Racconti delle strade dei mondi
Jonathan Livingston e il Vangelo
Strade Nascoste – Racconti
Inferno e Paradiso (racconto)
Lontano dalla Terra (racconto)
La fine di ogni cosa (racconto)
L’Ultimo Baluardo (racconto)
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By M.T., on Maggio 25th, 2025%  Nonostante la sceneggiatura di Buronson (autore di Ken il guerriero) e i disegni di Kentaro Miura (Berserk), Japan non è nulla di che. Personaggi, trama, sono qualcosa che non lascia traccia: tutto accade troppo in fretta, non c’è spazio per l’approfondimento, per la creazione di una storia memorabile. L’unica cosa che si salva sono i disegni di Kentaro Miura, il cui tratto è quello dei primi volumi di Berserk (la storia venne pubblica in Giappone sulla rivista Young Animale nel 1992, quando il tratto del mangaka non era evoluto a quello attuale).
Tema e ambiantazione sono qualcosa di molto caro a Buronson: uno scenario postapocalittico dove vengono catapultati i protagonisti. E mai termine (catapultati) è più appropriato. Katsuji Yashima (che ricorda un po’ Gatsu, un po’ Nosferatu Zodd), un bestione membro della Yakuza (mafia giapponese) segue dovunque va la giornalista Yuka, di cui è innamorato. Mentre sta facendo un’intervista a quattro viziati ragazzi giapponesi sull’aggressivo modo di espandersi e di aggredire i mercati per arricchirsi sempre di più del Giappone, facendo un paragone con l’antica Cartagine, distrutta da Roma per lo stesso modo di fare, un terremoto li fa precipitare in una grotta dove ci sono i resti dell’antico esercito cartaginese; lì incontrano un vecchio che li mette in guardia sul destino del loro paese se continueranno a fare come i fenici, facendogli fare un salto avanti nel tempo e mostrandogli cosa succederà nel futuro.
Yashima, il suo amico Akira, Yuka e i quattro ragazzi si ritroveranno in un mondo desertico, barbarico, dove i giapponesi sono un popolo nomade, senza più una patria e senza più orgoglio, schiavizzato e costretto a subire i soprusi delle altre popolazioni. Yashima naturalmente non ci sta e con la sua forza e la sua testardaggine si ribella a questo mondo, diventando leader di un gruppo sempre più grande per far rivivere l’orgoglio giapponese e creare un paese dove gli uomini di tutte le razze possano vivere liberi e rispettati: quel paese si chiamerà Japan.
La storia si conclude così, e non si sa se il gruppo tornerà nel suo tempo o continuerà a vivere in questo futuro perseguendo l’obiettivo che il suo leader ha dato: Buronson e Miura non sono più tornati sulla storia e quindi si rimane con il punto interrogativo. Benchè alcune tematiche siano ancora attuali e i mondi apocalittici alla Interceptor affascinino sempre, Japan non ha una gran forza, è qualcosa di già visto e mostrato in una maniera non all’altezza: ribellarsi all’ingiustizia, il decantare l’orgoglioso giappone, sono elementi troppo sbattuti in faccia, troppo “inneggiati” per essere davvero convincenti. Peccato, Japan poteva esere qualcosa di più di quello che è stato.
By M.T., on Maggio 18th, 2025%  L’ombra degli dei, primo volume della saga dei Fratelli di Sangue di John Gwynne, è, come asserito dall’autore, un libro ispirato sia a Beowulf sia al Ragnarok, la battaglia dei miti nordici dove trovarono la fine i vecchi dei vichinghi come Thor e Odino (questa però non fu la fine di tutte le divinità, alcune sopravvissero dando inizio a una nuova era). Se devo essere sincero, ricordare tutti i termini legati alla mitologia nordica usati nel romanzo mi è difficile, quindi, per evitare di scrivere inesattezze, eviterò di usarli.
La storia segue tre filoni, ognuno dedicato a un personaggio principale.
