Questa domanda, che può sembrare clickbait, è nata sentendo per caso un discorso di alcuni giovani sugli ultimi episodi della serie videoludica di Final Fantasy. Facendo un rapido riassunto (e tralasciando commenti coloriti), stando ai giudizi ascoltati non volendo, Final Fantasy XVI (ultimo capitolo finora uscito della saga) non è piaciuto per il non poter essere considerato un Final Fantasy perché tradiva lo spirito e la tradizione della serie (non conosco il gioco e quindi non posso dare giudizi, ma incuriosito da ciò ho fatto delle ricerche per capire i motivi di tale opinione: qui un video che dà una spiegazione). Sorte non migliore è toccata a Final Fantasy XV, definito il peggiore causa storia confusionaria perché frammentata tra altri media (altri videogiochi, serie anime e film, quest’ultimo che ho visto e che ho potuto apprezzare). E qui arriva la parte del discorso che mi ha lasciato perplesso: stando ai ragazzi, se questi giochi, che essendo gli ultimi realizzati dovevano essere i più belli perché avevano la grafica migliore, erano stati deludenti, allora quelli che c’erano prima, essendo più vecchi, dovevano fare più schifo e non meritavano di essere conosciuti e giocati.
Ora, non sono mai stato favorevole a questo tipo di giudizi; se un film, un libro, un gioco, non mi convince, allora dico che da quello che ho visto o sentito il prodotto non mi ha colpito e non sono stato interessato ad approfondirne la conoscenza. Ma non mi permetterei di dire che fa schifo, perché mi mancano elementi per dare un giudizio. Inoltre, basare una recensiore, per quanto riguarda un videogioco, solo sulla grafica, è molto riduttivo, perché va tenuto conto della storia, della caratterizzazione dei personaggi, della giocabilità e del sistema di gioco; solo per fare un esempio, non metterei mai sullo stesso piano Final Fantasy XII e Final Fantasy VII: benchè la grafica sia migliore (ci sono nove anni di differenza tra i due capitoli, con il primo uscito nel 2006 e il secondo nel 1997), il secondo è ampiamente superiore al primo e non per niente è considerato uno dei capitoli più iconici della serie.
Quindi cosa si può dire di questa famosa saga?
Ognuno ha le sue idee e io esprimerò le mie in base all’esperienza che ho avuto con essa, ben sapendo che è limitata, dato che ho giocato i capitoli dal VII al XII (i miei tempi da videogiocatore sono finiti da un pezzo).
Final Fantasy VII (Playstation). A livello di storia, e per via dei temi toccati, probabilmente è il miglior Final Fantasy: Avalanche, un movimento ribelle guidato da Barret, combatte contro la Shinra, una grande corporazione che sta sfruttando troppo l’energia Mako del pianeta, portandolo alla rovina. Ma la Shinra non sarà l’unico nemico da affrontare: il più pericoloso è Sephirot, un ex Soldier desideroso di vendicarsi della Shinra per via degli esperimenti condotti su di lui. Con lui, Final Fantasy VII presenta il miglior villain di tutta la serie: ottima caratterizzazione, carisma da far paura e soprattutto la voglia di arrivare a confrontarsi con lui nel finale e fargli pagare ciò che ha fatto; inizialmente per Sephirot si prova empatia e proprio per questo non si riesce a perdonargli un’azione che porta alla morte di uno dei personaggi più amati della storia. Per i tempi (era il 1997) aveva una delle grafiche migliori, ma soprattutto inaugurò il passaggio da quella classica 2D dei capitoli precedenti a quella 3D. Un roster di nove personaggi giocabili di cui alcuni francamente inutili (Cait Sith), buone ambientazioni e una colonna sonora molto bella ed evocativa (su tutte il magnifico Aerith’s Theme), rendono Final Fantasy un’avventura epica, con scontri emozionanti (le battaglie contro le varie Weapon), un finale veramente riuscito (sfido a trovare qualcuno che non è rimasto emozionato nell’epilogo della storia con un ritorno magnifico che dà la svolta a una conclusione che sembrava ormai segnata).
