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L’Ultimo Potere – Secondo Atto – XIX La Porta del Paradiso (parte 4)

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La connessione s’interruppe in un contraccolpo violento e i due si ritrovarono a guardare la pila di copertoni e i motori accatastati.
Maestro prese a respirare a fondo, cercando di rallentare i battiti cardiaci. Guerriero si trascinò a gattoni dietro un cumulo di cilindri, dando libero sfogo ai conati di vomito che l’avevano colto. Dopo essersi tolto il peso che gli occludeva lo stomaco, andò a sedersi su alcuni pneumatici vicino a Maestro. L’uomo con in braccio il libro manteneva la stessa espressione.
«E’ sempre così?»
Maestro sospirò stancamente. «No: questa volta è stata più probante delle altre. E non mi sorprende viste le energie in gioco.»
Il silenzio calò attorno al trio.
«I Sette Demoni Superni.» Sentenziò Guerriero dopo una lunga pausa.
Maestro assentì. «La loro materializzazione originaria, andata perduta per sempre.» Disse stancamente. «Ora sono costretti a vagare in cerca di nuovi corpi per poter restare sul nostro piano e ottenere quanto più bramano.» Una smorfia di disgusto annaspò sul suo volto. «Abiti: non siamo che questo per loro.» Scosse il capo. «Ma una consolazione almeno c’è in quanto abbiamo visto: non riavranno mai più la forza che li ha resi così temibili.»
Guerriero ripensò allo scontro con il Demone avvenuto decine di metri sopra la sua testa e rabbrividì. «Vuoi dire che…»
«Il Potere che possiedono ora è solo un frammento di quello che abbiamo visto in queste immagini: tremendo, ma non invincibile.» Sorrise compiaciuto. «La loro forma originaria è perduta in maniera irreversibile; perciò la sostituiscono con quanto c’è più vicino a quella del Bambino: quella dell’Uomo.»
«Il Bambino?» Chiese perplesso Guerriero.
«La forma che più si avvicina all’Essenza, quanto di più puro può esserci sulla terra. In altre parole, è il passo più prossimo allo stato della divinità, la massima potenza raggiungibile su questo piano d’esistenza.»
Il compagno meditò sull’affermazione. «Perché la forma del Bambino è più potente di quella dell’Uomo? Quest’ultimo non dovrebbe essere l’evoluzione della prima?»
«Data l’educazione usata per tanti secoli, sì. Ma le cose non stanno mai come dice la maggioranza delle persone: molta verità viene persa a causa di essa. In quello che comunemente viene chiamato processo di crescita c’è una gran perdita di potere. Per questo l’Uomo, se vuole riconquistare la sua natura, deve riconquistare l’essere del Bambino.»
«Non è quello che dovrebbero fare anche i Demoni, allora?»
«Già, è quello che dovrebbero fare.» Commentò pensieroso Maestro. «E che avrebbero già dovuto fare. Deve essere successo qualcosa in quello scontro: i Demoni non devono essere stati solo indeboliti.» Mormorò. «Forse il Potere ha creato un divieto che non gli permette di tornare alla forma di un tempo. O forse ha semplicemente cancellato il ricordo di com’erano, per impedire che cerchino di tornare alle origini: ha fatto perdere la conoscenza di loro stessi, rompendo il loro specchio interiore.»
«Pensi che sia uno stato definitivo quello in cui sono confinati?»
Maestro sollevò le sopracciglia. «Non esistono certezze al mondo, specie quando si ha a che fare con i Demoni, ma dato quanto tempo è trascorso dalla battaglia che abbiamo visto, direi che ci sono buone probabilità.» Sorrise sardonicamente. «Un bello scherzo quello riservatogli dal destino: costringerli a servirsi degli uomini, gli esseri che più disprezzano, per perseguire i loro scopi. Proprio loro che si consideravano i simboli più elevati dello Spregio, così superiori e distaccati dagli umani, si ritrovano a mendicare il loro sostegno perché altrimenti sarebbero solo umori nel vento.»
