
L’ombra degli dei, primo volume della saga dei Fratelli di Sangue di John Gwynne, è, come asserito dall’autore, un libro ispirato sia a Beowulf sia al Ragnarok, la battaglia dei miti nordici dove trovarono la fine i vecchi dei vichinghi come Thor e Odino (questa però non fu la fine di tutte le divinità, alcune sopravvissero dando inizio a una nuova era). Se devo essere sincero, ricordare tutti i termini legati alla mitologia nordica usati nel romanzo mi è difficile, quindi, per evitare di scrivere inesattezze, eviterò di usarli.
La storia segue tre filoni, ognuno dedicato a un personaggio principale.
Varg è uno schiavo che è riuscito a scappare dai suoi padroni e chi si unisce a un gruppo di combattenti chiamato i Fratelli di Sangue.
Orka vive una vita tranquilla con suo marito e suo figlio in una fattoria isolata, almeno fino a quando non vengono attaccati e a lei non rimane che vendicare il marito ucciso e ritrovare il figlio rapito.
Elvar è una guerriera degli Sterminatori, un gruppo che caccia Corrotti, persone nelle cui vene scorre il sangue degli Dei.
Le vicende di queste tre figure per un buona parte del libro si evolvono per conto loro ma finiranno inevitabilmente per intrecciarsi in una vicenda che è più grande di quel che sembra: tutto si riconduce alla battaglia in cui gli dei sono caduti, al luogo dove le loro spoglie giacciono. Un luogo divenuto leggenda, che tanti ambiscono trovare e la chiave è il sangue, perché il sangue è più che vita: è memoria, è potere.
John Gwynne fa un buon lavoro con L’ombra degli dei, ricreando l’atmosfera dei miti nordici tra foreste, viaggi in mare e terre misteriose dove riecheggia ancora la presenza degli dei. Anzi, è più di un riecheggiare, dato che ci sono città che sorgono proprio tra i resti delle divinità. A parte un po’ di difficoltà iniziale avuta con alcuni termini, la lettura è proceduta spedita e piacevole, rendendo L’ombra degli dei un libro consigliato per chi ama battaglie sanguinose, leggende e dei d’ispirazione vichinga.
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