La pietra del vecchio pescatore è un’opera del 1985 di Pat O’Shea. Romanzo per i più piccoli e i più giovani, racconta l’avventura Pidge e Brigit, fratello e sorella, iniziata perché il ragazzo ha comprato un particolare libro in una libreria di libri usati nella piccola città di Galway, in Irlanda. La loro vita tranquilla con la zia Bina e il padre, viene ben presto sconvolta dal dover mettersi alla ricerca di una pietra macchiata di sangue, ritrovandosi così coinvolti nell’ennesima lotta tra il bene e il male. Da una parte il Dagda, il buon dio che supporta i due fratelli; dall’altra la Morrigan, la malefica Regina Dea che cerca di recuperare la parte del potere che ha perduto in passato.
Sempre braccati dai Segugi, servi fedeli della Morrigan, l’impresa per i due sembra andare oltre le loro forze, ma avranno sempre un aiuto nel loro viaggio, spesso inaspettato. Arzilli, misteriosi, saggi vecchietti. Simpatiche somarelle. Rane bizzarre. Gigantesse. Forfecchie con manie da generali. Papere e oche un po’ bisbetiche. Astute volpi. I due fratelli riusciranno sempre a superare gli ostacoli, fino a giungere il loro obiettivo.
La pietra del vecchio pescatore non è una lettura complessa: scorre lineare, percorrendo i passi del romanzo di formazione. Ispirata ai miti dell’Irlanda, è una storia piacevole, magica, che sa far ridere, ma che sa anche di buono, capace d’insegnare e intrattenere senza gettare ombre. Non ci si faccia traviare dalla frase in copertina («Se avete amato Harry Potter, provate a leggere questo libro»): sono le solite frasi a effetto messe per invogliare all’acquisto, ma La pietra del vecchio pescatore non ha nulla a che vedere con la saga realizzata dalla Rowling. Se lo si vuole acquistare, lo si acquisti perché è una bella storia, perché è una storia buona (unico neo il numero di refusi non indifferenti dell’edizione Thea, ma questa è una cosa che esula dall’opera e dall’autrice, ricadendo semplicemente sulla scarsa attenzione italiana della realizzazione del prodotto) ed è capace anche di strappare un sorriso a un sorriso e magari farlo tornare un poco con la memoria indietro nel tempo, quando ancora sognava ed era capace di meravigliarsi delle piccole cose.
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