«Aspetta un attimo.» Lo interruppe Guerriero. «Cosa significa “dato quanto tempo è trascorso dalla battaglia”?» Si voltò verso l’uomo che aveva compiuto l’impresa. «Al massimo sarà trascorso qualche anno.»
Il mutismo di Maestro lo turbò. «Guarda il suo volto, le sue mani: non è cambiato molto dalle immagini che la sua mente ha mostrato.»
«Hai notato le costruzioni nella valle?»
«L’ho fatto, anche se non ritenevo fossero importanti al nostro fine.»
«Infatti.» Convenne Maestro. «Tuttavia hanno rivelato alcune informazioni. Lo stile che presentavano e soprattutto l’arte con cui erano state realizzate, sono stati utilizzati dagli uomini diverse migliaia d’anni fa.»
«Non è possibile.» Sussurrò sbigottito Guerriero fissando l’uomo con in braccio il libro. «Saremmo di fronte a un Immortale; nessuno altrimenti può vivere tanto a lungo.»
«Nessun tranne chi ha usato la Porta del Paradiso.» Meditò Maestro.
«Un effetto collaterale del suo utilizzo?»
L’espressione di Maestro si contrasse in una smorfia. «Nessun essere umano, nessun corpo materiale, può sopportare una simile energia senza subirne conseguenze.»
«Pensi che il trauma l’abbia fatto chiudere in una sorta di guscio, una specie d’autismo assoluto?»
Maestro scosse in capo. «Questo spiegherebbe il suo comportamento, ma non il fatto che il suo corpo sia rimasto immutato. La sua è una stasi molto particolare, non si tratta di un Immortale. La mente di una creatura del genere sopporterebbe il passare delle ere, non risentendo della perdita degli affetti, poiché un Immortale non si affeziona a nessuno. Il caso in questione è diverso: hai visto anche tu l’affetto che lo teneva legato alla comunità, soprattutto ai bambini; sintomi inequivocabili del suo essere mortale. No, la questione è molto più profonda di quello che appare: non abbiamo a che fare con un trauma psicologico o una ferita spirituale. Non è certo il sopravvivere alle persone care che l’ha ridotto in questo stato: era in queste condizioni già alla fine della battaglia.» Scosse il capo. «No, la sua integrità è andata in frantumi per altro.»
«Cosa allora l’ha ridotto in questo stato?»
«La sua anima s’è scissa dal suo corpo.»
«Impossibile: sarebbe morto.»
Maestro si portò la mano al mento. «Così dovrebbe essere stato. Ma con l’apertura della Porta, ogni legge naturale è stata sconvolta: tutto è divenuto possibile. La sua trascendenza lo ha rivelato.»
«Trascendenza?»
«Hai avvertito anche tu quanto provava quando il suo punto di vista era posizionato al di sopra della pianura?» Attese un cenno d’assenso da parte di Guerriero. «La sua anima ha raggiunto un livello tale che non poteva più essere contenuta nel vecchio involucro e se n’è staccata, allontanandosi nelle profondità delle galassie, gli unici corpi abbastanza grandi da poterla contenere.»
Guerriero fissò l’uomo al centro dei loro discorsi. «Che cosa lo fa esistere, se non persiste in lui nemmeno un frammento d’anima?»
«Il ricordo.» Mormorò Maestro. «Quest’uomo esiste grazie al ricordo, alle memorie che si sono impresse grazie alla spaventosa energia della Porta.»
«Vuoi dire che vive di passato?»
«Un passato che si ripete continuamente nel presente. Il persistere del ricordo. Ogni istante che il suo corpo respira, la sua mente rivive quei momenti, senza pietà, senza possibilità di fermare il flusso ciclico.»
«Esistere solo con il ricordo.» Guerriero fissò l’uomo, continuando a non riuscire a darsi una ragione di quello vedeva, ripensando agli sconvolgenti momenti che aveva visto. «Questa non è vita: è un inferno.»
Maestro assentì.
«Merda.» Disse Guerriero colpito con forza dalla scoperta.
«Questo significa raggiungere Dio quando si ha ancora un corpo. Per questo nei testi dell’antichità si diceva che chi vedeva Dio nella sua interezza ne veniva consumato. E pertanto era proibito: una tutela verso ciò cui l’uomo poteva andare incontro. Le storie degli antichi non sono solo allegorie o metafore psicologiche: c’è più verità di quanto non si voglia credere.»