Varg è uno schiavo che è riuscito a scappare dai suoi padroni e chi si unisce a un gruppo di combattenti chiamato i Fratelli di Sangue.
Orka vive una vita tranquilla con suo marito e suo figlio in una fattoria isolata, almeno fino a quando non vengono attaccati e a lei non rimane che vendicare il marito ucciso e ritrovare il figlio rapito.
Elvar è una guerriera degli Sterminatori, un gruppo che caccia Corrotti, persone nelle cui vene scorre il sangue degli Dei.
Le vicende di queste tre figure per un buona parte del libro si evolvono per conto loro ma finiranno inevitabilmente per intrecciarsi in una vicenda che è più grande di quel che sembra: tutto si riconduce alla battaglia in cui gli dei sono caduti, al luogo dove le loro spoglie giacciono. Un luogo divenuto leggenda, che tanti ambiscono trovare e la chiave è il sangue, perché il sangue è più che vita: è memoria, è potere.
John Gwynne fa un buon lavoro con L’ombra degli dei, ricreando l’atmosfera dei miti nordici tra foreste, viaggi in mare e terre misteriose dove riecheggia ancora la presenza degli dei. Anzi, è più di un riecheggiare, dato che ci sono città che sorgono proprio tra i resti delle divinità. A parte un po’ di difficoltà iniziale avuta con alcuni termini, la lettura è proceduta spedita e piacevole, rendendo L’ombra degli dei un libro consigliato per chi ama battaglie sanguinose, leggende e dei d’ispirazione vichinga.
By M.T., on Maggio 8th, 2025%  Il Papa del compromesso: questo è Papa Leone XIV. Già la scelta del nome indica coraggio, forza, tipica dell’animale cui ci si riferisce, visti i tempi che si stanno affrontando. Ci si dimentica però una caratteristica del leone: la ferocia. Il fatto che sia stato scelto come Papa il cardinale Prevost, un cardinale americano per cui Trump simpatizza, non aiuta certo a essere ottimisti. L’avevo già scritto in un post precedente: la scelta più indicata era Zuppi, ed essendo quella più indicata, non sarebbe avvenuta (perché fare una scelta giusta quando si può fare una cavolata?). Avevo anche scritto che bisognava evitare l’elezione a Papa di un cardinale americano, specialmente se legato in qualche modo a Trump: troppe ingerenze e pressioni, una scelta troppo politica. Purtroppo così è stato, ma non è certo una novità: la Chiesa si è sempre inchinata al potere e ai soldi, legandosi a essi fin dai tempi di Paolo (prima chiamato Saulo e grande persecutore dei cristiani). Paolo si rivolse infatti alla nobiltà, ai ricchi, a chi aveva potere per avere appoggio e far sì che l’istituzione Chiesa crescesse; una scelta pragmatica, qualcuno osserverebbe che è stata una scelta intelligente perché avendo maggior appoggio, aveva maggiore possibilità di crescita e diffusione. Peccato solamente che tradisse il messaggio originale, quello da cui è partito tutto, al punto che Pietro, uno dei primi discepoli di Gesù, capì, anche se tardi, che quella non era la strada da percorrere. E dire che era stato proprio avvisato da Gesù che avrebbe commesso tale errore: Gesù nel Vangelo dice a Pietro la seguente frase: “quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21,18-19) indicando come il suo percorso si sarebbe allontanato da quello cristiano, le sue scelte guidate da altri. Cosa che è appunto successo con Paolo: come già scritto, ma lo si ribadisce, Paolo per far crescere l’istituzione della chiesa si basò sull’appoggio di ricchi e nobili; una scelta pragmatica, sicuramente utile per far aumentare l’influenza della nuova e appena nata religione, ma non consona al messaggio originale. Pietro, alla fine della sua vita, capì le parole di Gesù e vide che la strada intrapresa non era quella che lui aveva creduto: per questo motivo si ritenne indegno di morire nello stesso modo di Gesù e fu crocefisso a testa in giù, ammonendo così che la via che stava seguendo la Chiesa era all’opposto da quanto detto da Cristo.
