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L’ultimo Impero di Brandon Sanderson

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L’ultimo ImperoL’ultimo Impero è il primo volume della trilogia Mistborn realizzata da Brandon Sanderson, seguito da Il Pozzo dell’Ascensione e Il Campione delle Ere. Sanderson mostra un mondo di cenere, avvolto dalle nebbie, diviso in Dominazioni, dove sono i nobili, sotto il pugno di ferro del lord Reggente, a comandare, anzi a spadroneggiare, e la maggior parte delle persone è succube del loro potere; tanti sono gli schiavi, costretti a vivere in condizioni miserevoli, sfruttati e percossi, senza alcuna prospettiva per il futuro, se non quella di lavorare sempre e di morire. Il mondo è stato sull’orlo della fine, ma in un qualche modo è stato salvato, solo che quello che doveva essere l’eroe è diventato il tiranno del nuovo mondo.
Sanderson crea un sistema di poteri fuori dal comune, che attingono la loro forza dai metalli; è questa la novità che immette in L’ultimo Impero, perché la storia che narra è qualcosa che esiste da sempre. Una tirannia che schiaccia le persone e le fa vivere male, dove tutto le è concesso e gli altri non hanno diritti; la popolazione vive rassegnata, ormai abituata, assuefatta alla sottomissione, come se fosse l’unico modo di vivere possibile. Si vive in un mondo grigio, senza speranza, almeno fino a quando non compare un uomo che dice che c’è un altro modo di vivere, che ci si deve ribellare alla tirannia. Il compito che si prende sulle spalle Kelsier sembra improbo, perché oltre a dover lottare contro le forze del lord Reggente (Inquisizione, soldati), deve combattere anche contro la mentalità rassegnata delle persone. Alcuni di questi nobiluomini lontani stanno scoprendo che degli skaa felici lavorano meglio di skaa maltrattati (1), è una delle tante frasi che usa per scuotere le persone schiave, per fargli anelare a una vita diversa. Ma le risposte che ottiene sono di chi è rassegnato alla sua condizione: “I nuovi sapori sono come le nuove idee: più invecchi, più sono difficili da digerire”, “Alcune battaglie non valgono la pena di essere combattute”, “Gli uomini come te predicano il cambiamento, ma io mi domando: questa è davvero una battaglia che possiamo combattere?” (2).
La bellezza e la forza di L’ultimo Impero, più che i poteri soprannaturali e gli scontri, è racchiusa nella sua trama e in Kelsier, vero e proprio fulcro del romanzo, perché esso racconta una storia dell’uomo che tante volte nei secoli si è vista: la ribellione a una tirannia, la lotta per la libertà, per una vita migliore. Perché nella storia c’è sempre qualcuno che si ribella, che dice basta con un sistema iniquo e ingiusto; come ci sono sempre tanti che si rassegnano ad accettare un sistema e una società iniqui, come se non ci si potesse fare nulla. Forse non è un caso che Sanderson abbia scritto un romanzo del genere nel contesto storico che si sta vivendo. Forse non è un caso che il suo romanzo colpisca e attiri l’attenzione con tanta forza, perché esso parla della vita, parla di una mentalità e un modo di vivere molto attuali. Viene subito in mente l’Italia, dove non si ha una tirannia, dove non ci sono schiavi (non in senso legale), ma dove si vive rassegnati, disposti ad accettare di tutto (a esempio nel mondo del lavoro), anche se si vive male, se le condizioni di vita peggiorano, se si perdono ogni giorno che passa i diritti, come se fosse qualcosa cui non si può fare nulla, quando invece si può fare tanto. Per questo, dinanzi a uno scenario quotidiano del genere, figure come Kelsier colpiscono tanto: perché c’è bisogno di esempi del genere, c’è bisogno di qualcuno che mostri che le cose possono essere cambiate e debbano essere cambiate perché sono ingiuste. La vita è molto di più di quella che potenti e governi vogliono far credere.

1- L’ultimo impero. Brandon Sanderson. Fanucci 2009, pag.22
2- L’ultimo impero. Brandon Sanderson. Fanucci 2009, pag.24