«Ma se è senz’anima, come fa a soffrire?»
«Perché l’uomo è un intero composto di tre parti: corpo, mente e spirito. Se viene a mancare uno di questi elementi, si è Spezzati. E questo porta sempre sofferenze. Lo spirito, o l’anima, non è che consapevolezza e libertà; senza di essa si è in balia di qualsiasi cosa, sballottati in ogni dove.»
«Allora tutte le persone che vivono nel mondo sono Spezzate.»
«Ti riferisci alla mancanza di consapevolezza e libertà della gente perché hai visto la condizione in cui vivono; ma questo stato è dovuto solo perché le loro anime sono sopite. Sopite, non perdute.» Maestro sospirò stancamente. «Il prezzo da pagare nell’osare troppo per aiutare gli altri.»
«In un mondo di fantasia…» Cantilenò l’uomo millenario.
Guerriero deglutì. «Vivere nel passato.»
Maestro assentì.
«Per sempre.»
Di nuovo un cenno del capo.
Guerriero sbarrò gli occhi di fronte alla tremenda eventualità: un dolore cocente che si perpetrava senza posa. «Merda.» Mormorò sconvolto. «E noi dovremmo raggiungere questo?» Rabbrividì. «Condannarci a un’esistenza di dannazione? Ridurci come quest’uomo?»
«Sì, se necessario.» Disse con fermezza Maestro. «Malgrado abbia visto l’apertura di questa Porta, mi sfugge come attivarla; mi mancano degli elementi per avere un quadro completo. Nonostante ciò, non credo che l’utilizzo di questo Potere debba comportare automaticamente la dannazione: sono convinto che ci sia un modo per evitarla. Come sono sicuro che ci sia un modo per rendere integro di nuovo quest’uomo: occorre solo trovarlo. Anzi, credo che la nostra venuta possa liberarlo da questa condizione: uno scambio reciproco, si può dire.»
«Una delle tue coincidenze?»
«Può essere.» Ammiccò Maestro. «Nulla avviene per caso.»
«E allora come spieghi la scissione tra corpo e anima?»
Maestro corrugò la fronte. «Con l’apertura di questa Porta si lasciano entrare nel nostro mondo forze molto potenti, ma si ha anche la possibilità di posare lo sguardo su cose mai viste: si ha la possibilità di vedere l’interezza dell’Essenza. Deve essere di una bellezza inaudita, talmente bella dal non desiderare altro che farne parte. Una visione così straordinaria da essere capaci d’abbandonare qualsiasi legame, affetto, esperienza avuti sulla terra, di spezzare l’intero che l’uomo rappresenta e menomarlo, riducendolo in questo stato.»
«E perché starebbe a noi sistemare le cose?»
Maestro lo fissò intensamente. «Perché uno squilibrio porta sempre spiacevoli conseguenze, anche se non si riesce a vederne gli effetti. Perché il mondo non è altro che un grande corpo e se una sua parte soffre, anche il resto ne patisce.»
«Non è l’unica parte sofferente.» Disse Guerriero comprendendo il senso delle parole.
«Per questo ci stiamo dando da fare per rimediare ai danni arrecati così a lungo e in maniera così perpetrata: per salvare il mondo. Perché sta morendo. E se muore lui, anche i suoi organismi seguono lo stesso destino.»
«Pensi che sia possibile salvarlo?»
«Se non lo fosse, non sarei qui.» Mastro sorrise. «Ci serve scoprire come utilizzare il Potere della Porta del Paradiso per sconfiggere i Demoni. Ma riportare indietro un’anima che ha varcato questa soglia, ci permetterà di scoprire verità utili per costruire un nuovo mondo; un mondo come dovrebbe essere stato fin dall’inizio, se non si fosse persa la verità sulla vita.»
«Un paradiso terrestre.» Mormorò Guerriero. «Una conoscenza perduta.»
Maestro assentì. «E che deve essere riportata alla luce: quest’uomo è la via per la distruzione e la successiva creazione.»