Final Fantasy VIII (Playstation e PC). Il primo Final Fantasy non si scorda mai. Final Fantasy VIII è stato il Final Fantasy che per primo ho giocato, che più ho apprezzato e quello che più mi ha emozionato; forse è dovuto all’età in cui l’ho giocato, che praticamente era la stessa di quella dei protagonisti, forse perché il gioco partiva da un’ambientazione molto vicina al mondo reale, forse perché i protagonisti cominciavano l’avventura partendo da una scuola dopo essersi diplomati (i Garden sono una sorta di accademia militare), oppure per le tematiche che parlavano dei legami che si creano tra le persone, dei conflitti interiori, della solitudine, dell’abbandono, della ricerca di fiducia. Fatto sta che è il gioco che ho amato di più (ben riconoscendo che non è perfetto, che ha dei difetti) e per questo reputo il migliore. Per una volta sarò sentimentale, ma visto che si sta parlando di gusti personali, questo è. Va riconosciuto che il nemico della storia non regge il confronto con Sephirot: la strega alla fine non risulta nulla di che e anche tutte le vicende che la riguardano, seppur partano bene, con il proseguire della storia scemano fino ad arrivare alla compressione temporale che non convince del tutto. Il sistema di Junction (attribuzione delle magie per variare le caratteristiche dei pg) può risultare complesso (per me non lo era) e non c’è praticamente diversificazione tra i personaggi (salvo le tecniche speciali e le armi). Ma tutto questo non può cancellare le sensazioni che ha dato l’essere intimista del gioco, il suo guardare dentro l’essere umano, le relazioni tra i personaggi, l’indimenticabile Garden di Balamb, la futuristica Esthar City, le tranquille colline di Winhill, il magnifico Lagunarock, gli splendidi GF (Guardian Force) con le loro spettacolari entrate in scena (va ammesso che certe erano un poco lunghine, e alla fine diventava un po’ noioso doverle vedere tutte le volte che si dovevano evocare i GF). A questo proposito, è interessante che l’uso del potere dei GF logori i ricordi di chi li usa, facendo a lungo andare perdere la memoria (metafora che il potere logora). Ed è anche bello nella storia lo scoprire ciò che lega Squall e compagni al passato di una persona che non conoscono, ma le cui vicende s’intrecciano con le loro rivelando che c’è molto invece a connetterli. Anche in Final Fantasy VIII la colonna sonora di Nobu Uematsu è molto bella, con due tracce che spiccano su tutte: l’evocativa Liberi Fatali e la sognante Eyes on me (primo brano musicale nella storia dei videogiochi a vincere un premio in occasione del quattordicesimo Japan Gold Disc Award, nella categoria “Canzone dell’anno” nel 2000). Menzione speciale per il Triple Trias, gioco di carte famoso in FF VIII che è divenuto uno dei minigiochi più apprezzati della serie (e che permetteva trasmutando le carte di ottenere oggetti molto utili, specialmente da quelle rare). Se si vuole approfondire il discorso su FFVIII, consiglio questa recensione video.
Final Fantasy IX (Playstation). Giocato dopo Final Fantasy VIII, la prima volta mi ha deluso. Ambientazione completamente diversa (da moderna a medievale), caracter design super deformed (dopo quella realistica dell’VIII), mi aveva preso davvero poco, salvo rari momenti; il solo personaggio che salvavo era Vivi, l’unico la cui storia mi aveva colpito. L’ho rigiocato anni dopo per sfizio ed è stato il Final Fantasy che più ho rivalutato, potendolo apprezzare per quello che era veramente: un gioco davvero ben fatto e molto bello. L’unica colpa che aveva avuto era di essere uscito subito dopo l’VIII e aver avuto un confronto emotivo (per via del periodo in cui era stato giocato) con cui non poteva esserci partita. Invece il IX aveva tanto da dire. In apparenza ironico per via di un inizio che non si prende tanto sul serio dove Gidan, insieme alla sua compagnia teatrale (in realtà un gruppo di banditi), deve rapire la principessa Garnet durante il suo sedicesimo compleanno (principessa che vuole scappare dal regno e si fa volentieri rapire); a contrastarlo ci pensa l’imbranato cavaliere Steiner (ancorato al suo codice cavalleresco che lo fa sembrare un residuo d’altri tempi), cui non ne va dritta una. La regina Brahne (che è solo la madre adottiva di Garnet) impiega tutti i mezzi per riaverla (ma non si tratta di affetto) e nel frattempo scatena guerrra contro ogni paese. Gidan e Garnet (che da un certo punto si farà chiamare Daga, ma entrambi non sono i sui veri nomi) sono accomunati da un’origine comune: tutti e due non sanno chi sono realmente e da dove vengono. E mentre sono alla ricerca delle loro radici e contrastano il misterioso Kuja (artefice di ciò che sta avvenendo su Gaia), i due svilupperanno sentimenti sempre più forti l’uno per l’altra, accompagnati da uno dei gruppi più sgangherati mai visti: oltre a Steiner, ci sarà il piccolo mago nero Vivi, l’abile draghiera Freija, l’asociale Amarant, la piccola Eiko (bimba che si vede rivale in amore di Garnet) e la mangiona Quina. La loro è una banda scalcinata, ma il legame che li unisce è forte e li porterà a scoprire un’inaspettata verità sul loro pianeta e quello che sta succedendo.
