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La Paura del Saggio

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Di Patrick Rothfuss ho apprezzato molto Il Nome del Vento, primo volume di Le Cronache dell’Assassino del Re. Lettura che si è rivelata ugualmente piacevole con La Paura del Saggio, secondo capitolo di questa saga: romanzo più corposo del precedente, con l’autore sempre intento a mostrare il percorso d’evoluzione di Kvothe all’interno dell’Accademia e la sua ricerca dei Chandrian. Lo stile di scrittura si mantiene sempre sul livello del precedente romanzo, le avventure del protagonista continuano ad affascinare, tuttavia l’opera presenta dei momenti di stanca: seppur ben scritto, l’avere incentrata tutta l’attenzione su un unico personaggio, può far scendere l’interesse.
Questo è uno dei rischi in cui s’incorre nel focalizzarsi su un solo elemento: allungare la storia, renderla molto particolareggiata, invece di aumentare la suspense, la fa allentare. Aggiungere sempre tasselli che lentamente vanno a formare il quadro della storia può sì arricchire la trama, ma anche stancare il lettore che vede accumulare informazioni che non lo portano all’avvicinarsi alla soluzione del mistero.
Tener viva l’attenzione del lettore non è facile, occorre pianificazione nel creare l’intreccio e saperlo tenere sulle spine, ma non si può mantenere sempre questo stato: una corda non si può tenere sempre tesa, altrimenti, inevitabilmente, s’allenta. Occorre saper dare al lettore un “contentino”, far vedere che la sua pazienza è ripagata.
Elemento ben conosciuto da autori come Jordan, Erikson e Sanderson che in fatto di saghe lunghe dai tomi corposi hanno molto da dire: loro hanno compreso che per non ripetersi e non stancare, per scrivere opere lunghe e mostrare un mondo con la sua storia, occorrono più punti di vista. La diversità, come in tutte le cose, arricchisce e intriga, è la spinta ad andare avanti per scoprire ciò che si trova oltre il già conosciuto.

Grazie, Robert

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La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando ricordi che divengono leggenda; la leggenda sbiadisce nel mito, ma anche il mito è ormai dimenticato, quando ritorna l’Epoca che lo vide nascere. In un’Epoca chiamata da alcuni Epoca Terza, un’Epoca ancora a venire, un’Epoca da gran tempo trascorsa, il vento si alzò nelle Montagne di Nebbia. Il vento non era l’inizio. Non c’è inizio né fine, al girare della Ruota del Tempo. Ma fu comunque un inizio.

L’Occhio del Mondo (1990) – Primo volume di La Ruota del Tempo. Robert Jordan (James Oliver Rigney) 17 ottobre 1948 – 16 settembre 2007

In ricordo dello scrittore, ma soprattutto dell’uomo, per i sogni e le idee che ha lasciato e per quelli che ha portato con sé e che non ha potuto condividere con altri.
Grazie Robert.

