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La Notte della Rete

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“Siamo una nazione orrenda.” Le parole di Dario Fo rispecchiano lo stato in cui il paese italiano versa da molto tempo.
Una voce che si è unita alle tante voci che stanno protestando contro l’ingiustizia, e se vogliamo possiamo dire anche crimine, del tentativo del governo di tarpare la libertà d’espressione e informazione. Tentativo purtroppo non nuovo né nel nostro paese, né nella storia.
Per questo tante persone si sono unite nella Notte della Rete, per dire no alla delibera Agicom.
Perché non succeda come quei paesi che vivono sotto dittatura e regime, perché non accada quanto narrato in 1984 di Geroge Orwell, perché non si verifichi quanto mostrato da Alan Moore e David Lloyd in V per Vendetta.

“Abbiamo avuto una sfilza di malversatori, imbroglioni, bugiardi e maniaci che hanno preso una sfilza di decisioni catastrofiche.
E’ un fatto assodato.
Ma chi li ha eletti?
Sei stato TU! TU che hai nominato queste persone! TU che hai dato loro il potere di prendere decisioni per te!
Per quanto ammetto che si possa fare errore una volta, fare gli stessi errori letali un secolo dopo l’altro mi sembra pura e semplice premeditazione.
Hai incoraggiato questi incompetenti criminali che hanno ridotto un inferno la tua vita lavorativa.
Hai acetato i loro ordini insensati senza sollevare dubbi.
Hai permesso loro di riempire il tuo spazio lavorativo di macchine pericolose.
Potevi fermarli.
Dovevi soltanto dire “NO”.

Uguaglianza

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Benjamin sentì un naso strofinarsi contro la sua spalla. Guardò. Era Berta. I suoi vecchi occhi erano più appannati che mai. Senza dir nulla, lo tirò gentilmente per la criniera e lo portò nel grande granaio ove erano scritti i Sette Comandamenti. Per qualche istante ristette fissando la parete scura e le lettere bianche.

«La mia vista si indebolisce» disse infine. «Anche quando ero giovane non riuscivo a leggere ciò che era scritto qui. Ma mi pare che la parete abbia un altro aspetto. I Sette Comandamenti sono gli stessi di prima Benjamin?»
Per una volta Benjamin consentì a rompere la sua regola e lesse ciò che era scritto sul muro. Non vi era scritto più nulla, fuorché un unico comandamento. Diceva:

TUTTI GLI ANIMALI SONO EGUALI
MA ALCUNI ANIMALI SONO PIÙ EGUALI DEGLI ALTRI

George Orwell, La Fattoria degli animali

Confrontare questo brano con l’attuale situazione poltica in Italia e ci si accorgerà che la fantasia non è diversa dalla realtà, ho solo un modo differente di mostrare la verità. Il cambaire sempre le carte in tavola, i tentativi di modificare leggi, regole, costituzione, giustizia a favore di chi è al governo sono la dimostrazione che in questo paese non si è tutti uguali: ognuno ha il proprio Napoleon.

