Ha suscitato forti polemiche la scelta di Amazon di riempire la città di New York di simboli nazisti per il lancio della serie televisiva The Man in the High Castle, tratta dal romanzo di Philip K. Dick del 1962 (conosciuto in Italia come La svastica sul sole). Nei tram, nelle metropolitane, sono comparse numerose locandine rifacentesi al nazismo per far immedesimare le persone in un contesto che, secondo l’autore americano, avrebbe visto la Germania e il Giappone vincere la Seconda Guerra Mondiale e imporre il loro dominio; alcune locandine ritraggono addirittura la Statua della Libertà, oltre con la svastica, nell’atto di fare il saluto nazista. Logicamente tutto questo voleva essere un modo per pubblicizzare il proprio prodotto, ma si è andati troppo oltre il limite del consentito per molti degli abitanti di New York che in quel spaventoso conflitto hanno perso parenti e amici, a volte vivendolo anche sulla propria pelle. Oltre al fatto che è sembrato quasi un inneggiare al nazismo: visto il periodo di forti tensioni e integralismi sempre più diffusi e crescenti, riportare con tanta forza simboli che hanno caratterizzato idee brutali e spaventose, portatrici di distruzione mondiale, milioni di morti, torture, calpestamento dei diritti umani e dell’umanità (vedere i lager per come erano trattati i prigionieri e per gli esperimenti fatti su di essi), è stato un forte schiaffo alla dignità umana.
Questa è la dimostrazione che, essendo nell’Era dell’Economia, per ottenere denaro tutto è lecito: l’importante è che si parli di un prodotto e parlandone si venda. Ma c’è modo e modo di fare pubblicità: non può essere tutto concesso, non si può aggredire in questo modo con immagini e idee i cui risultati hanno fatto storia. Amazon è ormai famosa per il suo modo di fare aggressivo e spregiudicato (vedere quello che ha fatto coi libri e come tratta i propri dipendenti) ed è chiaro che chi la dirige per arrivare ai risultati che vuole ottenere è pronto a tutto.
Ma è anche chiaro che le viene permesso: in questo caso, i permessi le sono stati dati dall’amministrazione di New York, che avrebbe dovuto avere un minimo di buon senso e pensare che non era il caso di affiggere simili manifesti nella città. Avrebbe dovuto pensare all’indignazione (giusta) che sarebbe sorta dinanzi alla mancanza di rispetto verso l’umanità e alla spregiudicatezza di simile campagna.
Questa mancanza di moralità, questo pensare solo al denaro, all’ottenere profitto in ogni modo, al lasciar correre, oltre a dimostrare d’essere perfetto simbolo di questa società e periodo, è oltremodo preoccupante perché dimostra una mancanza d’ideali, uno spregio versi di essi, che porta a una deriva allarmante. La storia ha insegnato come certi integralismi, certe idee, abbiano portato rovina. Ma ormai, la maggioranza delle persone, e soprattutto chi è al potere e guida grandi gruppi, se ne frega di queste cose, pensando solo ad arricchirsi e al proprio tornaconto. Ed è questo menefreghismo che porta rovina, come già la storia ha insegnato: non ci si domandi poi perché la follia sia così dilagante, dato che gli è permesso di avanzare quando si potrebbe invece fermarla.
Io non la vedo come una cosa immorale. Piuttosto come una pubblicità imprudente, dal momento che il conflitto cui si fa riferimento è avvolto da una fitta nebbia di menzogne sparse dai vincitori. Gli USA non hanno mai corso il pericolo di essere invasi durante la II Guerra Mondiale, né dai Giapponesi, che avevano più o meno preso le risorse che gli interessavano e si erano messi sulla difensiva, né tanto meno dai Tedeschi, che non avevano nemmeno una vera e propria flotta salvo i sommergibili e qualche nave da battaglia che cercava di fare incursioni per minacciare il traffico alleato (e spesso ci restava secca…).
Il punto è che un libro pieno di provocazioni intelligenti come quello di Dick non si può trasporre in uno spettacolo televisivo da proporre a un pubblico educato a regire in un certo modo.
Ma forse dobbiamo anche pensare che lo shock era ricercato. Perché “basta che se ne parli.” E questo sì, è uno spunto di riflessione su cosa è la pubblicità (e la propaganda politica!) oggi.
Sono tra le cose che meno apprezzo del mondo moderno.
Le tue sono tra le osservazioni più intelligenti e mirate che ho sentito su questa vicenda.
Ho provato a riflettere su cosa possano avere provato persone che hanno vissuto quel conflitto e patito per quanto fatto dal regime nazista: persecuzione, perdita di amici, parenti. Uscendo di casa e trovando pubblicità che riporta con forza i simboli di quello che è stato un regime devastante, se mi fossi trovato nei loro panni, penso che mi sarei non solo indignato, ma anche infuriato di brutto, perché sarebbe stato un insulto, ancora di più perché pur di fare pubblicità e soldi non si guarda in faccia a niente a nessuno.
Ed è proprio su questo che volevo far riflettere: che per fare soldi non può essere concesso di tutto. Una cosa preoccupante, come anche tu hai fatto notare, su cui c’è da riflettere.
Da più parti invece sento dire che Amazon ha fatto bene, è stata brava, facendo una pubblicità che colpisca e attiri l’attenzione, che è così che si deve fare e che chi ha qualcosa da ridire su questo modo di fare è un ipocrita.
Oltre che sconfortante e deprimente il non vedere le cose, irrita il fatto di prendersi certe etichette per voler far riflettere. Ma forse questo è proprio quello che la gente non vuole fare.