Le Torri di Mezzanotte e il Mondo dei Sogni

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In Presagi di Tempesta Rand al’Thor è riuscito a far luce sulle tenebre che si stavano addensando su di lui e come il sole che torna a splendere dopo giorni cupi di pioggia è riuscito a innalzarsi, divenire quello che deve essere: non più un essere diviso in se stesso, perseguitato dalle ombre del passato come Lews Therin lo è stato per tanto tempo, continuamente teso verso un ruolo che pareva voler pretendere sempre più sacrifici da lui, privarlo di ogni umanità, renderlo un semplice mezzo del Potere, ma un individuo integro, saldo nei suoi intenti. La salita sul Monte Drago per lui rappresenta una Rinascita, una sorta di Resurrezione dopo il lungo calvario patito che lo fa ascendere e divenire il Drago che le profezie tanto attendono
In Le Torri di Mezzanotte, Rand si sta ormai apprestando al confronto con il Tenebroso, preparando il terreno per lo scontro, tirando le fila dei propri alleati pronti a scendere al suo fianco nell’Ultima Battaglia. Tarmon gai’don ha inizio.
Ma come si è visto in questa epica saga, non è l’unico protagonista della storia, non è l’unico da cui dipende il destino del mondo.
Egwene è riuscita a ripristinare l’ordine all’interno della Torre Bianca, non più divisa da lotte intestine tra le varie Aes Sedai, dove ogni gruppo cerca di strappare agli altri la fetta più grande di potere; ma perché le cose siano sistemate occorre trovare i membri dell’Aia Nera che ancora si annidano al suo interno, guidate da uno dei Reietti.
Mat è alle prese con il Golham e mentre cerca di sfuggire al letale segugio, pensa al modo di convincere chi produrrà su ampia scala i suoi draghi, la nuova e potente arma capace di sparare proiettili esplodivi a grande distanza. Senza contare l’impresa che sta per compiere insieme a due suoi compagni; un’impresa importante sia per se stesso sia per le vicende a venire.
E mentre Nynaeve apprende nuovi modi di guarire, avviene la riscoperta dei vari modi di Viaggiare, della creazione di nuovi ter’angreal e cuendillar; talenti perduti da tempo ricompaiono assieme al parlare con i lupi, la pulizia di Saidin. Capacità andate smarrite dai tempi dall’Epoca Leggendaria.
Tutto ciò fa da contorno alla trama principale del tredicesimo volume della Ruota del Tempo, incentrata su Perrin, che dopo essere riuscito a riavere al suo fianco Faile, ora deve preoccuparsi dei Manti Bianchi e della giustizia che vogliono che s’abbatta su di lui; oltre a occuparsi di una minaccia invisibile che sta tramando per colpire con forza e impedire che possa portare aiuto nell’Ultima Battaglia. Una minaccia che dovrà affrontare su un piano d’esistenza differente da quello materiale com’è il Sogno del Lupo; è questa a mio avviso la parte meglio riuscita del romanzo dal duo Jordan/Sanderson.
Il Mondo dei Sogni, come mi piace definirlo, è sempre stato fonte d’interesse e di fascino per me, perché è un mondo sconfinato, ermetico, pieno di misteri e significati ancora da scoprire; un mondo di cui si sa ancora poco, anche se uomini come Freud e Jung hanno mosso i primi passi per dipanare le nebbie che avvolgono questa dimensione.
Jordan non è stato l’unico nelle sue opere a usare il Mondo dei Sogni come altra dimensione in cui far muovere i personaggi e far svolgere le vicende: già altri scrittori hanno saputo utilizzarlo, come ha fatto Terry Brooks in Le Pietre Magiche di Shannara e nel Ciclo degli Eredi (anche se è stato un uso limitato, dato che ha usato questa dimensione come un poter guardare al futuro, un ammonimento su fatti che si devono ancora verificare). L’autore della Ruota del Tempo lo ha utilizzato invece come una dimensione parallela, riuscendo a rendere bene i meccanismi di quanto accade durante il sonno: un mondo continuamente mutevole, con leggi proprie che trascendono quelle conosciute nella realtà, dove è la volontà l’unica vera forza che conta. Una volontà che il più delle volte è inconscia, che crea le cose senza esserne consapevole, dove il sognatore spesso è in balia della propria creazione; il che è quello che accade sempre a chi sogna. Tutti subiamo passivamente ciò che sognano, vivendo il sogno come se fosse reale, come se fosse davvero la realtà: il sogno è il padrone che ci manipola, che ci terrorizza o ci fa stare bene, quell’energia che ci lascia scombussolati o compiaciuti a seconda di quello che incontriamo. Un modo per mostrare quanto poco conosciamo di noi stessi, quanto sono grande le zone buie e sconosciute del nostro essere, della nostra psiche; forze che spesso ignoriamo e teniamo fuori dalla nostra coscienza, che isoliamo, attorno alle quali creiamo dei muri per contenerle. Ma durante il sonno non c’è controllo, le barriere s’abbassano e ciò che è stato messo da parte sale alla ribalta, ribaltando le parti: chi era vittima diventa carnefice.
Una realtà già conosciuta e ben mostrata da Wes Craven con il personaggio di Freddy Krueger nella famosa serie cinematografica di Nightmare, dove chi nella realtà è stato vittima di linciaggio per i crimini commessi, torna a vivere nei sogni altrui per ottenere la sua vendetta, uccidendo i sognatori. Alcuni potrebbero pensare che è fantasia il ritenere che una persona che muore in un sogno possa morire anche nella realtà, ma spesso ignorano che la mente può essere più forte del corpo: se la convinzione è molto grande e si arriva a credere fermamente in qualcosa, il sogno diventa realtà. Così, se si è davvero convinti di morire nel Mondo dei Sogni, così avverrà in quello reale, dato che il corpo non può vivere senza mente, senza volontà; se il legame tra i due si spezza, la vita viene a cessare.
Attraverso queste invenzioni viene mostrata una realtà incontrovertibile: chi è inconsapevole di ciò che lo circonda ne rimane vittima. Più grande è l’ignoranza, maggiore è il danno che si subisce, allo stesso modo in cui si verifica nei sogni: più è grande l’ansia, la paura, più è forte l’incubo che ci perseguita. Nonostante lo scenario cambi in continuazione, data la natura mutevole che sta alla base che origina questo mondo, esiste una costante: la forza che permea le emozioni negative che danno vita all’Incubo. Ne viene dato un altro ottimo esempio grazie alla Corte dell’Incubo, i Signori Oscuri delle Terre dell’Incubo, uno dei Domini dell’ambientazione di Ravenloft (per chi volesse approfondire la’rgomento consiglio la pagina del sito Ravenloft-Il Cannocchiale): figure oscure e incomprensibili, incarnazione dell’inconscio ancora insondabile, sono i padroni di una piccola terra che è al confine tra il Piano Materiale e il Piano dei Sogni, completamente circondata da un anello di sfere lucenti ognuna dei quali è una dimensione separata in cui si dispiegano gli incubi; è in questo luogo che il Dr. Illhousen è stato trascinato assieme alla Clinica per Malati Mentali dopo aver osato sfidare la Corte dell’Incubo e aver perso. Dato che l’età culturale di tale luogo equivale alla cultura rinascimentale, il Dr. Illhousen rappresenta l’uomo di scienza che comincia a scoprire un mondo nuovo, come può essere stata la psicologia ai primordi, e che deve avanzare con prudenza, un passo alla volta, perché molto è ciò che è sconosciuto e senza la giusta conoscenza si può andare incontro al fallimento: e’ quello in cui tanto spesso è incorso il raziocinio umano di fronte ai meandri della psiche, illudendosi con i mezzi di cui era disposizione di poter controllare forze più grandi di lui.
Cosa che non accade invece a Perrin che grazie al lupo Hopper viene addestrato a conoscere il Mondo del Sogno, soprattutto ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé e della propria doppia natura. E attraverso questa conoscenza, piega il Mondo del Sogno alla sua volontà, lo usa come mezzo per portare avanti la battaglia contro l’Oscuro, combattendo un nemico sfuggente. E’ grazie all’amico lupo che anche lui, come Rand, diventa quello che deve diventare, un nuovo essere temprato e reso forte dalle fiamme delle difficoltà.

