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Il magazzino dei mondi 2

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Le cose più importanti

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Stagioni diverse: le cose più importantiLe cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole le immiseriscono – le latrale rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa rrImbravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vera? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di porlur via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprin, che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.

Stagioni diverse – Il corpo (Stand by me). Sterling & Kupfer 1992, pag. 339

Euro 2020

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L'Italia vincitrice di Euro 2020Gli Europei di calcio di Euro 2020 non sono stati, in generale, un bello spettacolo. Non tanto quanto per quello visto in campo, che ha rispecchiato il livello attuale di gioco: buone squadre, ma nulla di eccezionale, niente di trascendentale. Sicuramente fa piacere che la nazionale italiana sia tornata al successo dopo tanti anni, ritrovando una compattezza e una solidità assenti da un pezzo, oltre alla capacità di entusiasmare i suoi tifosi con i suoi successi (perché non si può dire che facesse bel gioco).
Come fa piacere che non sia successa nessuna tragedia con quanto avvenuto a Christian Eriksen, grazie alla pronta reazione di compagni, arbitro e staff medico, che hanno praticamente riportato in vita il giocatore. Non si sa se potrà continuare la sua carriera agonistica, ma dinanzi a certe cose, questo è qualcosa che passa in secondo piano.
Per quanto riguarda il resto, non se ne è usciti di certo bene, anzi, e si può dire che quelli che ne sono usciti peggio sono gli inglesi e l’Uefa.
I primi, non si sa per quale motivo, erano convinti che Euro 2020 sarebbe andato a loro; magari è dipeso dal fatto di giocare in casa, non certo dalle prestazioni, visto che se sono arrivati in finale è stato grazie a un cammino relativamente facile e a una semifinale vinta con un rigore regalato ai supplementari. La sconfitta nell’ultima gara ci sta che sia una forte delusione, mentre non può passare in nessun modo che per aver perso una partita, anche se importante, si scatenino scontri e si arrivi a lanciare insulti razzisti contro i propri giocatori che hanno sbagliato a tirare i calci di rigore. Gli inglesi però non hanno perso la faccia solo con questo: è deplorevole che si fischi in modo denigratorio l’inno di un’altra nazione ed è ridicolo che si facciano diverse petizioni chiedendo che la finale dell’europeo venga rigiocata (le motivazioni sono senza ragione, quando l’unica verità è che non hanno saputo accettare la sconfitta).
Peggio dei tifosi hanno fatto però governo inglese e Uefa che, nonostante le decine di migliaia di contagi al giorno che c’erano in Inghilterra (più di trentamila), hanno deciso di far svolgere come se niente fosse le partite programmate, rifiutando non solo di prendere in considerazione di spostare le sedi delle partite, ma anche di limitare l’accesso allo stadio ai tifosi (basti vedere la finale, dove lo stadio era praticamente pieno). Questa non è stata una decisione da irresponsabili, ma da criminali, visto a che razza di pericolo hanno esposto tante persone: ormai è ben chiaro quello che succede quando ci sono assembramenti fuori controllo, ma ce ne si è fregati in nome dello show e dei soldi.
Figura migliore non l’hanno fatta certo i tifosi italiani, che per la vittoria finale dell’Italia a Euro 2020 si sono dati a festeggiamenti senza freni in barba alle regole. Purtroppo di questa follia si vedranno i frutti nelle prossime settimane con l’aumento di contagi e non ci si lamenti se torneranno a esserci restrizioni. Per non parlare della diatriba scaturita per l’adesione al movimento antirazzista Black Lives Matter d’inginocchiarsi prima del calcio d’inzio.
Per alcuni Euro 2020 sarà stato un bell’evento, ma la realtà ha dimostrato che non si è imparato nulla da quanto sta succedendo, mostrando che il senso di responsabilità, l’intelligenza e il buon senso di questi tempi sono merce rara (o peggio: assente).

