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Il Seme

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Il Seme è il racconto con il quale ho partecipato al concorso per la rivista Effemme con tema “la nascita di un nuovo mondo.”
L’idea dalla quale è nato il tutto è sorta durante la visione del film di Tim Burton, Big Fish, in special modo è stata la scena dove il figlio al capezzale del padre malato gli racconta come avviene la fine: dopo la fuga all’ospedale e la corsa in auto, portandolo tra le braccia, arrivano in una radura nei pressi del fiume dove sono riunite tutte le persone che il padre ha incontrato in vita, venute a salutarlo per l’ultimo viaggio. Penso che a molti farebbe piacere che la dipartita avvenisse in questo modo, attorniati da coloro a cui si è voluto bene e con i quali si è fatto un pezzo di strada insieme, anche se però questo non sempre è possibile; si sa che spesso nel momento della morte si è soli, nella radura in fondo al sentiero non c’è nessuno.
Che stati si provano in questa situazione?
E’ così che è sorta l’immagine di un guerriero, una sorta di cavaliere alla ricerca del Graal in uno scenario post-apocalittico, stanco e provato dal viaggio intrapreso che giunge in uno spiazzo dopo una lunga salita. E lo spiazzo è arido, polveroso, circondato da rocce, non da alberi come nella scena del film: un mondo decaduto, di cui rimane ben poco di quello che era stato in origine; soprattutto, della civiltà umana rimangono soltanto rovine. Un’immagine, quella del protagonista e dell’ambientazione, in parte influenzata dall’ultimo romanzo che ho realizzato, L’Ultimo Potere, anche se si discosta dalla caratterizzazione che ho dato nelle pagine di quest’ultimo.
Questa è la parte centrale della storia, il suo nucleo, di cui al momento della creazione mancavano l’inizio e la fine; avevo un’idea per sommi capi di come sarebbe dovuta essere la storia, ma era ancora un divenire sfocato cui bisognava avvicinarsi per poter vedere meglio.
La nebbia si è dissipata nel giro di qualche giorno.
Mentre stavo cercando una soluzione su come risolvere questi due punti, fissando il bianco della pagina, m’è capitato sotto mano un cd di musica classica contenente alcuni brani di Strauss, tra i quali il famoso Il Bel Danubio Blu: il suo ascolto m’ha dato l’ispirazione su come iniziare.
Invece quella inerente al finale è avvenuta poco dopo grazie alla lettura di una raccolta di racconti dedicati alle figure di angeli, demoni e dei nelle varie religioni, che mi ha fatto trovare quello che mi serviva per allacciare tutte i fili della trama.
Avuto tutto il necessario, i pezzi dopo sono andati al proprio posto da soli: proporre il tema della cerca in un mondo morente, mostrare il cammino dell’eroe con quanto incontra nel suo cammino e come la affronta, sono tipici per quanto riguarda la conoscenza degli archetipi, come ho mostrato in L’Ultimo Potere e nell’articolo dedicato alla trilogia cinematografica di Mad Max, ma ho voluto dare un tocco più scanzonato (inizialmente non voluto), che mescolasse sia drammaticità e malinconia per quello che è successo, sia ironia e comicità per come viene vissuta la realtà, cercando di unire la giusta misura di questi elementi, perché riso e pianto non sono poi tanto differenti tra loro, ma che nel corso della vita si devono alternare tra loro. Un modificare un cliché conosciuto per dare un’impressione al lettore e poi fargli vedere che le cose non sono come sembrano, per rendere la storia diversa, ambientandola sì in un mondo fantastico, ma che tenesse conto anche della realtà.
Tutti questi elementi per mostrare la nascita di un nuovo mondo. E perché il nuovo possa nascere, il vecchio deve morire, così come deve fare il seme per dar vita alla pianta: è da questo che viene il titolo che dà nome al racconto che chi vorrà leggere potrà trovare alla consueta pagina download.

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