Belle et Sebastien è stato conosciuto da una generazione grazie all’anime realizzato negli anni 80 ed è stato conosciuto più di recente con i film realizzati dal 2013 in poi (va ricordato che una televisiva era già stata realizzata in Francia negli anni 60), ma entrambi si basano sui romanzi realizzati da Cécil Aubry (anche se si ispirano molto liberamente a esso). Belle et Sebastien – Il rifugio del Monte Baou racconta come tutto è iniziato.
La storia è abbastanza semplice, ma non per questo superficiale, visto che parla di pregiudizi e se si vuole anche di razzismo. Sebastien è un bambino gitano adottato da Cesar e da sua nipote Angelina dopo che la madre è morta dandolo alla luce nel rifugio del Mont Baou. Vive una vita libera tra le montagne ma non è stato accettato dagli abitanti del paese di Saint Martin, dove ci va malvolentieri perché vittima delle prese in giro degli altri ragazzi e del disprezzo degli adulti. Belle è un grande cane da montagna dei Pirenei che è passata da un padrone all’altro, perdendo fiducia col tempo negli esseri umani; scappata dal canile in cui era stata rinchiusa, vive libera nei boschi, ma viene braccata perché etichettata come pericolosa.
Quando si viene a sapere che girovaga nei pressi del paese, si scatena l’isteria e tutti sono decisi ad abbatterla. Tutti tranne Sebastien, che sente un’affinità con essa, suo nonno, profondo conoscitore della natura e degli animali, e il dottore, che capisce quanto è importante per Sebastiano, ragazzo sensibile e solitario.
Lentamente Belle riesce a riavere fiducia negli esseri umani grazie a Sebastiano e dopo avergli salvato la vita da una valanga farà cambiare idea agli abitanti di San Martin su di lei, che non la vedranno più come la Bestia ma come un buon animale, e su Sebastian, che non verrà più chiamato il Gitano e verrà rispettato perché l’unico a non aver avuto paura di un animale così grande.
Belle et Sebastien è un romanzo per ragazzi che affronta la paura del diverso e le reazioni che da essa insorgono, oltre al pregiudizio e all’ignoranza. Ben scritto, di veloce lettura, può sembrare stereotipato nella creazione dei personaggi, ma se ci si pensa un attimo, di persone come quelle descritte da Cécil Aubry ce ne sono nella realtà.
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