Racconti delle strade dei mondi
Jonathan Livingston e il Vangelo
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Lontano dalla Terra (racconto)
La fine di ogni cosa (racconto)
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By M.T., on Gennaio 28th, 2024% Bohemian Rhapsody vuole, nelle intenzioni, mostrare i primi quindici anni dei Queen, ma, nella realtà, si concentra più che altro sulla vita di Freddie Mercury, da quando è entrato a far parte della banda rock fino al Live Aid del 1985.
Non ci si dilungherà molto sulla trama. Farrokh Bulsara, che diverrà conosciuto poi come Freddie Mercury, entra a far parte della band Smile dopo che il loro cantante li ha piantati in asso; conoscerà così Brian May e Roger Taylor, rispettivamente chitarrista e batterista del gruppo. Poco dopo si aggiunge il bassista John Deacon e così nasceranno i Queen.
Il successo aumenta sempre di più, nonostante la stroncatura da parte di critica e del manager John Reid del brano Bohemian Rhapsody, che invece si rivelerà un must e una delle canzoni più conosciute della band.
Freddie dopo aver avuto per anni una relazione con Mary Austin, scopre di essere bisessuale (ma dopo aver lasciato la compagna, con cui però rimarrà sempre strettamente legato, avrà solo relazioni omessuali).
Con l’arrivo del successo iniziano le prime tensioni all’interno del gruppo, soprattutto la stampa comincia a voler sapere se Freddie è davvero omossessuale, cosa che lo porterà al limite, specie dopo la censura del video I want to break freee: Mercury lascia i Queen e si trasferisce in Germania, dove comporrà due album da solista.
La vita sfrenata che ha a Monaco lo porta a toccare il fondo e a ravvedersi, decidendo di ritornare dagli altri membri della band poco prima del Live Aid del 1985. Fatta pace con loro, durante le prove prima dell’evento, Freddie comincia a non stare bene e, fatto il test, scopre di avere l’AIDS; lo rivelerà soltanto agli altri tre Queen.
Freddie prima del Live Aid si riavvicina a un suo amico e alla sua famiglia; l’esibizione è un successo straordinario, consacrando, se mai ce ne fosse bisogno, i Queen a band mondiale.
Cosa dire su Bohemian Rhapsody? Confezionato bene, buona recitazione degli artisti, ottimo montaggio, ma se si vuole davvero vedere qualcosa che parli realmente dei Queen o di Mercury, si guardino i diversi documentari realizzati sulla band (Queen: Days of Our Lives, ma anche Freddie Mercury – The Great Pretender, per citarne un paio). Perché va bene prendersi delle licenze per rendere la narrazione più avvincente, ma non se queste vanno a raccontare una storia diversa da quella che è stata.
Una su tutte, la più grossa e clamorosa: Freddie Mercury non ha mai lasciato i Queen. Ha sì prodotto due album per conto suo, ma non è mai uscito dalla band.
Per non parlare dell’agente che stronca Bohemian Rhapsody (Ray Foster è una figura inventata che s’ispira a Roy Featherstone, capo dell’EMI): nella realtà si avevano sì alcuni dubbi sul brano, ma non tali da non volerlo pubblicare.
Freddie scopre di avere l’AIDS dopo il Live Aid (tra il 1986 e il 1987) e lo rivelerà a pochissime persone; gli altri membri della band lo sapranno nel maggio del 1989. Rivelerà al mondo la sua malattia il giorno prima di morire.
In ultimo (ma questa sarebbe la meno), c’è la mancanza di rispetto di alcuni tempi cronologici (l’ingresso di Deacom nella band e alcune canzoni).
Dinanzi a ciò, Bohemian Rhapsody merita di essere visto?
Sì, in special modo per l’interpretazione che Rami Malek ha dato di Freddie Mercury, ma le scelte sbagliate che sono state fatte vanno sempre ben ricordate e se si vuole qualcosa di accurato su come è stata realmente la storia dei Queen, si deve ricercare altrove.