E qui si deve trattare un argomento che a molti scandilizzerà, farà arrabbiare, urlare; reazioni forti insomma. Quando si parla di croce capovolta, si pensa all’Anticristo, inteso come demonio, diavolo, Satana, maligno, insomma una figura di puro male. Si è pensato però che l’Anticristo non sia il simbolo di una figura di puro male, ma sia il contrario dell’insegnamento originario di Cristo? Certo, molti associando a Gesù il bene puro pensano che l’Anticristo sia il male puro, ma non è così: il modo in cui ha agito l’istituzione Chiesa ha dimostrato nei secoli cosa significa il contrario del messaggio di Gesù.
Si è di fronte a un’eresia o una bestemmia dicendo qualcosa del genere?
No: in molti, anche tanti religiosi e membri della Chiesa, hanno criticato e giudicato l’operato dell’istituzione Chiesa, opulenta e lontano dalla gente comune, dai bisognosi, dai poveri. Uno degli esempi più lampanti è stato Bonifacio VIII, ma basta anche vedere come sono state trattate dalla Chiesa figure come Francesco d’Assisi e Padre Pio, prima perseguitati e poi riabilitati perché avevano un gran numero di seguaci; numeri talmente grandi da essere un popolo e un popolo è potere. Oltre che un grosso problema, se si decide di prenderlo di petto. Molto più semplice ingannarlo. Pertanto hanno scelto di fare di quelle persone eroi e santi acclamati e osannati: così facendo hanno stretto nella propria morsa quelle grandi folle. Qualcuno giudicherebbe questa mossa una porcata, altri opportunismo, altri politica, altri tradimento, come successo nella Seconda Guerra Mondiale, quando l’istituzione Chiesa invece di opporsi al fascismo e al nazismo, rimase in silenzio per paura di essere colpita da essi; omertà, codardia, pragmatismo: ognuno scelga il termine che preferisce, ma è un fatto che tale scelta non aveva nulla del messaggio originale. Certo, ci sono stati uomini all’interno della Chiesa che si sono opposti e battuti contro il fascismo e il nazismo, arrivando a sacrificarsi per salvare altre persone ed essere fedeli a ciò che credevano. Ma la loro è stata una scelta come individui, non come membri di un’istituzione che ha tradito quello che avrebbe dovuto seguire e insegnare.
Se si pensa che quanto scrivo sia perché non sono d’accordo sulla scelta di questo Papa, ci si sbaglia: scrivevo di queste cose (il messaggio della crocifissione a testa in giù, lo sfruttamento di figure religose) più di dieci anni fa con L’Ultimo Potere, (uscito nel 2015, ma la cui stesura risale al 2010), perché per me il fantastico, almeno per quello che realizzo, non deve essere solo intrattenimento, ma parlare di realtà.
La realtà di oggi ci dice che il nuovo pontefice è un pontefice di compromesso, dove la politica ha avuto il suo peso, dove la Chiesa si è fatta influenzare da essa: è un caso che sia stato eletto il primo Papa americano della storia dopo che Trump ha versato quattordici milioni di dollari per i funerali di Papa Francesco (se li avesse dati ai poveri sarebbe stato molto più cristiano, ma qui di cristiano c’è ben poco, mentre c’è molto di politica)? Non credo proprio; a pensar male si farà peccato però…
Potrò sbagliarmi, ma come è avvenuta la scelta è qualcosa di molto sospetto; forse il nuovo Papa sarà un buon Papa o forse sarà come tanti che si sono mantenuti nella media. Si spera che non faccia danni.