Il Potere dell'Ignoranza

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George Orwell è stata una persona acuta, un attento osservatore, capace non solo di realizzare opere che mostravano lati del momento storico in cui viveva, ma soprattutto capaci di essere attuali in qualsiasi periodo. Sì, perché come tanti aveva compreso che gli individui sono portati a ripetere gli stessi errori, in qualsiasi epoca. Questo perché sono pochi gli esseri umani che evolvono, i più ristagnano nella stessa condizione generazione dopo generazione.
Passano gli anni, ma le cose rimangono sempre le stesse. E’ quanto avviene in La Fattoria degli Animali, un’opera realizzata da questo scrittore.
L’errore che fanno molti quando conducono una rivoluzione, o un cambiamento, è dopo aver abbattuto un sistema cercare di crearne un altro: un errore che si pagherà sempre a caro prezzo se non si è consapevoli dei meccanismi passati e dei frutti che hanno dato. Gli intenti sono sempre buoni all’inizio ma il richiamo del potere, con la sua malia dell’aver controllo sugli altri, dimostrando la propria supremazia, è capace di traviare anche le menti più illuminate, figurarsi quelle egocentriche.
Ma a prescindere dagli intenti di chi vuole ottenere il potere, la creazione di certi sistemi di vita che sottomettono e condizionano è dovuto al lasciar correre delle persone che preferiscono avere una vita senza pensieri, restando in un’ignoranza che non li faccia riflettere.
Sì, l’ignoranza è un potere su cui chi sta al comando fa affidamento, perché gli dà un ampio margine di manovra e gli permette di sfruttare enormi numeri d’individui che gli conferiscono la forza che li fa apparire grandi. Masse che li seguono come branchi di cani e pecore, animali che stanno a rappresentare la mentalità che segue, che riceve ordini senza stare a pensare: esecutori che non si soffermano a pensare a quanto stanno facendo, una forza atta solo ad agire, masse manipolabili da slogan e semplici motivetti che delineano la realtà semplificandola in buono o cattivo, senza soffermarsi a pensare che la realtà ha molte sfaccettature e che le delineazioni non sono poi così nette.
Proprio su questo punta la propaganda (Clarinetto), una grande macchina mediatica che manipola i fatti, la verità e li piega ai voleri del governo come avviene in ogni dittatura, fornendo menzogne e illusioni, per sfruttare le persone e avere il loro supporto incondizionato. Un annebbiare la comprensione e la consapevolezza di quello che succede, una macchina del fango che rende tutto torbido per prevenire qualsiasi minaccia al potere. Una macchina che fa leva sulle paure delle persone, creando nemici o paventando il ritorno di orrori del passato, di mali che riducono il benessere degli individui, che continua a cambiare le carte in tavola, modificando le regole a proprio piacimento.
Così succede nella fattoria, dove le regole scritte sul muro vengono cambiate a seconda del bisogno dei capi, un’ipocrisia che cerca di mantenere un ordine che è a favore di pochi, ma che proclama uguaglianza per tutti. Regole che possono essere cambiate perché nessuno sa leggere e chi ne ha la capacità non le mette a disposizione degli altri, rendendosi responsabile alla stessa maniera dei despoti. L’inerzia e il non opporsi al malfatto è sullo stesso piano dello sfruttamento e dell’oppressione. E’ questo che fa l’asino Benjamin, che rifiuta di mettere le proprie capacità al servizio degli altri, al bene della comunità: è questo che fa chi ha cultura, ritenendosi depositario di grandi conoscenze ma che le lascia ferme, senza dare frutto. La conoscenza, se non viene messa in pratica, non serve a niente, è solo sterilità. E la rassegnazione, credere che non si possa fare niente per cambiare le cose, è un modo indiretto per sostenere il potere e farlo proliferare.
Anche chi ha buone intenzioni, chi reputa ingiusti i soprusi e si preoccupa per gli altri (come Berta) o chi lavora onestamente (come Gondrano), ma non fa nulla in concreto per opporsi alle ingiustizie va annoverato tra i responsabili.
Così è la gente comune, che non commette crimini, rispetta le regole, ma si lascia sfruttare e lasciandosi sfruttare non fa che peggiorare le cose. Il suo non occuparsi dell’agire di chi governa, di non porsi domande sulla giustezza delle azioni altrui è una delle ragioni per cui tante nazioni e popoli sono stati portati alla rovina.
Questo comporta voler avere una vita tranquilla, magari spensierata, come viene mostrato dalla giovane cavalla Mollie, che pensa solo a indossare bei nastri: è quanto fanno le giovani generazioni che pensano solo a se stesse e a divertirsi, a essere superficiali ed egoiste. Generazioni viziate e irresponsabili come lo è stata l’aristocrazia del passato.
Finché ci saranno questi presupposti, esisteranno sempre dei Napoleon, l’incarnazione del desiderio del potere.

Delirio Governativo

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Se ancora non si è convinti che il governo è in mano a dei folli, nonostante le continue dimostrazioni, leggere quest’articolo.
Il ministro Tremonti continua ad avvallare il pensiero del governo che agli industriali gli deve essere concesso di fare di tutto, sono degli intoccabili: libertà totale, potere senza controlli. Fa finta di non sapere che gli imprenditori hanno già agevolazioni notevoli (se si trovano in difficoltà nonostante tutti gli sgravi che hanno, dovrebbero guardarsi allo specchio, non dare la colpa ad altri: chi è causa del suo mal pianga se stesso).
E vuol far passare la mentalità di rendere legale l’illegale. Se c’è corruzione è perché non ci sono abbastanza controlli, perchè molti di questi sono stati tolti, perché si è lasciato troppo fare agli imprenditori. Non come dice lui che “i controlli fiscali, gli accessi e le visite alle imprese sono eccessivi, con costi come tempo perso, stress, e occasioni di corruzione.” Gli imprenditori devono avere il diritto di ” dire non mi rompete più di tanto” (e fatemi fare quello che mi pare).
Questo non è libertà, sviluppo: è dittatura.
Come diceva Eleas in un commento, siamo in 1984 di Orwell.

