Balla coi lupi è il romanzo di Michael Blake dal quale è stato tratto il famoso film interpretato, diretto e prodotto da Kevin Costner. La storia ruota attorno al Tenente John Dunbar dell’Esercito Unionista, ai tempi della Guerra di Secessione, a cui, dopo un atto eroico che cambia le sorti di una battaglia, viene concesso di raggiungere la frontiera dell’Ovest. Accompagnato dal rozzo Timmons raggiunge Fort Sedgewick, ma lo trova abbandonato e male in arnese. Solo, ma felice della libertà e della bellezza del luogo, Dunbar conduce un’esistenza guidata dal lavoro, completamente dimenticato da tutti, con unica compagnia il fedele cavallo Cisco e un vecchio lupo (che lui chiamerà Due Calzini per via della colorazione delle zampe).
La sua vita cambia quando avviene l’incontro con la tribù comanci. Un passo alla volta due mondi diversi cominciano ad avvicinarsi e a conoscersi. Lentamente le barriere tra Dunbar e i comanci iniziano a cadere, soprattutto dopo che il tenente salva la vita a Mano Alzata, una donna bianca divenuta indiana, che aveva tentato di togliersi la vita dopo la morte del marito; è grazie a lei che l’ostacolo delle lingua viene superata e il dialogo tra le due parti si fa sempre più profondo. Dunbar allora conosce un modo di vivere che sente più vicino a lui, più suo, facendo amicizia con i nuovi vicini (soprattutto Vento nei Capelli e Uccello Saltellante) e venendo accettato come uno di loro, al punto che gli viene dato un nome indiano, Balla coi Lupi (nome nato dopo averlo visto giocare con Due Calzini). La caccia al bisonte, l’affrontare i nemici Pawnee, il partecipare alla vita della tribù lo fanno addentrare sempre più in una vita primitiva ma in equilibrio con se stessi e con la natura; il traumatico nuovo incontro con i suoi simili gli fa rinnegare del tutto la vita precedente e abbracciare la nuova, anche se a malincuore deciderà di staccarsi da essa per proteggere la tribù dalle ripercussioni dei bianchi che lo verranno a cercare.
Balla coi lupi è uno dei rari casi in cui libro e film sono praticamente uguali e, cosa più importante, mantengono lo stesso spirito. Qualche piccola differenza c’è (nel libro gli indiani sono comanci, nel film sioux; Dunbar nel romanzo fa un sogno che non è presente nel film), ma questo non influisce sulla storia, permeata di un’epica e una bellezza che rispecchiano la natura selvaggia dell’Ovest non ancora contaminata e sfruttata dall’uomo, anche se si cominciano già a vedere i primi segni lasciati dai bianchi (mandrie di bisonti uccise solo per le pelli, i corpi lasciati a marcire sulla pianura).
Balla coi lupi è il canto del cigno di un’epoca che sta per essere distrutta in nome dell’economia e del progresso, la fine di una terra ma anche di un popolo. Un’opera che merita di essere gustata sia come romanzo, sia come film.
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