A differenza dei capitoli che l’hanno preceduto, è possibile avere quattro membri del party durante i combattimenti. Anche per questo capitolo Nobu Uematsu è il creatore della colonna sonora e non tradisce le aspettative: su tutte la bellissima canzone Melodies of life e il brano musicale You’re not alone.
Final Fantasy X (Playstation2). Final Fantasy X è il primo capitolo della serie per la Playstation 2 e il primo ad avere anche un doppiaggio sonoro. Inutile dirlo, la grafica è superiore a quella dei capitoli precedenti. La storia invece, non che sia brutta, anzi è bella, ma non ha fatto presa come quella dei predecessori, anche se ci sono dei momenti molto intensi. Il giovane Tidus, stella del blitzball (una specie di pallanuoto subacqueo), viene trasportato su un altro mondo dopo che Zanarkand viene attaccata da un mostro gigantesco; lì, dopo essere stato soccorso, viene a scoprire che la città in cui è vissuto è stata distrutta mille anni prima. Si unirà così a Yuna, un’invocatrice, e ai suoi guardiani per combattere Sin, il mostro che flagella il mondo di Spira; ma le rivelazioni che avrà durante il viaggio saranno altre, ognuna più profonda e dolorosa delle precedenti.
Non c’è che dire: Final Fantasy X sa emozionare, oltre che a divertire; il finale è davvero bello, anche se uno dei più tristi e malinconici. Ma sa anche far sclerare con alcuni minigiochi (vedere quelli dei Chocobo, ma direi che questi l’hanno fatto in quasi tutti capitoli) o alcuni scontri (su tutti quello con Dark Yojimbo; Der Richter, il boss più potente del gioco con 12 milioni di hp, sarebbe molto più impegnativo, se non fosse che c’è la possibilità di eliminarlo con una sola mossa grazie alla Zanmato dell’eone Yojimbo. D’accordo, è poco eroico, ma la voglia d’impiegare ore in una lotta epica non era nelle mie corde. Sì, ci sono volte in cui piace vincere facile, e visto che la possibilità era stata data…). Il blitzball rimane comunque uno dei giochi all’interno del gioco che volentieri si rifanno più e più volte. Ancora una volta la colonna sonora è affidata a Nobu Uematsu anche se assistito da Masashi Hamauzu e Junya Nakano; bella, ma a mio avviso non al livello delle precedenti. Rimane comunque meritevole di essere ascoltata Suteki Da Ne.
