sono il punto debole della storia. Il protagonista Mahito ha un’espressività molto bassa, non fa trapelare quasi mai i sentimenti nonostante il dolore della perdita della madre l’abbia segnato profondamente; dopo il tragico evento si può capire che si sia chiuso in se stesso, ma col suo modo di fare è difficile empatizzare con lui (incomprensibile il fatto che si ferisca la testa da solo con una pietra, anche se l’ha fatto pera tirare l’attenzione del padre). Le vecchiette, che servono nella casa della madre e della zia, non servono a nulla se non da parte comica (ma non fanno ridere; forse servono per ricordare personaggi più riusciti di altri film, come a esempio la strega di La Città Incantata). Il padre di Mahito, dopo la morte della moglie si risposa con la sorella minore di lei, felice e contento come se niente fosse successo; e se si vuole essere sinceri, all’interno della storia è totalmente inutile. Natzuko, sorella minore della madre di Mahito, prima è gentile e premurosa col ragazzo, poi sparisce all’improvviso, e quando il ragazzo la va a cercare per riportarla indietro, gli urla contro dicendogli che lo odia: un comportamento di difficile comprensione. La creatura airone è simpatica come uno spino in un occhio e si fa fatica a capire il suo ruolo: un po’ misterioso, un po’ subdolo, prima nemico poi alleato di Mahito quando si avventura nel mondo della torre, non si capisce chi è o cosa fa. Infine c’è il prozio di Mahito, sparito da decenni e che compare come signore della torre, ritiratosi al suo interno perché schifato della Terra e degli uomini: vuole fare del pronipote il suo erede, senza dargli una spiegazione. Gli unici che si salvano sono i pellicani, che riescono a far provare qualcosa allo spettatore con le loro vicende.
Con personaggi del genere, l’unica possibilità per risollevare il giudizio del film è avere o un mondo particolare e dettagliato o una grande storia: nessuna delle due cose si verifica. A parte la torre, che funge da collegamento tra vari mondi, il resto è qualcosa che si mescola con l’onirico, rendendo il tutto di non facile comprensione.
La storia poi non è nulla di particolare. Il giovane Mahito perde la madre (muore nell’incendio dell’ospedale dove lavorava) durante la Guerra del Pacifico (1944); il padre di risposa praticamente subito con la sorella minore della moglie, aspettando da lei un bambino. Si trasferiscono in campagna dove lei vive, lontano dai bombardamenti, con il padre che può seguire l’attività della sua ditta con più tranquillità.
Mahito, inseguendo un airone cinerino (che si scoprirà saper parlare e trasformarsi), troverà nella tenuta una vecchia e misteriosa torre, costruita dal suo prozio, i cui ingressi sono stati bloccati con della terra perché nessuno possa entrarci. Ma Mahito ci entrerà, assieme a una delle serve vecchiette, inseguendo la zia che misteriosamente scompare; dopo una lotta con la creatura airone (che diverrà così la sua guida), s’addentrerà nel mondo della torre, alla ricerca della zia ma anche della madre, che in un qualche modo vuole salvare.
Nel nuovo mondo la incontra, ma è una versione più giovane e ha dei ptoeri magici legati al fuoco. Dopo diverse vicissitudini e aver rifiutato l’offerta del prozio, Mahito e la zia (recatasi in quel mondo per partorire il bambino) ritornano al proprio tempo, mentre la madre ritorna nel suo, perché altrimenti non potrà dare alla luce Mahito. Il ragazzo acetta la scelta, venendo riabbracciato dal padre (che poco lo considerava) e dalle vecchiette. Il finale è qualcosa di sbigativo e raffazzonato, con Mahito che racconta che due anni dopo la fine della guerra sono tornati a Tokyo. Punto e basta.
Il ragazzo e l’airone non convince, non sorprende, non emoziona salvo rari casi; il film era anche partito bene, aveva delle premesse interessanti, ma poi non sono state mantenute. Va bene il percorso di crescita del ragazzo che deve accettare gli eventi della vita e andare avanti, ma il tutto risulta freddo e distaccato. Personalmente, non condivido l’esaltazione fatta di questa pellicola: ci sono film di Miyazaki molto migliori di Il ragazzo e l’airone.
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