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Riforma costituzionale: vittoria del NO al referendum.

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Il NO ha vinto al referendum sulla riforma della Costituzione ItalianaLa riforma costituzionale non è passata: al referendum il NO ha vinto con quasi il 60%.
Occorre subito fare una doverosa precisazione: non hanno vinto i vari Berlusconi, Salvini, Grillo. Non è merito loro se la maggior parte delle persone andate a votare ha espresso simile giudizio. Non è grazie a loro se la riforma costituzionale non è passata. Come si è visto ai primi risultati fatti uscire, c’era già chi si attribuiva il merito di una vittoria che considerava propria. Ma la vittoria non è loro: è facile e tipico salire sul carro dei vincitori, ma il risultato del referendum non appartiene a queste figure.
Ora, con Renzi che dovrebbe dimettersi, si aprono vari scenari, ma occorre chiarire subito una cosa, occorre subito togliere le illusioni: le cose non miglioreranno, qualsiasi sarà il governo che si formerà se verrà cambiato quello attuale. Berlusconi, Salvini, Grillo, non faranno cambiare in meglio le cose. Berlusconi ha già dimostrato di aver fatto male come Renzi (entrambi avevano lo stesso modus operandi); Salvini e Grillo non faranno meglio, lasciando il paese così com’è o portandolo ancor più alla deriva. Non si devono avere false speranze: con la classe politica che si ha ora in Italia e che è così da decenni (semmai è peggiorata), non si va da nessuna parte. Meglio essere consapevoli della situazione; una situazione che continuerà per anni e da cui sarà difficile uscirne perché si è troppo impantanati (Renzi non era quello che poteva far uscire dalla palude, come tanto affermava, che poteva far correre il paese: facendo come chi l’ha preceduto ha perpetrato lo status quo, impantanando ancora di più e facendo restare tutto immobile).
Fatte queste doverose premesse, vediamo i motivi che hanno fatto vincere il NO. Ogni persona ha avuto le sue ragioni, e ci sono state varie tipologie di motivazioni, ma a ben vedere essere possono essere raggruppate in pochi gruppi.
C’è chi ha votato NO perché riteneva che questa riforma costituzionale non fosse necessaria, che il paese necessitasse d’altro. Oltretutto tale riforma costituzionale è stata valutata fatta male e poco chiara, come avvenuto con il Canone Rai; il che poteva portare a qualcosa di non buono. Sospetto che era alimentato di come altre azioni del governo non fossero state fatte nel migliore dei modi e non fossero state create nell’interesse della popolazione, ma nell’interesse di pochi (vedere Job Act che, come spesso succede in Italia e non solo, favorisce ricchi e imprenditori).
Alcuni hanno votato NO perché con la vittoria del SI hanno visto un accentramento del potere che poteva portare a una deriva come quella che c’è stata quando è salito al governo il fascismo: lo spettro del regime e di quanto ne sarebbe seguito ha spinto a fare una scelta che evitasse tale scenario.
Altri hanno votato NO perché schierati con Berlusconi, Salvini, Grillo: a prescindere da quanto proposto, avrebbero dato voto contrario, per partito preso.
Altri ancora hanno votato NO a seguito di una campagna che li ha profondamente infastiditi, sentendosi invasi, obbligati, spinti a dare un voto che hanno avvertito come una forzatura, come qualcosa che voleva essere ottenuto con la forza. La campagna messa in moto da Renzi e dal governo è stata controproducente e ha ottenuto l’effetto opposto da quello voluto. Una campagna sbagliata, che ha usato modi sbagliati: ha giocato sulla paura, ha usato minacce, ha aggredito, ha tirato in ballo paesi esteri perché sostenessero le proprie ragioni. Le persone hanno sentito il voto non come la libertà d’espressione del proprio volere, ma come un’imposizione, come se glielo si volesse estorcere: si sono sentiti comandare, come se loro non contassero nulla e tutti fossero padroni di dirgli quello che dovevano fare, imponendo le proprie ragioni. Le persone si sono sentite strumentalizzate, ricattate, stanche di sentirsi dire che se il voto non fosse andato come pretendeva il governo si sarebbe andati incontro a scenari di miseria, stanche di essere accusate e ritenute responsabili dell’andar male delle cose future. Irritate da una campagna sprezzante, da dichiarazioni arroganti, molte persone hanno reagito in maniera opposta a quella tanto richiesta.
Quanto successo in questo periodo dovrebbe far riflettere tutti su come agire in futuro, quali vie scegliere di seguire e quali abbandonare.
L’arroganza e la strafottenza non pagano.
Il presenzialismo su media e social, intervenendo su qualsiasi cosa, anche la più banale, ha stancato, serve solo ad allontanare la gente e a sminuire i ruoli che si ricoprono, rendendoli ridicoli quando va bene e detestati fortemente quando va male.
Urlare, strepitare, mettere tutto in rissa, cercare lo scontro, denigrare gli altri, fregarsene del prossimo e delle sue opinioni: sono cose che degradano la società e la abbruttiscono, esasperando gli animi e creando tensioni e attriti inutili. Ci si dimentica che essendo in certi ruoli, sotto gli occhi di tutti, si è da esempio per tanti e quindi si fa passare il messaggio che certi atteggiamenti, certi comportamenti, sono accettabili e possono essere perpetrati liberamente perché questa è la norma. Così però si dà il via a cose per niente piacevoli: maleducazione, diffamazioni, aggressioni. La vita diventa una guerra continua e addio pace.
Senza pace non può esserci tranquillità e serenità. E senza tranquillità e serenità non si può riflettere con calma e trovare le soluzioni migliori per fare il bene per il paese e la sua popolazione. Questo però non basta: occorre conoscenza e preparazione, elementi che sono sempre mancati nei governi visti finora. Non è possibile che gente senza alcun merito, senza nessuna preparazione, si ritrovi a governare una nazione. Non è possibile che gente che non ha mai lavorato e non conosce nulla dell’ambiente del lavoro e di come lavorano le persone, faccia riforme sul lavoro. Non è neanche possibile che a governare sia gente che ha soldi o legami con imprenditori e quindi faccia gli interessi di pochi e non quelli del paese.
La strada da percorrere è lunga e per niente facile. Non ci sono prospettive rosee per il futuro. Ora, subito dopo il risultato del referendum sulla riforma costituzionale, tanti cantano vittoria, ma non è una vittoria: si è solo evitato un certo scenario. Le cose sono tutt’altro che risolte e l’unica cosa che permane è l’incertezza di una situazione che sembra essere senza soluzione.