Non si poteva non affrontare la saga di Alien dopo quella di Predator, dato che si sta parlando di due delle razze aliene più famose in campo cinematografico fantascientifico (almeno se si resta nell’ambito orrorifico, perché altrimenti bisognerebbe citare anche ET).
Cominciamo con il primo, iconico Alien (1979) di Ridley Scott, quello che ha fatto conoscere lo xenomorfo e che ha lanciato la carriera di Sigourney Weaver interpretando il ruolo di Ellen Ripley.
In un futuro non molto lontano (2122) l’astronave da trasporto Nostromo giunge sul satellite naturale di un pianeta sconosciuto dopo aver ricevuto un misterioso segnale di soccorso. Lì troveranno un relitto extraterrestre e si scoprirà che il segnale di soccorso è in realtà uno di allerta, ma purtroppo ormai è troppo tardi: uno dei membri dell’equipaggio viene assilito da un parassita alieno uscito da un uovo, che gli si avvinghia al volto. Ogni tentativo di liberarlo è inutile e l’uomo finisce in uno stato comatoso. Si riprende quanto il parassito muore e si stacca da lui; tutto sembra tornare alla normalità, ma dal petto dell’uomo, colto improvvisamente da convulsioni, esce fuori una creatura aliena, che in brevissimo tempo crescerà e si svilupperà, cominciando a cacciare e uccidere tutti i membri dell’equipaggio. Solo Ripley si salverà, riuscendo alla fine a eliminare il mostro e tornare verso la Terra con la navetta di salvataggio in stato di ibernazione.
Si arriva così ad Alien – Scontro finale (1986), il film che ho preferito della serie: alla regia c’è James Cameron che dà un’impronta da “arrivano i marines” e in effetti è proprio così. Dopo più di cinquant’anni la navetta di Ripley viene raccolta per caso e la donna scopre che non solo è ritenuta responsabile della distruzione della Nostromo (con relativa sospensione della sua licenza di volo), ma che il planetoide dove ha incontrato l’alieno è stato terraformato e colonizzato; naturalmente nessuno crede alla storia dell’alieno. Almeno fino a quando i contatti con la colonia cessano improvvisamente; a quel punto la storia di Ripley comincia a essere presa in considerazione, ma la donna rifiuta di unirsi alla spedizione di soccorso. Tuttavia, stanca dei continui incubi con l’alieno protagonista e decisa ad affrontare le sue paure, accetta di unirsi alla squadra di marines inviata a indagare (iconica la battuta tradotta in italiano “qualcuno ha detto “salviamo i coloni“, lei ha capito “vi diamo i coglioni” e si è arruolata subito“); assieme a loro ci sono anche un rappresentante della compagnia per cui lavorava Ripley e un androide, nuovo modello di quello che già era con la donna nel precedente viaggio e che aveva creato problemi. Arrivati sul planetoide, trovano la struttura disabitata e in un laboratorio, tenuti sotto vetro, i famosi parassiti alieni; solo una bambina è riuscita a sfuggire al triste destino di tutte le altre persone: si è dinanzi all’inizio della fine. Gli xenomorfi decimano i marines in un’imboscata, sopravvivono solo una manciata di essi, l’androide, il rappresentante della compagnia e la bambina da poco salvata. Privati della navetta di sbarco che li avrebbe riportati sull’astronave, l’esiguo gruppo si trova bloccato all’interno della struttura e Ripley scopre che il rappresentante della compagnia ha mentito: aveva mandato i coloni inconsapevoli della presenza delle uova e voleva trafugare due xenomorfi adulti per usarli come armi biologiche. Non bastassero gli alieni che gli danno la caccia e r tradimenti interni, il reattore della struttura sta per implodere, scatenando così una reazione nucleare. Mentre l’androide si reca alla torre di trasmissione per riallineare la parabola e chiamare la seconda navetta dell’astronave, il gruppo cerca di resistere all’assalto degli alieni. Solo Ripley, un marine e la bambina sopravvivono, ma quest’ultima viene rapita da uno xenomorfo; lasciato il marine ferito alle cure dell’androide sopraggiunto con la navetta, Ripley si arma con tutto quello che ha a disposizione e scende nelle profondità della struttura, dove c’è il covo degli alieni con le loro uova e naturalmente la gigantesca regina. Ripley distrugge tutto e riesce a raggiungere la navetta che li riporta all’astronave. Sembra tutto passato ma, sorpresa, la regina è riuscita a seguirli salendo sulla navetta; col marine fuori combattimento, l’androide troncato in due dalla regina, l’unica che può affrontare la minaccia è Ripley: armata di esoscheletro elevatore da carico, affronta la regina in uno degli scontri finali più iconici dei film di fantascienza (un altro dello stesso impatto emotivo che mi viene in mente è quello tra Luke Skywalker e Dart Fener in Il ritorno dello Jedi anche se c’è da dire che pure quello in L’impero colpisce ancora è allo stesso livello; sì lo so, non c’entra niente ma serve per rendere l’idea del livello dello scontro). Sconfitta la regina (come nel primo film l’alieno viene gettato fuori dall’astronave), Ripley si iberana con gli altri per rientrare sulla Terra.
