In questi giorni la rete è impegnata a parlare di quanto avvenuto tra Vasco Rossi e Nonciclopedia. Ciascuno ha dato il suo contributo, scegliendo dove schierarsi ed esprimendo la propria opinione: se ne parla ad esempio qui, qui e qui.
Ma come succede spesso in Italia, impegnati a dare grande spazio al gossip, al calcio e alle discussioni politiche che non portano nulla di utile se non a chi è al potere, notizie come quella delle operaie morte nel crollo della palazzina a Barletta passano in secondo piano.
Le ennesime morti bianche.
Morti avvenute perché chi ha costruito l’edificio ha voluto arricchirsi non rispettando le regole, risparmiando sui materiali.
Morti avvenute sul lavoro, un lavoro in nero, dove venivano sfruttate, dove non c’erano diritti, dove c’era solo un misero stipendio, perché si deve pur mangiare, si deve sopravvivere.
Sopravvivere. Non morire.
Quanto sangue deve essere ancora versato per capire che servono diritti e tutele sul posto di lavoro? Quei diritti e quelle tutele che sono state tolti e che è stato permesso che accadesse.
Cosa serve ancora per risvegliare le coscienze? Fatti simili devono essere vissuti di persona, sulla propria pelle, perché si lotti e si difenda la dignità umana?
Non si distolga gli occhi dalle immagini di morte di questa sciagura non casuale, perché tutte le volte che si rinuncia ai diritti per lavorare, per guadagnare, accettando compromessi, svendendosi, perché “se non lo faccio io tanto lo farà un altro”, si mettono le basi per eventi simili, si è collaboratori nella creazione di questo sistema sbagliato.
Non serve a nulla dopo disperarsi e piangere: il passato non può essere modificato, ciò che è perso rimane perso.
E se il presente, figlio del passato, non cambia indirizzo, il futuro non potrà dare frutti migliori, perché il sangue dei padri scorre nelle vene dei figli.
Aggiornamento. “Non mi stento di criminalizzare chi in un momento come questo viola la legge, assicurando, però, lavoro a patto che non si speculi sulla vita delle persone.” Questo l’intervento del sindaco di Barletta che ha scatenato polemiche. Della serie, purché si paghi si può far di tutto; in fondo siamo o non siamo nell’Era dell’Economia e l’unico Dio conosciuto è Mammon, il Dio Soldo? Sempre il sindaco asseriva che “Sarebbe un paradosso se i titolari della maglieria che si trovava nel palazzo crollato, dopo avere perso una figlia e il lavoro, venissero anche denunciati”. Rispetto per il dolore, ma questa non è né pietà né misericordia, è lasciare che la giustizia venga calpestata, che il silenzio cali come se niente fosse, perché si vuol dimenticare quello che è l’errore di molti: nessuno vuole colpe, nessuno vuole responsabilità. Ma la verità è che tanti sono responsabili, tanti hanno avuto parte in questa tragedia.
Ora si vuole dimenticare?
No davvero. Chi ha infranto le regole deve rispondere delle proprie scelte e assumersi la parte che ha avuto in questo incidente. Basta con il subire danni e sberleffi, basta con il passare sopra la legalità e rendere legale l’illegale perché “così fan tutti”.
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