I film di Mamoru Oshii non sono mai molto allegri (eufemismo), ma molto probabilmente Jin Roh – Uomini e lupi è quello che lo è meno di tutti. Appartenente alla Kerberos Saga, in una realtà alternativa, un Giappone ambientato negli anni Sessanta è guidato da un governo autoritario; ispirato alle proteste e alle manifestazioni avvenute realmente nel paese nipponico in quel periodo, nel mondo mostrato da Oshii la nazione dopo dieci anni dalla sconfitta nella guerra si sta risollevando economicamente. Tuttavia la crescita forzata ha causato masse di disoccupati e vaste aree metropolitane si degradarono divenendo terreno fertile per una violenta criminalità; da essa sorsero gruppi armati antigovernativi. Le forze di polizia locali non furono in grado di contrastarli e non volendo far intervenire le forze di autodifesa, il governo istituì una terza forza armata, la DIME, Divisione di Sicurezza Metropolitana, dotata di autonomia decisionale e armamento pesante. I movimenti antigoverantivi furono banditi, ma dopo violenta repressione, i reduci si riunirono in un movimento chiamato la Setta; gli scontri tra la Setta e il corpo speciale della Dime si fecero sempre più violenti, rendendo le strade della capitale dei veri e propri campi di battaglia, il che fece aumentare le proteste dell’opinione pubblica. Benché avessero lottato a lungo per difendere il paese, i membri del corpo speciale della DIME, conosciuti come Kerberos, stavano per essere messi da parte. Protettori inflessibili e spietati dell’ordine, il cui nome ricorda quello di Cerbero, cane a tre teste della mitologia greca custode severo dell’entrata nell’Ade ma citato anche nella Divina Commedia (il nome però non è l’unico riferimento infernale: le loro maschere dotate di visori hanno una caratteristica colorazione rossa che si rifà agli occhi di brace di Caronte, altra figura presente sia nella mitologia greca sia nella Divina Commedia), i Kerberos non sono disposti a essere messi da parte o a essere sacrificati per giochi di potere. Ed è qui che inizia la storia di Jin Roh – Uomini e lupi.
La polizia è impegnata a contenere una manifestazione della popolazione che presto sfocia in violenza; la Dime, anche lei presente, resta a guardare perché non ha ordine d’intervenire. Membri della Setta s’infiltrano tra i manifestanti, facendo uso di bombe e causando feriti tra la polizia; una ragazzina, assoldata dalla Setta, funge da corriere e ha il compito di consegnare le bombe (non è l’unica: sono tante a venire usate per questo scopo e vengono chiamate Cappuccetti Rossi). Mentre sta seguendo un gruppo della Setta attraverso la rete fognaria per portare a termine la sua missione, viene raggiunta da un gruppo di Kerberos, che era sulle tracce dei rivoltosi; i compagni vengono tutti eliminati e lei è l’unica sopravvissuta. Terrorizzata, scappa ma viene raggiunta da uno dei Kerberos, Kazuki Fuse, che, vedendo che è poco più di una bambina, si blocca, non riuscendo a spararle (i Kerberos hanno l’ordine di eliminare i terroristi, senza eccezioni). La ragazza, presa dal panico, attiva la boma e si fa esplodere. Fuse, grazie all’equipaggiamento corazzato e all’intervento di un compagno, si salva, riportando solo una lieve ferita, ma per questa sua esitazione viene rimandato al centro d’addestramento, dove trova non poche difficoltà ad agire durante le esercitazioni.