Final Fantasy X-2 (Playstation2). Il peggior Final Fantasy cui ho giocato. Il sistema di combattimento è interessante, con i personaggi che acquisiscono abilità in base alla Looksfera (abito) che hanno in dotazione e che può essere cambiato durante il combattimento. Tolto questo, il resto è tutto dimenticabile o è meglio passare oltre. Le protagoniste sono Yuna, Rikku e la new entrey Paine; assieme alle altre due, Yuna è diventata una cacciasfere dopo che Khimari, suo ex guardiano, ha ritrovato una sfera (unità dove sono conservati dei video) in cui si vede un ragazzo simile allo scomparso e amato Tidus; le premesse sono anche valide, la storia no, probabilmente creata per dare un contentino ai fans dopo il triste finale del capitolo precedente che però lascia un epilogo dubbio e aperto. Tutta la vicenda è priva del pathos del suo predecessore, della sua intensità e profondità; si è dinanzi a una storia leggerina e sbarazzina, dove i momenti di un certo rilievo si contano sulle dita di una mano e si va avanti solo per vedere il finale. Ed è questo il punto peggiore del gioco: per avere il finale completo (il perfect ending), occorre completare il gioco al 100%, ovvero concludere tutte le trame, le sottotrame e i vari minigiochi (che oltretutto non sono nemmeno divertenti, ma solo una seccatura, come la campagna pubblicitaria; inoltre sono riusciti a rovinare pure il minigioco del blitzball) in un determinato modo, senza sbagliare nulla, nemmeno saltare il minimo dialogo, pena non ottenere il 100% e dover rigiocare il gioco per ottenerlo. Il finale è quello ricercato dai fan: il tanto agognato happy ending, carino, ma nulla di trascendentale (viene da dire per fortuna non c’è stata la terza parte, perché da quello che si è letto in rete la storia sarebbe stata rovinata ulteriormente).
Final Fantasy XII. Il più anonimo. Devo essere sincero, non mi ha lasciato molto. Visivamente bello, le scene d’animazioni spettacolari, l’intro ben fatta (anche se la parata mi ha ricordato molto quella in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma, il che non è molto positivo), ma storia, musiche e ambientazione non mi hanno dato la scossa, erano fredde, distanti; anche gli abitanti del mondo, seppur diversificati, mi sono sembrati piatti e pure le armi lo erano (nulla a che vedere con lo spadone di Cloud in stile Berserk di FFVII o l’iconico gunblade di Squall in FFVIII); gli esper (possono ricordaregli eoni di FF X) sono praticamente inutili. E dei personaggi, che di solito sono quelli che fanno la differenza, mi è rismasta impressa solo la bella Fran. Final Fantasy XII lo ricorderò più che altro per la rottura di scatole che è stato battere il boss Yiazmat, dato che sono occorse ore e ore di gioco per sconfiggerlo; va bene creare delle sfide impegnative, ma realizzare un nemico da cinquanta milioni di punti ferita non lo è affatto, perché è qualcosa di ripetitivo che porta via inutilmente delle ore che non sono affatto di divertimento ma di logoramento di zebedei (sono passati tanti anni dal 2006 e non ricordo bene di preciso, ma di sicuro ci sono volute più di venti ore; l’unica nota “positiva” è che non si doveva battere il mostro tutto in una volta, ma lo si poteva fare in più round). Di sicuro sopra FF X-2, ma nettamente inferiore senza se e senza ma a VIII, VII, IX.
Final Fantasy VII Dirge of Cerberus (Playstation 2). Storia ambientata nel mondo di FF VII un anno dopo le vicende del film Advent Children (ignorandole), che vede come protagonista Vincent Valentine. Spin off che si discosta completamente dal classico FF, dato che si è dinanzi a un action RPG; giocato semplicemente per la presenza di Vincent (personaggio misterioso e carismatico), mi ricordo davvero poco di questo gioco.
Crisis Core: Final Fantasy VII (Playstation Portatile). Storia incentrata su Zack, amico di Cloud e legato profondamente ad Aerith: questo action RPG, che vede solo un personaggio giocabile, Zack, è ambientato prima di FF VII e mostra i fatti che hanno portato all’inizio della celebre storia di Cloud e compagni. Benché si sapesse già com’erano andati i gli eventi (erano stati raccontati nel VII), non si può provare una profonda tristezza quando le vicende di Zack si concludono: di tutti i Final Fantasy ha sicuramente il finale più triste.
Da menzionare Kingdom Hearts I e II (Playstation 2), che non appartengono al mondo di Final Fantasy, ma presentano al suo interno alcuni personaggi dell’universo di Final Fantasy; di per sé la storia era interessante, con il viaggiare e scoprire mondi differenti, ma dover giocare a più giochi su diverse console per avere la storia completa, questa è una cosa che proprio non è accettabile. Inoltre, non si ha nemmeno il finale completo dato che nemmeno il terzo capitolo (cui non ho giocato), uscito dopo più di dieci anni dal secondo, non conclude le vicende.
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