Le mappe del cielo è un romanzo di fantascienza di James Blish del 1971. Il tema è di quelli visti più volte: il pianeta sul quale si sta vivendo sta diventando invivibile e scomparirà prima dei tempi previsti (il sole di quel sistema sta per esplodere). I piani originali devono essere modificati e una flotta di astronavi, con a bordo una parte della popolazione, deve salpare alla ricerca di un altro sistema dove non far estinguere la specie; non mancherà il tentativo disperato di chi deve restare d’impossessarsi delle astronavi, ma il viaggio comincerà lo stesso. Un viaggio che durerà decine di anni, che vedrà chi è partito invecchiare e morire, lasciando il posto a una nuova generazione. In due occasioni verranno trovati dei pianeti adatti alle esigenze, ma per errore di valutazione o per la natura avversa, saranno abbandonati. La Javelin, l’astronave su cui viaggia Jorn, il protagonista, alla fine giungerà a trovare quanto cercato, anche se ad alcuni ormai non importa più.
Le mappe del cielo non immette nulla di nuovo nel panorama fantascientifico conosciuto: il sistema del paese d’origine dei personaggi è governato da un matriarcato e gli uomini hanno per animali domestici un parassita rettile che vive a contatto con la loro pelle per colmare il vuoto che le donne con il loro modo di comportarsi hanno creato; c’è il viaggio tra le stelle, la solitudine e la desolazione del viaggiare verso una meta che non si sa se si troverà. Niente a che vedere con autori del calibro di Asimov (tanto per citarne uno) che hanno saputo dare un’impronta al genere, ma una lettura scorrevole, piacevole e veloce (il romanzo è di 150 pagine).
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