Grazie alle dritte di un ex compagno di corso, viene a sapere dove è ubicata la tomba della ragazza e lì incontra la sorella maggiore della vittima, Kei Amemiya, la quale non prova alcun risentimento verso di lui. I due cominciano a parlare e Kei vuole che lui abbia un libro caro alla sorella, la fiaba di Cappuccetto Rosso; iniziano a frequentarsi e Kei gli rivela che in realtà non è la sorella della ragazza uccisa, ma anche lei è un ex corriere della Setta che sta venendo usata dalla Pubblica Sicurezza. Dopo i disordini avvenuti e lo scoppio della bomba, le proteste dell’opinione pubblica sono aumentate al punto che si vuole usare l’esitazione di Fuse per far sparire i Kerberos: le varie forze, escluse quelle dei Kerberos, stanno cercando d’incastrare Fuse con Kei. Il loro piano è di dare una bomba a Kei e farla incontrare in un musero con Fuse così da far sembrare i due in combutta: avendo un membro dei Kerberos coinvolto con la Setta, lo scandalo sarebbe così grande che inevitabilmente il gruppo speciale verrebbe chiuso. Tuttavia, non hanno fatto i conti con Jin Roh, gli uomini lupi, un gruppo del controspionaggio interno ai Kerberos (che i più reputano solo una diceria): informato della trappola, Fuse evita di essere preso e scappa con la ragazza. Però non fugge, nonostante la ragazza lo supplichi di lasciare la città con lei e ricominciare da un’altra parte, dato che ha ancora una cosa da fare. Scesi nelle fognature, sono raggiunti da altri membri dei Kerberos, che portano l’equipaggiamento pesante per Fuse; sono raggiunti anche da coloro che lo volevano incastare, dato che nella borsa della bomba c’era un segnalatore di posizione. Si scopre così che Fuse è un Uomo Lupo, un membro della Jin Roh, che avrà così non solo la possibilità di eliminare i nemici dell’organizzazione, ma potrà anche riscattare la sua esitazione; nessuno rimane in vita, nemmeno l’ex compagno di corso che lo aveva aiutato e faceva parte della cospirazione.
Il complotto è stato sventato e con la ragazza nelle mani della Jin Roh ora le posizioni di potere sono cambiate; tuttavia c’è sempre la possibilità che lei possa essere ripresa. Perché il potere sia sempre nelle mani della Jin Roh, occorre far credere che Kei sia sempre in loro custodia ma non per questo lei deve essere viva: come ultimo segno di essere un Uomo Lupo, Fuse ha l’ordine di uccidere la ragazza. Sebbene straziato da quello che deve fare, mentre Kei recita la parte finale di Cappuccetto Rosso, Fuse le spara; per la ragazza comunque non c’era nessuna possibilità di salvezza: essendo una terrorista, sarebbe stata uccisa comunque (questo è il credo dei Kerberos), anche se non l’avesse fatto Fuse (e probabilmente, se non avesse sparato, lo stesso Fuse sarebbe stato ucciso). Il film si chiude sulle parole dell’istruttore di Fuse che termina il racconto di Cappucceto Rosso col lupo che divora la bambina.
Jin Roh – Uomini e lupi è un film privo di speranza (emblematiche della crudeltà della storia sono le parole dell’istruttore dei Kerberos dette a Kei prima che Fuse entri in azione: “solo nelle favole che raccontano gli uomini i cacciatori uccidono i lupi” e “i membri della Jin Roh sono lupi travestiti da uomini”), dove spesso si fa l’associazione della spietatezza umana a quella del lupo (benché, in realtà, i lupi non sono animali così feroci e spietati, ma sono bestie capaci di gesti affettuosi e premurosi verso i propri simili) e non manca certo la critica dei gruppi che cercano sempre di sopprimire l’individualità perché l’individuo non possa sfuggire al loro controllo (un lupo che va a vivere tra gli uomini e assume le loro sembianze non potrà mai essere uno di loro). Il quadro che fa Oshii non è roseo: la ricostruzione dopo la sconfitta della Seconda Guerra Mondiale (in questo caso dovuto alla Germania nazista) non è andata come si sperava, ha portato un’urbanizzazione violenta e straniante, piena di contestazioni e conflitti, che può essere tenuta sotto controllo solo con la forza. L’influenza tedesca non solo è ben visibile dall’armamento indossato dai Kerberos, ma anche dalla mentalità che si è radicata nel paese. Jin Roh è un’opera ucronica e distopica, che mescola thriller, politica e dramma e che fa un’allegoria della società attraverso la favola di Cappuccetto Rosso dei fratelli Grinn, racconto che è modificato e che è reso più cupo, violento e crudele. In quest’opra di Oshii, l’uomo, la società e le sue strutture non ne escono bene: tutto è pervaso da pessimismo e rassegnazione. Si va avanti perché è inevitabile farlo, ma non si hanno prospettive buone, perché non c’è possibilità di bene, solo cercare di sopravvivere, dove il più forte prevale e non c’è spazio per i sentimenti. Soprattutto c’è un forte senso di solitudine, dove anche se si è nella massa e si cerca di adattarsi a essa, si è sempre soli, incapaci veramente d’integrarsi in una società che è tale solo di nome.
Jin Roh – Uomini e lupi è un’opera complessa, intelligente nella sua crudeltà e spietatezza, che sicuramente merita di essere vista ma per la quale occorre essere preparati, perché colpisce senza esclusioni di colpi e non risparmia nessuno.
Commenti recenti