By M.T., on Gennaio 21st, 2024% Il viaggio dell’assassino conclude la prima trilogia realizzata da Robin Hobb. Grazie a Umbra e Burrich, Fitz è sopravvissuto alle torture di Regal; ritenuto da tutti morto, sta riprendendosi dalle ferite subite e dato che ha ormai perso tutto, ha solo in mente una cosa: vendicarsi e uccidere Regal. Dopo uno scontro con dei Forgiati che fa credere a Umbra e Burrich che è morto per davvero, con il suo lupo Occhi-di-notte parte per attuare il piano omicida. Durante il viaggio incontra altre persone che come lui utilizzano lo Spirito, disposte a insegnargli come usarlo, ma lui ha in mente solo una cosa; dopo aver fallito per ben due volte l’assassinio di Regal, che continua a rovinare i Ducati col suo malgoverno, aiutato da Stornella, una cantastorie, e Ciottola, una vecchia misteriosa, Fitz, ferito, trova rifugio nel regno delle Montagne.
Soccorso e riconosciuto dal Matto e da Kettricken, si ritrova costretto a unirsi alla missione di ritrovare Veritas, che lui sa essere ancora vivo grazie all’uso dell’Arte, altrimenti Umbra prenderà la piccola Urtica, la figlia che ha avuto con Molly e che ora vive sotto la protezione di Burrych, e la farà passare come figlia di Kettricken ed erede al trono per spodestare Regal.
Il viaggio è insidioso e il piccolo gruppo formato da Fitz, Matto, Kettricken, Stornella e Ciottola, troverà il percorso seguito da Veritas: una strada dell’Arte che li condurrà in un’antica città in rovina dove un tempo uomini, antichi e draghi vivevano insieme. Lì troveranno anche i famosi draghi, ma non sono che statue, anche se con lo Spirito Fitz sente che sono ancora vivi.
In una cava a poca distanza da essi troveranno un esausto e quasi irriconoscibile Veritas, impegnato a scolpire un drago, dopo aver immerso le braccia in un fiume dell’Arte ed essere carico di potere. Come apprenderanno, i draghi sono creature create da chi utilizza l’Arte, che prendono vita quando chi le ha plasmate da una particolare roccia presente nella cava infonde tutto se stesso in esse; l’impresa di Veritas sembra impossibile, dato che solo una Confraternita (più persone che usano l’arte) può dare vita a un drago. Tuttavia, grazie a Fitz che è il Catalizzatore, tutto diventa possibile: Fitz risveglia il potere dell’Arte di Ciottola (il cui vero nome è Nottola, facente parte di una Confraternita vissuta più di duecento anni prima) e insieme lei e Veritas possono completare il drago.
Ma anche Regal è alla ricerca della cava dei draghi: grazie ai libri e alle pergamene che il fratellastro aveva rubato quando insegnava l’Arte a Castelcervo, il fraudolento regnante ha creato nuove Confraternite e ora vuole dare vita al suo esercito di draghi.
Veritas e Nottola riescono ad animare il loro drago prima che i servitori di Regal arrivino, permettendo così a Kettricken e Stornella di tornare a Castelcervo e fermare le Navi Rosse.
Fitz però non va con loro, dato che non ha più nulla per cui tornare: grazie all’Arte ha scoperto che Molly e Burrich si amano e stanno per sposarsi, così decide di andarsene lontano, ma non ci riesce, visto che i soldati di Regal arrivano. Deciso a uccidere Fermo e quanti più servitori di Regal, Fitz finalmente riesce a capire come risvegliare i draghi addormentati: sangue e Spirito. Gli uomini di Regal sono consumati del tutto, non rimane nulla di loro e i draghi, guidati dal Matto, volano a Castelcervo per aiutare il drago di Veritas nella lotta contro i pirati.
Fitz, con un Fermo ormai morente, grazie all’Arte entra nella sua mente e raggiunge così Regal, facendogli la stessa cosa che sua padre aveva fatto al fratellastro: instilla nella sua mente una fedeltà incondizionata alla regina Kettricken e ai suoi servitori. Regal porta il suo esercito in aiuto contro i pirati e giura di essere fedele a Kettricken e al figlio di Veritas che porta in grembo; qualche tempo dopo verrà trovato morto nel suo letto, dilaniato da una belva feroce. Qualcuno sussurra che ci sia lo zampino di Umbra, che ora non vive più nell’ombra.