Cronache della Folgoluce: rilettura

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Terminata la lettura di Il Ritmo della Guerra ho preso a rileggere le Cronache della FolgoluceIl Ritmo della Guerra, quarto volume di Le Cronache della Folgoluce; ciò non è dovuto al voler rinfrescare la memoria (anche se è servito a ricordare passaggi per rendere più chiaro il quadro fin qui realizzato: in dieci anni si possono dimenticare elementi di una saga così grande), ma a una necessità. Naturalmente è sempre un piacere leggere le opere di Brandon Sanderson (soprattutto le Cronache della Folgoluce), ritornare nel mondo che ha creato con i suoi poteri, i suoi spren e tutti quei personaggi che hanno saputo appassionare i lettori con le loro vicende, tuttavia, in questo caso, è qualcosa di secondario (anche se non significa che non è importante) perché la spinta a ritornare nel mondo della Folgoluce è stata quella di trovare, almeno in un mondo inventato, la spinta a migliorarsi, a puntare a qualcosa di più elevato, a perseguire ideali che elevano l’essere umano. Il voler ricercare valori perduti, riscoprirli e metterli in atto è qualcosa che nella società attuale mancano da un pezzo.
Certo, anche nelle Cronache della Folgoluce esiste questa realtà, anche qui esistono persone meschine che pensano ai propri interessi, politici che tramano intrighi e tradimenti, che cospirano gli uni contro gli altri, ma vedere che c’è chi tenta di staccarsi da tutto questo ed elevarsi sopra di esso, spingendo con l’esempio a far sì che anche altri facciano lo stesso, fa bene al cuore e alla mente.
Nella realtà non c’è bisogno di codici, giuramenti per essere migliori, ma una maggiore ricerca di valori, lasciando perdere opportunismi e meschini sotterfugi; non occorre essere Cavalieri Radiosi, avere grandi poteri per essere migliori: occorre fare delle scelte consapevoli che fanno vedere al di là del guadagno immediato, che permettono di costruire un mondo migliore nel futuro. Purtroppo, la realtà appare così squallida perché in tanti questo non fanno (a partire da politici, governanti e i più ricchi), ottenebrati dal materialismo, dal possesso, dall’interesse economico e dal benessere che da esso consegue che portano a divisioni e all’insuccesso globale.
Per questo, le Cronache della Folgoluce appare come qualcosa di cui c’è bisogno per sconfiggere i Nichiliferi, rappresentazione dell’incarnazione della forze di Odio, il nemico che sta dietro a tutto quanto. Forse non è un caso che Sanderson abbia scelto tale nome per l’avversario che si oppone ai protagonisti; il mondo è pieno di tale sentimento che si manifesta sempre più crescente nell’intolleranza, nel disprezzo, nel rigetto che si ha con ciò che è diverso e che trova qualsiasi pretesto per scatenare la violenza che tiene dentro di sé.
E anche se si tratta di un’opera di fantasia, rincuora leggere che non sempre odio vince, che c’è ancora chi si batte per la verità, per la giustizia e per quella dignità che tanto spesso s’ignora e che anzi si calpesta.

In fondo alla palude

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In fondo alla paludeIn parte giallo, in parte storia familiare, In fondo alla palude di Joe Lansdale è una storia avvincente ambientata ai tempi della Depressione in un piccolo paese del Texas Orientale; un tempo più semplice, ma anche più duro, dove le discriminazioni razziali sono all’ordine del giorno e il Ku Klux Klan non si fa scrupoli a punire i neri se reputa che facciano qualcosa di sbagliato. In tale contesto vive Harry, come ricorda ormai anziano e costretto in una clinica, assieme ai genitori e alla sorella minore Tom in una casa in campagna, vicino alla palude; conduce una vita come tanti altri della sua età, senza tanti fronzoli, ma che cambia il giorno in cui deve portare il suo cane Toby nel bosco per abbatterlo e seppellirlo dopo che un ramo, cadendo da un albero, gli ha rotto la schiena. Ed è lì che trovano una donna di colore morta: la sua non è stata una morte naturale, ma è stata seviziata, torturata e lasciata appesa con del filo spinato. Lui e la sorella, che l’ha accompagnato, pensano che sia stato l’Uomo-Capra, una figura oscura e leggendaria, e, senza fare quello per cui erano venuti lì, tornano indietro col cane e riferiscono il tutto al padre, che oltre a lavorare la terra, fa il barbiere e il capo della polizia.
Questo è solo uno dei tanti omicidi che si verificano e si sono verificati nella zona: altre donne vengono trovate morte, tutte di colore. Il padre di Harry cerca di fare chiarezza, trovandosi di fronte a quello che anni dopo verrà etichettato come un serial killer, dato che ammazza le donne alla stessa maniera. Ma le donne non sono le uniche vittime: il vecchio Mose, un nero vicino della famiglia di Harry, viene ritenuto il colpevole di quelle morti e linciato da una folla guidata da membri del Ku Klux Klax.
Per un po’ non ci sono più morti e tutto fa presumere che fosse proprio Mose l’assassino, ma il ritrovamento della signora Canerton, che dava spesso libri da leggere a Harry, uccisa nella stessa maniera delle altre donne, dimostra che il serial killer è ancora in circolazione. Dopo aver fatto i conti con chi ha guidato il linciaggio di Mose, il padre di Harry si rimette a indagare per trovare l’assassino. Proprio Harry però scopre chi è, a sorpresa, l’assassino quando viene rapita la sua sorellina; anche il mistero dell’Uomo-Capra viene svelato e non c’è niente di leggendario nella sua identità.
In fondo alla palude è un ottimo romanzo che mostra la crescita di un ragazzo che si scontra con una realtà dura e una società a tratti crudele e spietata, dovendo fare i conti con verità spiacevoli; crudo ma anche struggente, che rivela quanto possono forti i ricordi e la malinconia del tempo passato e della gioventù che non può più tornare.