
L’anno che se ne va è stato un anno di violenza. Donne uccise come mosche (femminicio è stata scelto per questo come parola dell’anno), fronti di guerra che non fanno che crescere (non bastavano l’Ucraina e i tanti conflitti non menzionati nei tg in Africa, ma ci si doveva aggiungere quelli tra Israele e Palestina, senza contare quello possibile nel Mar Rosso) e la crescente voglia di violenza che certe nazioni hanno (Iran su tutti, un paese guidato dal fanatismo, dove si ammazzano le donne solo per un velo mal posizionato e chiunque sia sospettato di spionaggio).
Un anno dove la politica continua a non fare nulla per il paese e la popolazione, ma si esalta e si elogia per cose che non ha compiuto, prendendo in giro le persone ritenendo che gli si possa far credere tutto quello che si vuole.
Un anno come tanti, si potrebbe dire, dato che è un continuo ripetersi di cose già viste, solo che pare che dopo la pandemia la gente si sia impegnata a dare il peggio di sè e non a tirare fuori il meglio che ha.
Un anno che verrebbe da dire sarebbe meglio dimenticare. Ma sarebbe un errore, perché a furia di dimenticare, soprattutto voler dimenticare, quello che di sbagliato si è fatto si ripeterà negli anni futuri. Per questo occorre fissarsi bene nella mente questi sbagli, questi orrori e tenerli ben vivi per far sì che non si ripresentino: solo così si potranno avere dei migliori anni a venire.
P.s.: qualcosa per riflettere: https://www.fanpage.it/esteri/il-2024-non-e-ancora-iniziato-e-gia-assomiglia-a-un-incubo-orwelliano/
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