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Il tempo delle fiabe

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Andare alla ventura oltre un confine, protagonisti di una storia ancora sconosciuta, senza più paura di essere se stessi: è ciò che tutti hanno desiderato da bambini; da adulti ci sembra un desiderio troppo grande, e perciò pericoloso. Tipico degli adulti è infatti pensarlo in forme, al contempo, ridotte e riprovevoli, così che vi si esprima il timore che ne hanno: non «Che bello sarebbe andare via», come dice un bambino, bensì: «Mi andrebbe di ubriacarmi, di tradire, di drogarmi, così da dimenticare ciò che ho intorno, almeno per un po’, e poi sia quel che sia»…
Sia allora, sia oggi vediamo prevalere, in forme diverse, la convinzione che la mente dell’individuo non possa legittimamente estendersi oltre un certo limite, riconosciuto come tale dalla maggioranza – e non possa perciò percepire nulla al di là di esso. A stabilire tale limite, è sempre la fase che una civiltà sta attraversando: è inevitabile che così sia, poiché una civiltà, per continuare a esistere, ha bisogno che le sue popolazioni adoperino soltanto alcune facoltà della mente, e non altre. Se intuissero di più, pensassero di più, e se provassero sentimenti più profondi, la civiltà nella quale vivono apparirebbe loro arretrata e oppressiva, e si disgregherebbe per lasciar posto a una civiltà più evoluta.
Il vero scopo del limite che una determinata civiltà pone a una mente di chi ci vive sia superarlo, scoprendo direzioni ulteriori. Ma…la sua civiltà non lo tollererebbe. Verrebbe emarginato, osteggiato dai moltissimi che a quella civiltà si sono adeguati, e in particolar modo da chi in quella civiltà esercita un qualche potere o gode di una qualche autorevolezza. Costoro, infatti, sono pronti a battersi per ribadire quel limite della mente, e difendere con esso la civiltà che lo impone – perché tengono ai vantaggi di cui godono all’interno di quella civiltà. E con costoro non va cercato alcun dialogo. Non vanno ascoltati, perché se li ascolta è soltanto per venir ascoltati da loro: e chi vuol essere ascoltato da loro, deve per forza rimanere al di qua di quel limite, se vuole che le sue frasi siano comprensibili a chi appartiene alla sua civiltà. È un giro vizioso, dinanzi al quale non si ha altra scelta sensata se non quella di andarsene via.

Il libro dell’abbondanza, pag.74-75. Igor Sibaldi.

Questa è la realtà attuale dell’Italia: un paese retrogrado, becero, dove tutto è truffa, raggiri, speculazioni e sfruttamento. Dove non si investe, non c’è sviluppo perché si dice che i soldi mancano; la verità è che i soldi ci sono, solo che se li intascano corrotti e truffatori per accumulare sempre più soldi e potere, per avere sempre maggiori benefici.
Ma il problema non sono solo questi individui: il problema sono le persone che si sono adattate e hanno accettato questa realtà, ritenendo che visto che questo è il sistema imperante, allora bisogna adeguarsi, fare come fanno gli altri perché la verità e la ragione sta dalla parte della maggioranza, di chi è al potere. Niente di più falso e sbagliato, ma il problema è che milioni di italiani perpetrano questo modo di fare e vivere facendo allargare la palude che è il nostro paese. Non contenti di questo, osteggiano, emarginano e cercano di far tacere chi mette in guardia, cerca di dare una scossa, spinge per andare oltre questa stagnazione.
La verità è che perché le cose cambino, queste generazioni che attualmente imperano tanto facciano la stessa fine di quegli ebrei lasciati nel deserto da Dio per quarant’anni: solo allora potrà esserci la possibilità di costruire qualcosa di nuovo.

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