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La locanda

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Miguel e suo nonno se ne stavano seduti in veranda, lo sguardo rivolto al sole che calava dietro il bosco, godendosi il vento fresco della primavera.
«Nonno, c’è una cosa che ho sempre voluto chiederti» disse Miguel.
«Dì pure» fece il nonno mentre si dondolava sulla sedia a dondolo.
«Come fai a conoscere tante storie?»
Il nonno estrasse dal taschino la pipa, ci mise dentro il tabacco, la accese e cominciò a fumarla. «Vedi» disse dopo aver soffiato fuori dalla bocca una nuvoletta di fumo «quando ero più giovane, dopo una lunga giornata di cammino sono arrivato in una locanda, dove mi sono fermato per la notte. Lì c’era un uomo senza età, che mi ha raccontato tante cose.»
«Come sarebbe a dire senza età?» chiese stupito Miguel.
«Vuol dire che non invecchia mai» spiegò il nonno.
«Ma questo non è possibile!» esclamò Miguel.
«Lo credevo anch’io» disse il nonno. «Ma quell’uomo era lo stesso che mio padre aveva incontrato quando era giunto in quella locanda. E così il padre di mio padre. E pure suo padre.»
Miguel lo guardò con occhi sbarrati, poi lo fissò sospettoso. «Non è che questa è un’altra delle tue storie?»
Il nonno sorrise, scuotendo la testa. «No, è la pura verità. Anch’io quando mio padre me l’ha raccontato pensavo che mi stesse prendendo in giro, ma ti assicuro che è tutto reale.»
«Dov’è questa locanda? Voglio andarci anch’io!»
Il nonno picchiettò un dito sulla pipa. «Non è così facile trovarla, anche se non è molto lontana da qui.»
«Perché?»
«Perché non può essere trovata se viene cercata: ci si può arrivare solo se non la si cerca» spiegò il nonno.
«Questo non ha senso!» sbottò Miguel.
«Potrà non avere senso, eppure è così.»
Miguel rimase in silenzio per qualche minuto. «Se ci arrivassi, come farei a sapere che è la locanda dove c’è l’uomo senza età?»
«Su questo non ti puoi sbagliare: sulla porta c’è un grande scudo, con dietro due lance incrociate a formare una x.»
Miguel pensò a lungo a quello che gli aveva detto il nonno, per niente convinto che non potesse essere trovata se la si cercava. Così, qualche settimana dopo quella chiacchierata, decise di mettersi alla ricerca della famosa locanda. Prima iniziò nei paesi più vicini, poi si spinse più lontano, ma il risultato era sempre lo stesso.
Gli anni passarono e Miguel crebbe, senza essere mai riuscito a trovare la locanda di cui aveva parlato il nonno. Un giorno, mentre stava facendo una passeggiata in campagna, scorse un gufo appollaiato su una grossa quercia.
“Un gufo a mezzogiorno? Ma questo è un evento più unico che raro!” pensò sorpreso. “Devo assolutamente fotografarlo!”
Quasi leggendogli il pensiero, il gufo spiccò il volo, inoltrandosi nel bosco.
Miguel non si perdette d’animo e si mise al suo inseguimento. Tutte le volte che raggiungeva il gufo e stava per fotografarlo, l’uccello volava sempre un po’ più in là; continuò così per tutto il pomeriggio, fino al calare della sera, quando l’animale si posò sopra una roccia al limite di una radura e si voltò a fissarlo.
“Finalmente” pensò Miguel mettendo a fuoco l’obiettivo. Fu mentre stava per scattare che si accorse dell’edificio in fondo alla radura: era a due piani, slanciato.
Dimenticandosi del gufo, si avvicinò, rimanendo a bocca aperta quando vide sulla parete esterna un grande scudo con dietro due lance incrociate a formare una x. Aprì la porta sotto di esso ed entrò, ritrovandosi in un grande salone tutto ricoperto di legno. Davanti a lui c’era un grande balcone tutto lucidato; lo raggiunse, superando lunghe file di tavoli e panche di legno, sedendosi su uno degli sgabelli posti dinanzi a esso.
Si era appena sistemato quando da una porta laterale comparve un uomo che teneva in mano uno straccio bianco. Sorridendo, gli si avvicinò. «Che cosa possa fare per lei?» chiese in modo garbato.