«Una questione di vita o di morte». Mormorò Guerriero assorto dalla grandezza del pensiero e da quanto le immagini avevano rivelato: per un istante era stato sul bordo dell’universo e ne aveva abbracciato la sua sconfinata grandezza.
Maestro annuì. «Un’energia capace di modificare ogni cosa: un Potere salvifico, come mai i Poteri lo sono stati. L’energia assoluta, a cui si può accedere solo dopo aver rotto tutti i sigilli posti per impedire che ne venga fatto un uso sbagliato.»
«Le altre Porte.»
«I requisiti per averla. I passi delle Virtù, le soglie da superare, così insormontabili per i Demoni. La trascendenza per un Potere che non avranno mai.»
Guerriero rivolse lo sguardo all’uomo che sembrava non accorgersi di quanto accadeva all’esterno, imprigionato in un guscio impenetrabile.
«E se una volta che la sua anima è tornata, lui volesse essere liberato?»
«In che senso?» Chiese perplesso Maestro.
Guerriero si mosse a disagio. «Se è vero che la sua anima ha raggiunto luoghi d’indescrivibile bellezza, non pensi che il suo ritorno nel mondo equivarrebbe a una discesa all’inferno? Dopo certe esperienze non si può tornare indietro; chi si volta a guardarsi alle spalle è destinato ad andare incontro alla rovina. La sua anima, privata della visione di ciò che c’è oltre la soglia, costretta di nuovo alla realtà materiale presente, reggerà al ritorno nel vecchio corpo, costretta a confrontarsi con i ricordi della mente? O impazzirà? Il divario tra le due dimensioni è troppo grande per non creare lacerazioni. Cosa succederà quando si renderà conto di vivere in un’epoca che non è più la sua, che tutte le persone a lui care sono estinte da secoli? Come pensi che reagirà, trovandosi a vivere in un mondo che non riconosce più? E se invece di dare il suo aiuto, chiedesse di essere liberato?»
«Spiegati meglio.»
«E se lui desiderasse la morte? Se chiedesse di essere liberato di una vita che considera una maledizione, permettendo di ricongiungersi con i suoi cari? Non puoi non prendere in considerazione questa eventualità: non dopo aver visto quanto ha passato. Cosa faremo a quel punto?»
«Dovremo trovargli una ragione per vivere.» Costatò Maestro. «Ma per il momento non possiamo far altro che portarlo con noi: non possiamo stare qui aspettando di riuscire a risolvere il mistero, ci sono altre cose da fare.»
«E dovremo muoverci pensando a proteggerlo? Questo rallenterà la marcia.»
«Non più di tanto.» Maestro fissò l’uomo che cantilenava a bocca chiusa. «Lui non può morire: finché l’anima non rientrerà nel corpo, niente gli potrà recare danno. Un dono concesso dalla sua condizione. Come avrebbe fatto altrimenti a sopravvivere per tutto questo tempo non essendo in grado di difendersi?» Maestro s’alzò in piedi.
Guerriero guardò in maniera indecifrabile l’uomo con in braccio il libro. «Chi l’avrebbe detto che dietro una vita così miseranda si nascondeva un eroe.»
«Non un eroe: un Innocente.» Lo corresse Maestro. «Un individuo che ha talmente creduto nei propri sogni e ideali da arrivare a sacrificarsi perché altri potessero farli diventare propri; un puro, come ce ne sono stati pochi al mondo, anche se di quel che è stato non rimane molto.»
«Perché si deve arrivare a tanto, sacrificando tutto quello che si ha?» Borbottò pensieroso Guerriero.
«Non riesci a riconoscere ciò che hai davanti?»
«Non capisco dove vuoi arrivare.»
«Per la speranza. Questa è la sua Virtù, il suo essere. Per te è difficile vederla, dato che l’hai conosciuta così poco e troppo vicino è il tempo in cui ti è stata strappata.» Disse Maestro. «Ma la dovrai ritrovare, se vuoi percorrere questa strada.» Gli batté una mano sulla spalla, facendogli cenno che era ora di prepararsi per la partenza.