Il regno è salvo, i pirati sconfitti, ma Fitz non torna più nel suo regno: viaggia per anni col suo lupo, ritirandosi poi in un luogo isolato dove vive con un ragazzo che gli ha portato Stornella.
Dopo un inizio non esaltante (vedere Fitz che prova in ogni modo a uccidere Regal e a subirne sempre la caccia dopo un po’ stanca), Il viaggio dell’assassino si riprende (e pure molto) quando comincia il viaggio per ritrovare Veritas: scoprire come nascono i draghi, da dove viene la Forgiatura, dà un tocco in più al romanzo, concludendo degnamente questa prima trilogia della Hobb.
By M.T., on Gennaio 14th, 2024% Moonfall è uno di quei film che si guardano con curiosità per vedere i bassi livelli che un certo cinema ha raggiunto per far andare la gente al cinema. Si è di fronte al genere fantascientifico/catastrofico/apocalittico in stile Armageddon – Giudizio finale, con la differenza che questa volta è la Luna che sta per cadere sulla Terra e non un meteorite e che come film Moonfall è meno divertente (sì, perché per quanto il film con protagonsita Brucis Willis fosse un’americanata, il suo lo faceva: sapeva intrattenere e divertire, merito del gruppo sgangherato di trivellatori che diventano astronauti per salvare il pianeta, cosa che Moonfall invece non fa).
L’unico che capisce che qualcosa non va è l’astronauta Brian Harper, quando riporta che la missione di cui faceva parte è stata attaccata da una strana nube proviente dalla Luna. Nessuno gli crede (l’astronauta che era con lui è morto e la navigatrice che era a bordo dello shuttle era priva di sensi per un trauma); dieci anni dopo l’incidente, solo un gruppo sgangherato di cospirazionisti guidati da K.C. Houseman (interpretato da John Bradley-West, conosciuto soprattutto per il ruolo di Samwell Tarly nella serie Il Trono di Spade) credono che quanto accaduto non fosse dovuto a un errore umano, ma che il governo celi una verità scomoda. E infatti hanno ragione: il governo sapeva già da quando era stato messo piede sulla Luna che c’era qualcosa che non andava.
Si scopre così che la Luna è una megastruttura di origine aliena che orbita intorno alla Terra da milioni di anni, da prima che ci fosse vita sul pianeta; l’essere umano è stato creato dagli alieni, che altro non erano che altri esseri umani vissuti in un’altra galassia, talmente evoluti che erano capaci di creare la vita e di vivere nella prosperità assoluta, dato che ogni guerra e disuguaglianza sociale era stata eliminata. Purtroppo, crearono un’intelligenza artificiale che a un certo punto prese autocoscienza, li vide come una minaccia e li eliminò dal primo all’ultimo (ricorda lievemente Terminator); sapendo la fine cui andavano incontro, crearono delle gignatesche arche e le mandarono alla ricerca di pianeti adatti alla vita; sfortunatamente furono distrutte tutte (l’IA ricerca e insegue ogni forma di vita umana) tranne la Luna, l’unica che non aveva umani a bordi, che raggiunse la Terra e v’impiantò il codice genetico, permettendo così alla vita e all’uomo di svilupparsi. Sfortunatamente (le sfighe non si fermano mai), l’IA si è infiltrata dentro la Luna e sta minacciando il suo nucleo energetico per far si che precipiti sulla Terra, eliminando così ogni minaccia.
Harper, Houseman e Fowler (la navigatrice che era con Harper al momento dell’incidente), mentre la Terra sta subendo inondazioni, terremoti, modifica della gravità, mancanza di ossigeno, follia umana e deficienza di governo (gli americani vogliono fermare la caduta della Luna lanciandole contro l’atomica, come spesso succede in questi film), partono con uno Shuttle e raggiungono la megastruttura dove veranno aiutati dal programma che la gestisce per eliminare l’IA. Uno dei tre si sacrificherà, salvando il mondo e permettendo agli altri due di ritornare dalle loro famiglie disastrate e riconcigliarsi.