Miguel non rispose subito, sorpreso di riconoscere l’uomo che gli aveva descritto il nonno. «Beh» disse un po’ impacciato «mi piacerebbe ascoltare una storia che non ho mai sentito.»
Il sorriso dell’uomo si allargò. «Ne ho una molto interessante, s’intitola “Il cane che guardava il drago”. Dunque, un giorno un drago passò sopra la testa di un cane, che rimase affascinato nel vederlo e prese a seguirlo ovunque andasse. Il cane…»

The covid saga

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Qualche anno fa Ermal Meta e Fabrizio Moro hanno realizzato la canzone (molto bella) “Non mi avete fatto niente”, ora qualcuno dovrebbe crearne una dal titolo “Non avete capito niente” per descrivere il comportamento nei momenti difficili di tanti italiani (e non solo). Naturalmente, ogni riferimento alla situazione covid non è puramente casuale.
affollamenti a bologna durante la pandemia covidDopo un anno di pandemia, ancora si continuano a commettere gli stessi errori; all’inizio si poteva dare la colpa alla situazione nuova, a non sapere esattamente cosa si aveva davanti, ma ora non ci si può più attaccare a questa scusa.
Ormai è fastidioso e nauseante vedere affollamenti, vedere movida quando ci si raccomanda che gli assembramenti sono da vitare: basta che si allentino le misure contro il covid e in migliaia si riversano nelle piazze, perché non si può fare a meno del caffè o dello spritz. Ancora peggio quando si deve passare a una zona di rischio maggiore: il giorno prima del passaggio ancora più gente si riversa nelle strade per andare in giro, per “godersi gli ultimi momenti di libertà”.
Tante persone non hanno capito che le cose sono cambiate, che passerà un pezzo prima che ritornino com’erano (sempre che ritornino). Basterebbe un poco di attenzione e buon senso per accelerare l’uscita da questa situazione, invece si continua a fregarsene, a cercare di aggirare le regole; fa pena vedere tanti tenere la mascherina che copre solo la bocca (“eh, ma si respira così male…” intanto il virus ringrazia per avere via libera), mentre vien quasi da ridere che tante persone che non andavano in bagno se non avevano ma macchina sotto le chiappe, si sono riscoperte in pandemia camminatori, corridori e ciclisti che vanno ovunque (oltre i limiti consentiti dalle regole imposte), quando prima il solo parlare di attività motoria faceva storcere il naso (insomma si fa di tutto per aggirare le regole).
Se a questo si aggiungono le regole che si contraddicono tra loro, la continua disorganizzazione e il perpetuo caos che vige nel nostro paese quando si devono prendere decisioni (fa quasi sorridere vedere due modi di giudicare le stesse decisioni prese da due governi diversi), il voler utilizzare a tutti i costi un vaccino che è quello con minore copertura e dà più problemi, che tutti gli animali sono eguali ma alcuni animali sono più eguali degli altri (citazione di La fattoria degli animali in riferimento, per esempio, ai calciatori per cui le regole della quarantena non valgono affatto)  la frittata è fatta.

Visto che tanto è inutile cercare di sensibilizzare le persone sul buon senso e sull’uso della testa, forse è meglio provare a prenderla in modo diverso e guardarsi un video che fa ridere, ma se si va oltre la superficie, ci si accorge che fa una spietata critica della società attuale. Nel mentre, si spera che la covid saga finisca il prima possibile e che la madre degli imbecilli cominci a prendere degli anticoncezionali.

Il Ritmo della Guerra

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Il Ritmo della GuerraCon Il Ritmo della Guerra siamo al quarto capitolo di Le Cronache delle Folgoluce e Brandon Sanderson si mantiene sempre a livelli elevati. Molto elevati: tecnicamente parlando, si è di fronte al romanzo meglio scritto della serie. Anche se magari mancano momenti come quelli incontrati in La Via dei Re, Il Ritmo della Guerra, si scusi il gioco di parole, non manca di ritmo, tenendo incollati alle pagine; un tenere incollati che però non è adrenalinico, non per la maggior parte del tempo almeno, ma dovuto a segreti e rivelazioni che debbono essere fatti. Sanderson espande e approfondisce ancora di più Le Cronache della Folgoluce: si scopre che il mondo di Roshar è solo un campo di battaglia di qualcosa di molto più grande, che Onore e Odio sono elementi di qualcosa di più superiore e che non sono le sole entità superiori presenti nell’universo di Sanderson.
