Anche la serie anime di Attack on Titan è giunta a conclusione; dopo quattro stagioni (di cui l’ultima divisa in quattro parti), la storia di Eren e dei suoi compagni del Corpo di Ricerca è arrivata alla fine della sua lunga corsa. Perché di lunga corsa proprio si tratta, dato che nel finale, per fermare Eren, i suoi amici si sono lanciati in un inseguimento disperato per evitare che eliminasse l’intera umanità, a parte gli abitanti dell’isola di Paris.
Ma per chi non conoscesse la storia tratta praticamente fedelmente dal manga di Hajime Isayama, un breve riassunto. Eren Jaeger è un ragazzino che vive all’interno di una città difesa da tre gigantesche cinte di mura, che la proteggono da ciò che vive all’esterno, i giganti; Eren non ha mai visto il mondo al di là delle mure e vuole arruolarsi nel Corpo di Ricerca (un gruppo dell’esercito al servizio della città) per scoprire se è vero quello di cui lui e il suo amico Armin Arelet hanno letto sui libri. La sua vita tranquilla viene squarciata quando due giganti mai visti prima sfondano la prima cinta di mura, facendo entrare tutti gli altri giganti; Eren vede la madre divorata da uno di essi e, sopravvissuto alla strage, giura che li sterminerà tutti.
Eren però è all’oscuro di tutto e non sa che pure lui è un gigante, il Gigante d’Attacco, un potere che ha ereditato dal padre, che lo era a sua volta prima di lui. Non solo: Eren dal padre ha anche ereditato il potere del Gigante Fondatore, un gigante capace di comandare tutti gli altri giganti (un potere troppo grande da gestire per un ragazzo; anzi, troppo grande da gestire per chiunque). Eren ha anche un fratello da parte di padre (che vive in un’altra nazione, Marley), che vuole insieme a lui cambiare il destino degli eldiani, il popolo cui appartengono, quello di Ymir, l’origine di tutti i giganti.
Eren scoprirà la verità sulle sue origini e sul perché la sua gente è stata tanto perseguitata; si troverà davanti a un tramandarsi di odio che non conosce fine, a cui si può rimediare solo con lo sterminio di tutti i nemici della città in cui è nato.
Verrà fermato dai suoi amici perché lui gli ha dato la possibilità di fare questa scelta e per un certo lasso di tempo il mondo vivrà nella pace, ma inevitabilmente l’umanità ricadrà nei suoi errori e la guerra di nuovo aprirà le sue ferite sulla terra, con la storia che farà il suo giro e ritornerà allo stesso punto.
Attack on Titan è un’ottima serie, molto ben realizzata (i disegni sono migliori di quelli del manga e in diversi casi rendono il tutto più comprensibile, dato che in alcuni casi nella versione cartacea non era facile distinguere certi personaggi) e si può dire tranquillamente che rende in alcuni punti più comprensibile l’opera di Isayama. Ma qui non si è tanto a parlare del lavoro dell’autore giapponese (ne ho già parlato altrove), quanto questa storia è attuale, soprattutto alla luce di quanto sta succedendo tra israeliani e palestinesi.
E qui occorre fare subito una premessa. Hamas è colpevole. Israele è colpevole. I capi di queste due parti sono colpevoli della carneficina che sta andando avanti da anni, che non solo sta portando morti sui territori dove impazza la guerra, ma sta diffondendo un odio che si sta espandendo in tutte le parti del mondo.
Arrivati a questo punto è difficile capire se ci sono degli innocenti, dove tutti sono colpevoli, tranne quella parte della popolazioni che vorrebbero vivere in pace e che si trovano a pagare per la cultura d’odio voluta e diffusa dai sui governanti, proprio come succede in Attack on Titan; è vero, il popolo di Ymir, il popolo dei giganti, con il suo potere ha per lungo tempo imperversato sulle altre popolazioni, portando soprusi, sangue e sofferenza, ma quando il suo dominio è finito, quello che è venuto dopo non è stato da meno, portando vendetta su chi aveva dominato: persecuzioni, ghettizzazioni, discriminazioni, abusi sono stati all’ordine del giorno. Un odio così radicato che si è diffuso di padre in figlio, che non ha fatto che rinsaldarsi e generare altro odio, in un’escalation che è giunta a causare il tremendo Boato della Terra (migliaia di giganti colossali che marciano sulla terra per sterminare chi è nemico degli eldiani, il popolo di Ymir).
Occore soffermarsi a questo punto sulle colpe dei padri che ricadono sulle spalle dei figli. I marleyani hanno per anni oppresso gli eldiani, dopo a loro volta essere stati oppressi a lungo da questi ultimi, non avendo appreso nulla dalla storia e dagli orrori di cui essa era pervasa, ma ripetendo lo stesso copione; copione che inevitabilmente ha finito per ritorcerglisi contro.
Se il soldato marleyano non avesse massacrato la sorella del padre di Eren, questi non si sarebbe unito alla resistenza per cambiare le cose e ribaltare il governo di Marley; non avrebbe indottrinato il fratello di Eren al punto che si sarebbe ribellato contro di lui, tradendolo e facendolo andare incontro a una una fine orrenda, evitata solo dall’intervento di una persona che gli ha trasmesso il potere del Gigante d’Attacco. Potere e ricordi che suo padre ha poi trasmesso, senza consenso, ad Eren, facendolo essere colui che ha quasi distrutto il mondo.
Quanto di quello che è successo è responsabilità di Eren? E quanta è invece la colpa di chi l’ha preceduto? Il più colpevole è il padre? Il soldato che ha ucciso in modo così brutale la sorella? Oppure è il sistema che ha generato la mentalità e l’odio con il quale è cresciuto il soldato?
Come si vede si è dinanzi a una spirale d’odio senza fine , di cui non si riesce a vederne l’inizio tanto la cosa è divenuta complessa e aggrovigliata.
Lo stesso sta avvenendo in Israele e Palestina. Ma questo conflitto è solo la punta dell’iceberg, perché l’odio ormai da tempo si sta facendo sempre più largo nel mondo, anche dove non ci sono conflitti, basti solo pensare ai tanti omicidi che avvengono in ogni paese. Un’escalation che potrà essere fermata solamente quanto si apriranno gli occhi e si inorridirà di fronte all’orrore che si è creato.
Che piaccia o no la conclusione data da Isayama ad Attack on Titan, questa è la lezione che si dive imparare dal finale di tale storia.
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