Informazione, media, rete e scrittura

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La puntata di Report trasmessa ieri “Il prodotto sei tu” ha mostrato cosa si nasconde dietro la rete e come i dati delle persone vengono usati, una vera e propria fonte di profitto e potere: Facebook, Twitter sono solo alcuni dei mezzi con cui gli individui vengono osservati, studiati e conosciuti. Maschere del sistema manipolate da politici, magnati, potenti per manipolare l’informazione e impedire che venga pubblicata liberamente, ma piegata ai propri voleri. Siti oscurati, profili sospesi o cancellati: non sono errori tecnici, ma azioni mosse dalla volontà di qualcuno che non vuole che certe notizie vengano divulgate.
Ancora una volta George Orwell con 1984 in anticipo di anni ha mostrato la realtà che si sta vivendo. Ne avevo già parlato in un post precedente.

Una nota sulla trasmissione e su quanto appena detto. Tutti sanno il preciso e attento servizio d’informazione di Report, una voce che mostra la realtà quando molti vorrebbero ammantare i fatti d’illusione e falsità per piegare la verità ai propri fini: le parti colpevoli di ciò, sempre ricchi e potenti, cercano di mettere a tacere questa voce con denunce. Una delle ultime è quella di Tremonti: la sentenza sull’esposto del ministro contro la puntata incriminata obbliga la trasmissione a fare una puntata d’elogi verso il lavoro svolto dopo averlo giustamente criticato, pena la pagare una sanzione.
Dunque, in Italia si può criticare purché dopo che si è detto che una cosa è sbagliata si ammetta che è anche giusta.
Tipica contraddizione e ingiustizia del sistema attuale italiano. Si deve stare zitti e far finta di niente, dire che tutto è buono e giusto quando invece è un morbo dilagante che distrugge ogni cosa.
Se una cosa è sbagliata va denunciata, giudicata e condannata: non si deve lasciar correre nulla.

Dalle notizie della televisione, a quelle della rete: argomenti di portata minore, ma più soddisfacenti e arricchenti, dato che sono fonti di spunti e riflessione.
Val e Licia Troisi parlano di scrittura e sono tante le domande che si possono porre su questo argomento; tra le tante ci sono se scrittori si nasce o si diventa (interessante il punto di vista che condivido di Luca Tarenzi nell’intervista a Fantasy Magazine), qual è la tecnica migliore da usare, se i manuali di scrittura sono validi.
Gli argomenti sono tanti e tutti interessanti. Come Licia penso che ogni individuo debba trovare il proprio metodo per scrivere e che ogni evento, incontro, persona possa essere fonte d’ispirazione per un’opera.
Certo, occorrono delle solide basi per intraprendere il percorso dello scrittore.
Innanzitutto leggere molto, di ogni genere, così da variare la propria cultura e avere differenti punti di vista: aiuta nell’andare in profondità negli argomenti che si vuole affrontare.
Avere delle buoni basi nella grammatica e nella costruzioni delle frasi, oltre che possedere un ampio e vario vocabolario da arricchire in continuazione.
Saper dar ascolto al genio, all’intuizione, all’ispirazione, ma saperli anche imbrigliare e organizzare perché quanto di buono c’è in un’idea non sia caotico o vada perduto: bisogna sapersi organizzare.
Ma soprattutto occorre una pratica continua, un allenamento quotidiano dove si affina la tecnica e la capacità costruttiva. E’ la costanza, la volontà di fare bene che danno buoni risultati.
L’esperienza può fare la differenza e la si acquisisce solo facendo, perché non basta sapere, bisogna applicare. La teoria è utile solo se trova riscontro nella pratica.
E’ quanto ho potuto costatare nella mia esperienza prendendo di nuovo a lavorare sulla prima opera che ho prodotto (e che ho finito di revisionare dopo un lavoro di editing di due mesi), di cui utilizzo dei brani per mostrare come il fantastico possa essere un mezzo di crescita.
A quattro anni di distanza dalla sua conclusione, con l’esperienza di altre tre opere su cui ho lavorato, insieme allo scrivere sul sito, racconti e articoli, la nuova revisione ha portato una capacità di sintesi e di forma che hanno reso più scorrevole e fluido il romanzo.
Costatare che quanto fatto per passione e interesse ha portato a migliorarsi è una soddisfazione che può essere comprensa da chi fa e vive lo stesso cammino. Certo, l’impegno comporta fatica e tempo, mà da i suoi premi, rende persone migliori. Per niente non si ottiene niente e i guadagni facili si perdono altrettanto facilmente: non bisogna dare ascolto a personaggi come il Gatto e la Volpe di cui è piena la società, dei furboni che se seguiti portano solo ad avere un pugno di mosche in mano.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita!
Era uno degli insegnamenti di Gesù: un insegnamento antico che trova attuazione in tutti i tempi. L’impegno, la volontà danno sempre buoni frutti; le vie facili e veloci sono solo fuochi di paglia d’un istante, che lasciano solo cenere.
Questa è la ricerca, la crescita: un non arrendersi di fronte a niente, ma continuare ad andare avanti, pronti a saper cogliere qualsiasi insegnamento, a ricominciare per raggiungere la meta. E solo se si ha volontà ce la si può fare.