Per chi già conosce l’autore, questo non sorprende, ma si rimane sempre meravigliati nel vedere le capacità dello scrittore nello sviluppare una trama e nel far giungere il lettore a certi punti senza che lui se ne accorga, nonostante di indizi ne siano stati disseminati lungo la strada. Per chi non è avvezzo all’ambito scientifico, può risultare non subito facile la comprensione degli studi sui fabrial e gli esperimenti che vengono fatti su nichiluce e folgoluce: questo può essere additato come l’unico neo di Il Ritmo della Guerra, dato che va a inficiare un poco la scorrevolezza della lettura e dell’apprezzamento della storia.
Tolto questo (ma è un andare a cercare il pelo nell’uovo), quello che è andato a creare Sanderson va a dare una maggiore comprensione del mondo di Roshar, delle sue popolazioni e delle scelte fatte dai personaggi. Quella che era iniziata come una guerra tra umani e parshendi è in realtà qualcosa di più articolato e meno definito; si era già visto in precedenza che il fronte umano era diviso e quanto era stato difficile creare una coalizione per fronteggiare la minaccia che sta avanzando: in questo romanzo si viene a sapere che anche tra i parshendi ci sono diverse correnti, ognuna con le proprie idee e i propri scopi. C’è chi cerca di ritrovare il proprio passato, le proprie origini e di non essere asservito a Odio, c’è chi vuole conquistare tutti, mentre altri cercano in qualsiasi modo di porre fine alla guerra. Tra questi ultimi c’è Raboniel, temuta per i suoi metodi e le sue idee addirittura tra quelli della sua specie, al punto da essere chiamata la Signora dei Dolori: è lei che mette a punto il piano di conquista di Urithiru dopo che il traditore tra gli umani, Taranvagian, fa allontanare le forze di Dalinar, decisa non solo a eliminare il Fratello, lo spren ritenuto morto che anima la torre dei Radiosi, ma a scoprire anche una forma di luce capace addirittura di eliminare un dio. In questo, non avendo alternative, verrà aiutata da Navani, che attraverso gli studi cerca un modo per liberare Urithiru dalle mani del nemico e far risvegliare i Radiosi caduti in una sorta di coma dopo che i parshendi hanno rivolto contro di loro le difese della Torre in modo da annullare i loro poteri.
Navani, in quella che sembra un’impresa quasi impossibile, potrà contare solo su Kaladin, rimasto a Urithiru ad aiutare il padre nell’arte di medico dopo essere stato congedato da Dalinar perché bloccatosi diverse volte durante i combattimenti, Lift (entrambi con i poteri da Radiosi depotenziati a causa di ciò che è stato fatto alla torre) e un paio di membri del Ponte Quattro. Dovrà inoltre conquistare la fiducia del Fratello e scoprire i segreti della torre per contrastare il più possibile il nemico, dato che lui la avversa per gli studi e gli esperimenti che ha fatto sugli spren.
Nel mentre, Shallan e Adolin viaggiano a Shadesmar per giungere nella città degli onorespren e convincerli a stringere di nuovo un legame con gli uomini, dato che la maggior parte di loro reputa gli umani i responsabili di aver reso degli occhimorti gli spren legati a loro in passato. Adolin, impegnatosi a portare avanti il compito affidato dal padre, riuscirà con la sua caparbietà in qualcosa che sembra impossibile; Shallan invece dovrà avere a che fare, oltre con le altre sue due personalità (e una di cui ignorava l’esistenza) con il compito assegnatole dai Sanguispettri.
Lontani da Urithiru, Jasnah e Dalinar sono impegnati in una campagna militare per riconquistare terre al nemico: la prima dovrà essere la guida del suo popolo, il secondo dovrà scoprire i poteri da Forgialegami e convincere Odio a stringere un patto per far combattere i rispettivi campioni e coì porre fine alla guerra.
