Nessuna nuova sulla riforma del lavoro. Sembrava che dovesse andare in porto a breve e invece se ne sta ancora discutendo, com’è logico che sia: non si può risolvere una questione complessa come questa in breve tempo.
E molto probabilmente non ci sarà una risoluzione, dato che praticamente, da quello che si sta sentendo le cose rimarranno come sono (se non ci sarà un peggioramento). Si parlava tanto di lotta al precariato, di ridurre le forme contrattuali e invece rimarranno le quaranta e passa tipologie al momento in atto, come se non avesse più importanza, dopo che si era parlato tanto di tale punto.
L’unica cosa che conta, su cui si continua a insistere è la flessibilità in uscita, perché potendo licenziare liberamente si potrà così assumere di più. Una contraddizione stridente, pari a quella che spesso si è sentito dire del fare la guerra per avere la pace: licenzio per poi poter assumere. Ma in questo modo la situazione apparentemente non cambia: non si aumenta l’occupazione e neppure la produttività. Una mossa all’apparenza inutile, dato che a questo punto, se non c’è lavoro in più che consenta nuove assunzioni, si tengono i lavoratori assunti in attesa di sviluppi favorevoli del mercato. Una mossa che invece ha un senso se si ragiona in termini di costi, di spese: senza l’articolo 18 si può licenziare liberamente, ci si può togliere dal groppone quei lavoratori che avendo una certa esperienza e competenza hanno un certo costo, che viene visto dagli imprenditori non come una risorsa, ma una rimessa che va tolta dal bilancio. Eliminati questi individui, li si rimpiazza con i giovani, dato che con l’apprendistato e gli sgravi passati dal governo (che ha fatto della campagna sul posto di lavoro per giovani il suo cavallo di battaglia) li si paga molto meno dei precedenti (questo non è un paese per vecchi, si potrebbe dire. E per vecchi s’intende chi ha più di trent’anni).
Di innovazione, ricerca, investimenti nemmeno un accenno.
Questa è la continua dimostrazione di come non si è capito come uscire dalla crisi, di perseguire gli errori del passato e così facendo accentuare una situazione di per sé molto critica.
L’uscita continua a non essere vista e anzi ce ne si allontana sempre di più.
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