Roland Emmerich non è nuovo a film con alieni che influenzano la Terra o la vogliono dominare o distruggere (basta pensare a Indipendence Day e Stargate) o ci sono castrofi (The day after tomorrow – L’alba del giorno dopo), ma nelle pellicole precedenti la trama funzionava e c’era un certo fascino (Stargate), con Moonfall le cose non funzionano, si trascinano stancamente fino alla fine, e non importa avere attori come Halle Berry e Donald Sutherland nel cast.
By M.T., on Gennaio 7th, 2024% Summer wars è probabilmente l’opera più “leggera” di Mamoru Hosoda, un misto tra vicende familiare e mondi informatici. Il giovane Kenji Koiso lavora per Oz, un mondo virtuale dove si può fare quasi di tutto; è anche un genio della matematica, con relativi problemi di socializzazione. Durante le vacanze estive gli capita di dover dare una mano a Natsuki Shinohara, la ragazza più popolare e carina della scuola. Il suo compito però non è solo quella di accompagnarla e aiutarla nei preparativi per il compleanno della nonna novantenne, ma anche spacciarsi per il suo fidanzato. Si ritroverà inevitabilmente coinvolto in una situazione imbarazzante, costretto a fingere per tutto il tempo davanti alla numerosa famiglia, dove sono tutti un po’ strani ma amichevoli, tranne uno zio, Wabisuke Jinnouchi, che non è in buoni rapporti con nessuno dei parenti, tranne Natsuki, visto che la ragazza ha per lui fin da piccola una cotta.
Tutto sembra procedere normalmente, fino a quando la notte Kenji risolve una missiva matematica inviata a quanto pare da Oz: la mattina si scopre che il mondo virtuale è stato violato e tutti i sistemi a esso legati sono saltati e lui pare essere il colpevole. La nonna di Natzuki si rivela però piena di risorse e contatta telefonicamente perone in punti strategici che aiutano ad arginare la situazione.
Si scopre che non è colpa di Kenji quanto avvenuto, ma di Love Machine, un’intelligenza artificiale in costante evoluzione che è stata creata da Wabisuke Jinnouchi. Grazie alle doti matematiche di Kanji, la falla nel sistema viene tamponata, ma Love Machine non è ancora sconfitta. Purtroppo, vista l’età e i problemi cardiaci, la nonna muore (dato l’attacco hacker il sistema che la monitorava era saltato); Kenji assieme alla famiglia di Natsuki decidono di distruggere Love Machine. I parenti di Natsuki sono pieni di risorse e mettono insieme un modo per sconfiggere l’intelligenza artificiale; purtroppo il piano fallisce perché uno dei parenti toglie i blocchi di ghiaccio dalla stanza dove è stato installato il server per attuare il piano per metterli nella stanza dove giace il corpo della nonna. Love Machine diventa ancora più forte e devia una sonda che sta per tornare sulla terra indirizzandola contro una centrale nucleare.
La situazione sembra disperata, ma c’è ancora una possibilità: Love Machine non resiste alle sfide e accetta di giocare a koi koi (gioco di carte giapponesi) contro Natzuki. Il piano di Kenji è di riprendersi i milioni di account rubati da Love Machine, tra i quali c’è anche quello dei gps che guidano la sonda; l’idea è un successo e l’intelligenza artificiale è sconfitta. Il satellite cade vicino casa loro, ma nessuno si fa male. Lo zio si ravvede, viene accolto di nuovo in famiglia, tutti festeggiano, Natzuchi bacia Kenji e tutto è bene quel che finisce bene.
Summer wars diverte, fa bene il suo dovere d’intrattenimento e fa porre alcune domande sulla possibile pericolosità delle intelligenze artificiali ma non va in profondità più di tanto. Un film per passare un paio d’ore circa divertenti.
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