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Bolano e la sua avventura

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Bolano, il cane del professor Ramirez, era molto curioso: voleva sempre scoprire cose nuove. Vivere con l’uomo lo aveva aiutato a soddisfare questo lato del suo carattere: il professor Ramirez era un grande inventore e costruiva le cose più strane e meravigliose che avesse mai visto. C’era la spazzola che arricciava i capelli da sola (lui la trovava utilissima per farsi da solo i grattini dietro le orecchie), la caffettiera che faceva il caffè senza il caffè, l’elicottero che volava senza muoversi, la lavatrice che lavava senza acqua, il visore per vedere posti lontani senza muoversi dalla poltrona (gran bella invenzione quella, peccato che non facesse sentire anche gli odori, cosa davvero importante per lui che era un cane). Non c’era mai da annoiarsi in casa del professore: quando non giocava con qualche magnifico macchinario, leggeva uno dei tanti libri presenti nella biblioteca dell’uomo. All’inizio non era stato facile leggere, ma il professore era un buon insegnante e aveva tanta pazienza, e così alla fine aveva imparato il significato delle frasi scritte sulle pagine dei libri. Era orgoglioso di esserci riuscito, soprattutto era contento dei complimenti che gli faceva il professore. «Sei il cane più intelligente che abbia mai conosciuto» gli diceva. «Ti manca solo la parola. Ma vedrai che un giorno costruirò un aggeggio che ti permetterà di parlare e allora faremo delle lunghe chiacchierate.»
Bolano scodinzolava tutte le volte che sentiva quelle parole, sicuro che prima o poi il professor Ramirez sarebbe riuscito nel suo proposito.
Un giorno stava guardando la televisione quando vide un servizio che parlava di draghi: quelle creature così maestose e imponenti lo affascinarono da subito. Quanto doveva essere bello volare in groppa a uno di loro! E mentre fantasticava su questo, gli venne una curiosità: chissà che odore avevano i draghi.
Andò nella biblioteca del professore per fare una ricerca. Non trovò nulla che soddisfacesse la sua domanda. Anzi, ne rimase parecchio deluso: secondo quanto letto, i draghi erano creature che non erano mai esistite. Eppure, pensò dopo qualche tempo, anche nelle storie inventate c’era un fondo di verità.
Aspettò che calasse la notte e che il professore si fosse addormentato, poi andò nel suo laboratorio, aprendo l’armadio dove era custodia la macchina del tempo. Il professore aveva sempre detto che era da usare con la massima attenzione perché da essa potevano venire grandi pericoli, ma che c’era di male nell’andare a cercare un drago, dargli un’annusatina e tornare?
Bolano sistemò come aveva visto fare l’attrezzatura, poi con le zampe impostò il periodo storico in cui voleva recarsi: stando alle storie, era il Medioevo dove c’era la maggiore presenza di draghi. Un rumore oltre la porta del laboratorio lo allarmò, facendolo girare di scatto; aspettò diversi minuti ma il professore non apparve. Tirando un sospiro di sollievo, s’avviò verso il passaggio temporale che la macchina aveva aperto, non accorgendosi che la data impostata era cambiata dopo che la tastiera era stata colpita con la coda quando si era voltato di scatto.
Si ritrovò in una foresta con alberi giganteschi; i fiori e i funghi erano più alti di lui. C’erano tante cose che non aveva mai visto e profumi che non aveva mai annusato; l’aria era così pulita e non c’erano cartacce, bottiglie di plastica e lattine in mezzo all’erba.
S’aggirò in mezzo alla foresta tutto contento di esplorare un luogo nuovo, ma poi si ricordò del motivo per cui era arrivato lì: come avrebbe fatto a trovare il drago?
Ci stava ancora pensando quando raggiunse una radura dove trovò un’impronta gigantesca. Scodinzolò felice: era sulla buona strada!
Fu facile seguire le tracce del bestione: presto sarebbe arrivato alla sua tana, ne era sicuro. Gli alberi si fecero più radi e in lontananza vide delle montagne altissime.
All’improvviso vide muoversi dietro delle rocce la più grossa coda che avesse mai visto: lo aveva trovato!
Bolano si avvicinò senza far rumore. Stava per sporgersi in avanti e annusare la coda quando sentì un forte rumore di rami che si spezzavano. Sollevò la testa e vide una grande bocca piena di denti aguzzi: quello non era un drago, ma un tirannosauro rex!
Tornò indietro di corsa, senza mai voltarsi, sentendo la terra tremare sotto le sue zampe e il ruggito del tirannosauro che lo inseguiva. Schizzò dentro il passaggio temporale e appena fu nel laboratorio disattivò la macchina per impedire che il bestione lo seguisse fino a lì.
Quando si fu calmato, mise tutto a posto in modo che il professore non si accorgesse di nulla. Poi se ne andò a dormire, pensando che non sempre la curiosità era una cosa buona.