(I più maligni potrebbero far notare che ci sono somiglianze tra Papa Leone XIV e l’imperatore Palpatine…)

By M.T., on Maggio 4th, 2025%  Star Trek – Il futuro ha inizio è stato uno dei diversi remake/reboot di film usciti in passato. Star Trek non ha bisogno di presentazioni, in molti conoscono questo mondo grazie alle gesta del capitano Kirk e del suo ufficiale Spock, conosciuti con la prima famosa serie tv dedicata a loro e agli altri membri dell’equipaggio dell’astronave Enterprise, nonché con i primi film tratti da essa. Sinceramente, non sono mai stato un fan sfegato di questo mondo, anche se ho visto tutti i film di Star Trek e alcune puntate della serie Star Trek: The Next Generation, quindi non ho avuto grosse remore nel vedere Star Trek – Il futuro ha inizio, né tanto meno nel criticarlo, anzi, devo dire che il giudizio dato è positivo.
La storia ha inizio quando una nave stellare della Federazione, la USS Kelvin, viene attaccata da una gigantesca nave romulana che è alla ricerca dell’ambasciatore Spock; avendo avuto risposta negativa, il capitano dei romulani, Nero, ordina di continuare l’attacco, ma grazie al sacrificio del neo capitano George Kirk, la maggior parte dell’equipaggio si salva, e tra esso anche la moglie che proprio nel momento dell’attacco dà alla luce suo figlio, James Tiberius Kirk.
La scena poi si spsota su Vulcano, dove un giovane Spock, metà umano e metà vulcaniano, dopo aver ricevuto un insulto sulla madre terrestre, l’unico punto debole capace di farlo reagire impulsivamente, picchia il ragazzo vulcaniano autore della provocazione.
Qualche anno dopo, i due, ormai adulti, si incontrano all’accademia della flotta stellare e il loro non è certo un incontro amichevole: fin da subito tra i due non corre buon sangue, dato che sono uno l’opposto dell’altro (istinto contro ragione). Fatto salire con un escamotage dall’amico dottore McCoy su un’astronave dopo essere stato sospeso per aver baratro nel test della Kobayashi Maru (un test dove si è sempre destinati a fallire per far comprendere il fallimento e la paura nell’affrontare prove impossibili da superare), Kirk riesce a far capire che la missione cui stanno partecipando è in realtà una trappola: avranno a che fare di nuovo con la nave di Nero, ricomparsa dopo venticinque anni dall’attacco in cui nacque Kirk, intenta a far implodere il pianeta Vulcano, impresa in cui riesce. Gettato su un pianeta quasi disabitato da Spock, Kirk incontrerà la sua versione più anziana, giunta dal futuro attarverso un buco nero creato per cercare di fermare una Supernova sul punto di esplodere che altrimenti avrebbe distrutto il pianeta Romulus. Purtroppo, la missione dello Spock futuro è fallita e Nero incolpa lui dell’accaduto; per questo l’ha inseguito attraverso il buco nero e ha distrutto il suo pianeta natale per fargli provare quello che aveva provato lui. Il piano di Nero però non si ferma qui: per attuare la sua vendetta vuole far fare alla Terra la stessa fine (Spock era anche in parte umano, oltre che vulcaniano).
Con gran sorpresa di Kirk, lo Spock del futuro gli rivela che loro erano grandi amici (gli rivela anche come nel tempo da cui viene il padre di Kirk lo ha visto crescere) e gli spiega come fare per avere il comando della USS Enterprise e così fermare una volta per tutte Nero.
Per dare un nuovo inizio a Star Trek – Il futuro ha inizio si è giocata la carta del viaggio nel tempo che crea una realtà alternativa a quella conosciuta; una realtà differente all’inizio ma che poi, con alcuni accorgimenti (Spock del futuro) viene rimessa su binari già conosciuti. Il risultato è decisamente riuscito e la storia non ha momenti di stanca. Si può dire che tutto il cast ha fatto un buon lavoro, così come si possono dire ottimi la fotografia e gli effetti speciali.
Star Trek – Il futuro ha inizio è uno dei rari casi in cui un reboot/remake non fa rimpiangere l’originale.
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