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Matrix Resurrections

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Matrix ResurrectionsMatrix Resurrections: perché è stato realizzato?
In realtà lo si sa (per fare soldi, anche se l’intento, visti i risultati ottenuti, non è stato raggiunto), ma ce n’era davvero bisogno? A mio avviso, no.
Nel film si percepisce una certa stanchezza (e pure una certa svogliatezza) e si può dire che non si prende neanche tanto sul serio, anzi, ci sono dei momenti in cui si fa parodia da solo, ma questo non basta certo a risollevare le sue sorti. Si rivedono i due attori protagonisti Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss, oltre a Jada Pinkett Smith, Lambert Wilson e Daniel Bernhardt che interpretano gli stessi personaggi dei film precedenti, mentre spicca l’assenza di Laurence Fishburne; nonostante un cast di buon livello e già collaudato per questa serie, Matrix Resurrections non decolla mai e il motivo è presto detto: perché il mondo di Matrix aveva già detto tutto quello che c’era da dire.
Sinceramente, già con il primo film ci si poteva fermare: con qualche limite, Matrix funzionava, aveva una storia con un suo senso che coinvolgeva, mettendo insieme diverse idee che creavano un mondo e un’atmosfera buoni, senza contare le varie filosofie che davano vita all’anima del film e gli effetti speciali caratterizzati dall’utilizzo del bullet time. Non per niente fu un grande successo, sia di critica sia d’incassi.
Già col secondo film, Matrix Reloaded, le cose non furono le stesse, seppure gli incassi furono superiori a Matrix: la novità e la sorpresa non c’erano già più e si era cercato di mettere qualcosa di nuovo. In parte ha funzionato (l’immissione di un personaggio come il Merovingio), in parte no (l’Architetto lascia un po’ a desiderare); in certe parti sembra essere troppo ricercato ed elaborato, allungando un po’ troppo la storia. Gli effetti speciali sono sempre ottimi, ma la storia non è al livello del predecessore; certo, ci sono delle parti interessanti (il dialogo tra Neo e la Veggente prima dello scontro iconico tra il protagonista e la schiera senza fine della sua nemesi Smith (accompagnato dall’adrenalinico brano Burly Brawl di Juno Reactor & Don Davis) è molto bello), ma non sufficiente da creare la stessa atmosfera.
Le cose non migliorarono con Matrix Revolutions: anche qui la simbologia (il finale “cristiano” legato al sacrificio di Neo) e i vari pensieri si sprecano, stessa cosa vale per scontri ed effetti speciali, ma il film non convince e ha perso la verve iniziale. Il film peggiore della serie. Questo almeno se ci si fosse fermati alla trilogia (c’è da considerare anche Animatrix, un film collettivo d’animazione a episodi, che tutto sommato non è male e fa conoscere un po’ di più il mondo di Matrix, ma è legato marginalmente alla trama principale): con l’arrivo di Martix Resurrections il titolo passa di mano.
Come già detto dal titolo, Neo e Trinity risorgono, ma vivono separatemente e non si conoscono, anche se nel profondo sentono che qualcosa manca. Neo, nei panni di Thomas Anderson, è uno sviluppatore di videogiochi di successo, creatore della serie Matrix che si basa su frammentari ricordi della sua incarnazione precedente; va da uno psichiatra perché ha dei casi in cui non riesce a distinguere la realtà. Dopo essersi “risvegliato” e aver scoperto che era tenuto in una capsula con al fianco Trinity, Neo si mette in moto per combattere il nuovo nemico, l’Analista, e far tornare Trinity a lui.
La trama è stata riassunta molto brevemente, ma a grandi linee è così; quel che è certo, è che Matrix Resurrections non funziona, nemmeno come effetti speciali: si è di fronte a qualcosa di cui si poteva fare a meno.