Per me Alien poteva finire con questi due film, ma naturalmente il botteghino e i fan l’hanno avuta vinta sul buon senso e ci si è dovuti sorbire Alien³ (1992) e tutti gli altri seguiti. Ma se gli altri seguiti li ho visti sopportandoli ben sapendo che non erano all’altezza dei primi due, Alien³ è stato il film che mi ha fatto lanciare un bel WTF. Causa cortocircuito dell’astronave che la sta riportando a casa, Ripley e i suoi compagni in ipersonno vengono espulsi con un modulo di salvataggio e finiscono su una colonia penale; sopravvive solo Ripley, mentre tutti i suoi compagni muoiono. Questa è stata a mio avviso una delle scelte di sceneggiattura peggiori che potessero essere fatte e perciò Alien³ è il film che meno ho apprezzato della serie, ricoscendo la pur sembra buona prova data dalla Weaver. Si scoprirà che da un uovo deposto dalla regina sull’astronave (ma non aveva perso il condotto ovopositore strappandoselo sulla struttura per inseguire Ripley e la bambina prima dello scontro finale?) era nato uno xenomorfo che aveva causato il cortocircuito motivo dell’incidente alla nave; si scoprirà anche che la compagnia sapeva tutto quello che accadeva sulla nave, che con del personale arriva sulla colonia penale per ottenere lo xenomorfo e usarlo per i suoi fini. Come da copione, c’è la solita fuga disperata dall’alieno feroce, quasi tutti muoiono, questa volta pure Ripley, che si sacrifica gettandosi nel metallo fuso (alla Terminator 2) per far sì che l’embrione alieno che porta dentro di sé non finisca nelle mani della compagnia. Il finale di per sé non è stato malvagio benché ricordasse tanto quello di Terminator 2, ma la scelta fatta all’inizio mi ha indispettito così tanto da farmi giudicare la pellicola come meritevole di bocciatura totale.
Naturalmente dopo una morte non può che esserci che una resurrezione, almeno così insegna il cinema perché the show must go on e quindi nel 1997 arriva Alien – La clonazione: il titolo rivela già praticamente tutto. Dopo duecento anni dai fatti di Alien³, Ripley viene clonata dopo vari tentativi per recuperare l’embrione della regina xenomorfa che portava nel corpo e rinasce potenziata, divenendo praticamente un super essere (domanda: perché aspettare due secoli per far rinascere la protagonista se si voleva così fortemente l’embrione alieno?). Non solo: recupera anche le memoria della Ripley originaria, al punto da essere quasi una reincarnazione. Non sto a dilungarmi sulla trama perché il copione già lo si conosce: saltano fuori i famosi alieni, c’è la solita strage di umani, Ripley è l’eroina del film. Vengono messe alcune novità (la regina aliena che oltre a deporre uova può partorire, l’alien bianco), ma non c’è la stessa atmosfera, la stessa adrenalina dei primi due film; meglio del suo precedessore ma ci voleva davvero poco.
Passano alcuni anni e si arriva ai due Alien vs Predator, di cui ho già parlato nel precedente articolo.
Per ridare vita al franchise, Ridley Scott torna alla regia nel 2012 e nel 2017 con Prometheus e Alien: Covenant. Sigourney Weaver non fa parte del cast. Devo essere sincero: ho visto questi due film solo una volta e mi ricordo davvero poco, ma una cosa mi ricordo bene: non mi hanno dato niente, al punto da pensare che Ridley Scott faceva meglio a non averli girati.
Quest’anno è uscito Alien: Romulus ma, dati i precedenti, non l’ho visto; forse lo recupererò se farà un passaggio in televisione.
Consiglio finale? Da vedere sicuramente i primi due film, il resto è solamente il ripetersi di un copione già visto e conosciuto. E alle volte è un ripetersi pure mediocre (vedasi terzo film).
Prima o poi Romulus lo vedrò, ma senza grandi aspettative. Per quanto riguarda Prometheus e Covenant, l’idea era di creare una storia che giustificasse l’esistenza di questi alieni così mortiferi e pericolosi; e ci poteva stare, per cambiare angolo ma continuare a sviluppare la saga. Del resto anche il secondo film, ben riuscito, era qualcosa del genere: tenere l’alieno, ma vederlo sotto un diverso aspetto e fare un film d’azione. Aggiungerei che il mistero sull’esistenza di una simile schifezza cosmica faceva parte del suo fascino, i due film che hanno esplorato quella direzione per me non potevano funzionare più di tanto.
Non mi aspetto più che venga fuori qualcosa di buono da questa serie, anche perché in ambito horror le buone idee diventano vecchie abbastanza in fretta, di solito (Terrifier pare essere un’eccezione…).
Posso anche capire l’intento, ma ormai, sapendo com’è il canovaccio, non dico che mi sono annoiato, ma la visione degli ultimi due film non mi ha preso molto. Se rivedo i primi due film, ben sapendo come vanno le cose, mi danno ancora qualcosa.