Apologia di Fascismo

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E’ notizia di questi giorni che alcuni parlamentari della destra (il senatore Cristano De Eccher (Pdl), cofirmatari i senatori del Pdl Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totaro e il senatore Fli Egidio Digilioha che però ha ritirato la firma dopo colloquio con Bocchino) hanno presentato al Senato un ddl costituzionale per l’abolizione della la XII norma transitoria e finale ella Costituzione che vieta la “riorganizzazione del disciolto partito fascista”.
Per chi non lo sapesse, L’apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione”), anche detta Legge Scelba, che all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque «fa propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque «pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».
Certo, una proposta è solo un tentativo per cambiare le cose, non è detto che ci riesca. Ma resta un fatto comunque grave, specie in un periodo e in un paese dove l’illegale viene legalizzato e si cerca continuamente di smantellare la giustizia per assecondare i fini di poche potenti persone e i diritti umani (come si sta vedendo fare nel mondo del lavoro).
Non passiamoci sopra: la gravità dello stato in cui versa la nazione è palese. Un paese che non rispetta le regole, le vuole piegare ai propri voleri e le vuole cambiare per il proprio tornaconto. Purtroppo fatti simili come quelli verificatisi in questi giorni non sono stati i primi. Già tempo fa ci fu un tentativo di riscrittura della storia dove si voleva far passare la destra e la nobiltà come beneffatori del paese, interessati solo al bene dei cittadini, al contrario della sinistra che aveva voluto ostacolarli per fare il proprio interesse. O come dimenticare le parole di La Russa che affermava che i fascisti erano eroi romantici, d’altri tempi, incompresi e perseguitati per un ideale più alto.
Si vogliono cambiare le carte in tavola, rendere legale l’illegale. E’ ora di porre un freno a questi tentativi e far sì che la legge venga rispettata e applicata. Perché anche se molti lasciano correre, qualsiasi cosa legata al fascismo è perseguibile penalmente.
Molti dimenticano Il Decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito con modificazioni in legge 25 giugno 1993 n. 205, comunemente detto Legge Mancino, legge che condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici religiosi o nazionali,che punisce anche l’utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici.
L’inerzia, il lasciar correre, permettere a chi governa di fare tutto quello che vuole è pericoloso.
Ancora una volta la letteratura mette in guardia da simili tentativi. Lo fa George Orwell con 1984, un’opera molto lucida e soprattutto capace di dare consapevolezza su cosa è in grado di portare chi è al governo se non è controllato. “La guerra è pace”, “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”, “La menzogna diventa verità e passa alla storia”, “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”, sono solo alcuni degli slogan del partito descritto nel romanzo. Slogan molto attuali, visto i tentativi di far passare per vere le prese in giro del governo e di riscrivere la storia a proprio favore. Come viene anche questo ben mostrato nel romanzo (es. se Eurasia e Oceania diventano alleati dopo essere stati in guerra, nessuno deve portare memoria della precedente ostilità, divendo vero che l’Eurasia è sempre stata alleata dell’Oceania e che non vi è mai stata inimicizia tra i due stati): la storia non deve esistere più, se non per spalleggiare il partito. Gli uomini si devono adeguare, cancellando la memoria dei fatti indesiderati e sostituendoli coi fatti che il Partito vuole che si ricordino.
Occorre fare attenzione al conformismo, al totalitarismo, all’abbattimento delle diversità, al volere avere un unico pensiero in nome della sicurezza e della tranquillità. La vita è mutamento, è cambiamento, non è staticità, perché questa caratteristica appartiene solo ai cadaveri, alle cose morte. Ed è innegabile che il paese in cui viviamo sta propagando una cultura di morte, avvizzente e limitante.