A tutto questo vanno aggiunti i piani dei Disfatti, le macchinazioni di Arguzia e gli Araldi fuori di testa a rendere ancora più complesse e ricche le trame di Il Ritmo della Guerra.
La spettacolarità non manca certo in questo romanzo, basti pensare agli scontri aerei tra i Corrivento e i Coalescenti, e neppure i colpi di scena, tenuti per un finale che è la risoluzione di un crescendo che è stato preparato per tutta l’opera, ma molto spazio è dato all’interiorità dei personaggi.
Il conflitto interiore di Shallan è ben mostrato con i dialoghi con le altre due personalità, Veil e Radiosa (senza contare Informe), dove viene rivelato quanto sia fragile l’equilibrio acquisito dalla ragazza dopo i fatti di un’infanzia che l’ha segnata per sempre, al punto che l’emergere della verità che ha voluto dimenticare le fa temere che chi le è vicino si allontani scoprendola.
Kaladin non sente di essere il Folgoeletto, la figura ispiratrice per gli altri, ma è un soldato logorato da tante battaglie e perdite, più un reduce che un eroe, dovendo fare i conti con l’oscurità che gli monta dentro e che lo sta portando a spezzarsi; è molto bello che lui, che è sempre quello che ha aiutato e salvato, arrivi a fare un passo indietro e capire che necessita a sua volta di un soccorso. E questo avviene aiutando coloro che sono nella sua stessa condizione, quelli che hanno ferite nell’anima che nessun dottore e fervente può aiutare (la cura per queste persone era essere recluse in luoghi bui e isolati, lontano da tutti, dove la malinconia poteva dilagare fino a portare alla disperazione): poter comunicare ad altri il proprio dolore è l’inizio di un percorso lungo che forse non porterà a una guarigione completa, ma aiuterà a rimanere saldi e a non perdersi.
Navani, la figura centrale di Il Ritmo della Guerra, mostra non solo una grande intelligenza e volontà, rivelandosi una donna forte, una vera regina, ma anche come, nonostante le sue capacità, sia sempre stata sottovalutata e poco considerata, soprattutto da Gavilar, il suo precedente marito, rivelandosi essere una persona diversa dal re che tanti credevano di conoscere (e non certo in positivo). Una donna vissuta all’ombra di altre figure che si ritrova a salire alla ribalta e a rivelare quanto possa essere luminosa.
Altra figura vissuta all’ombra di altre è Veil: prima della sorella Eshonai, poi della Coalescente Lewshi e infine di Raboniel. Eppure era stata lei a trovare altre forme da usare per il suo popolo, i parshendi, a far riscoprire qualcosa che si riteneva essere andato perduto; questo però non le ha dato quello che credeva di ricercare, anzi, in lei ha creato conflitti e sensi si colpa. Sarà tuttavia lei quella a cui gli spren si rivolgeranno per ritornare dal suo popolo dopo averlo lasciato tanto tempo fa per le scelte che aveva preso.
Brandon Sanderson, come suo solito, pone grande cura a tutto quello che riguarda il mondo di Roshar, come grande cura è data ai bellissimi disegni che arricchiscono le pagine dell’opera. Senza ombra di dubbio, si può affermare che Le Cronache della Folgoluce è uno dei punti più alti della letteratura fantasy, presente e passata.

Wanda, ovvero Scarlet Witch

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Wanda Maximoff disegnata da George PerezNell’articolo precedente si è parlato di Visione, potente sentenzioide e marito di Wanda; ora è la volta di vedere un po’ della storia fumettistica della consorte.
Come i lettori di lunga data avranno potuto notare, il costume cinematografico è molto diverso da quello visto negli anni sul cartaceo: è rimasto solo il colore della giacca (scarlatto, proprio come il suo nome da supereroina, Scarlet Witch), niente più mantello, stivali, calzamaglia della stessa colorazione con cui Wanda appariva (figurarsi proporla come George Perez l’aveva disegnata con forte influenza gitana).
Le differenze non si limitano solo a questo: praticamente tutto il suo background è diverso. Inizialmente è vero che appare come un villain degli Avengers e poi si unisce a loro, ma le cose sono molto più complesse di quelle mostrate nella pellicola. Gemella di Pietro (Quicksilver), è nata sul Monte Wundagore, sotto il quale era sigillato il demone Chthon che con i suoi poteri ha influenzato il genoma dei due fratelli, soprattutto di Wanda, visto che voleva che il suo corpo lo ospitasse. Tuttavia, il demone non è il solo a intervenire su di loro: pure l’Alto Evoluzionario (già visto nella storia che ha fatto rinascere Adam Warlock) opera su di loro dotandoli di poteri latenti.
Mentre Pietro riesce a gestire le sue capacità, fin da subito Wanda dimostra grande difficoltà nel controllare il suo potere di manipolazione delle probabilità, al punto che devono fuggire dal loro paese natio e spostarsi da un villaggio all’altro, fino a quando non vengono aiutati da Magneto (che rivelerà in seguito essere loro padre), che salva Wanda dall’essere bruciata al rogo come strega e fa entrare i due nella sua Confraternita dei mutanti.
Ravvedutisi, entreranno a far parte degli Avengers, dove Wanda conoscerà Visione e diverrà sua moglie, dal quale avrà due figli. La nascita dei due piccoli tuttavia non può essere naturale, dato che Visione non è un essere umano, ma è avvenuta tramite i poteri di Wanda che con il passare del tempo si sono fatti sempre più forti, al punto che ha avuto bisogno dell’aiuto della strega Agatha Harkness per padroneggiarli. Il concepimento innaturale ha portato a una scelta dolorosa: i due bambini vengono cancellati e il loro ricordo rimosso da Agatha dalla memoria di Scarlet.
L’equilibrio di Wanda diventa sempre più labile in un’escalation che porta gli Avengers a dividersi (eventi mostrati nella serie Chaos scritta da Bendis e disegnata da David Finch). Inconsciamente, è lei la causa di una serie di eventi sempre più tragici. Iron Man sembra ubriaco dopo tanto tempo che non beveva e rischia un incidente con il paese di Latveria; il ritorno dal mondo dei morti di Jack Hart causa la morte di Scott Lang; Visione viene usato per far ritornare dei robot Ultron che causano uno scontro dove She-Hulk impazzisce colpendo chiunque, finendo per fare a pezzi Visione. La scoperta della verità sui suoi due figli la portano ad uccidere Agatha e a scagliarsi con forza contro i suoi ex compagni, causando la morte di Occhio di Falco; solo l’intervento del Dottor Strange la fermerà e Wanda verrà presa in custodia dal padre Magneto.
Tali eventi porteranno a uno dei migliori crossover degli anni 2000: House of M (sempre scritto da Bendis, disegnato da Olivier Coipel). Charles Xavier con i suoi poteri mentali cerca di aiutare Wanda, senza riuscirci; così lui, gli Avengers e gli X-men devono decidere sul suo destino. Pietro, timoroso che possano decidere di ucciderla, la convince a cambiare totalmente la realtà. Il mondo viene totalmente stravolto e ci si ritrova in una realtà dove la maggior parte della popolazione è mutante, tutti vedono i propri desideri realizzati e nessuno sa quello che è successo, eccetto due persone, una delle quali è Wolverine, il cui desiderio è poter ricordare tutto il suo passato. Sarà lui, assieme a una ragazzina, a far tornare la memoria a un gruppo di supereroi per contrastare la casata di Magnus (Magneto) e far ritornare la realtà a quella che era. Si scatenerà un conflitto tra le due parti che culmineranno con Wanda che riporterà le cose a come erano prima, salvo che pochi mutanti conserveranno i loro poteri, al punto da essere considerati sul punto di estinguersi.
Priva di ricordi, Wanda tornerà sulle montagne dove è nata prima di essere ritrovata ed essere di nuovo fonte di un conflitto tra Avengers e X-men. Conflitto che si ripeterà tra le due parti qualche anno più tardi in un crossover che vedrà tornare la forza Fenice (Avengers vs X-men) dove Wanda potrà redimersi aiutando Hope nella lotta contro la forza cosmica e annullando l’incantesimo che aveva depotenziato i mutanti in House of M e facendone nascere dei nuovi.
Seppur un personaggio secondario rispetto a Iron Man, Capitan America, Thor, Wanda non è priva di spessore e si spera che, assieme a Visione, sia approfondita adeguatamente nella serie che la vedrà protagonista.