La Ruota del Tempo - Ultimi Atti

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La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando ricordi che divengono leggenda; la leggenda sbiadisce nel mito, ma anche il mito è ormai dimenticato, quando ritorna l’Epoca che lo vide nascere. In un’Epoca chiamata da alcuni Epoca Terza, un’Epoca ancora a venire, un’Epoca da gran tempo trascorsa, il vento si alzò nelle Montagne di Nebbia. Il vento non era l’inizio. Non c’è inizio né fine, al girare della Ruota del Tempo. Ma fu comunque un inizio.

Così cominciava il primo capitolo di L’Occhio del Mondo, il primo volume della saga La Ruota del Tempo.
Così comincia il primo capitolo di Le Torri di Mezzanotte, tredicesimo libro delle vicende del Drago e del mondo in cui vive.
Sono passati più di venti anni dal romanzo che ha dato il via a una grande avventura e come tutte le cose, ciò che ha un inizio ha anche una fine: il ciclo che è stato aperto deve essere chiuso. La storia si sta avvicinando al suo epilogo, i fili intrecciati stanno per mostrare l’arazzo che è stato tessuto.
C’è aspettativa per conoscere la risoluzione di una lotta tra bene e male, tra caos ed equilibrio, che su molti campi e in numerose epoche si è visto svolgersi ed evolversi.
Ma allo stesso tempo c’è il rammarico di veder giungere al termine qualcosa di grandioso, si prova quasi il desiderio che la lotta continui in eterno.
E così sarà.
Cambierà forma, indosserà abiti differenti, verrà chiamata in molti modi, si muoverà su mondi reali e immaginari, vedrà chiunque come protagonista, nel grande come nel piccolo.
E anche se il ricordo diverrà sbiadito e verrà smarrito, l’eco di ciò che è stato continuerà a esistere, perché il Drago, ciò che è grande, è destinato a rinascere.
Ma questi sono pensieri che s’allontanano dalla lettura: ora c’è da scoprire cosa c’è ad attendere nel cammino di Rand, Mat, Perrin e tutti gli altri personaggi incontrati nel lungo girare della Ruota, un futuro che aspetta con trepidazione d’essere scoperto.
Un piacere reso possibile dalle penne di Sanderson e Jordan prima di lui.
Un piacere reso ancora più carico ed evocativo se alla lettura si vanno ad aggiungere le note dei Blind Guardian che suonano e cantano la canzone dedicata a questa immensa saga.

    Wheel of Time

    Now there is no end
    The wheel will turn, my friend

    I’m in flames
    Cause I have touched the light
    It pulls me so
    We shall be one
    Forevermore
    That’s all I want
    It’s all I need
    Everything is fixed
    There’s no chance
    There’s no choice

    It’s calling me
    Saidin
    So precious and sweet
    My mind keeps fading away

    It’s scratching deeper
    My sole reliever
    How can I find you now?

    Passing through the flames
    I see
    How terror will rise
    It soon will be over
    O father of lies
    Like foul winds at twilight
    It’s coming over me
    What was and what will be?
    What is?
    I don’t know

    Driving me insane
    Just feel the heat
    Madness creeps in
    I’ll tear it down

    There’s no end
    Wheel of time
    It keeps on spinning
    There’s no beginning
    Turn the wheel of time
    There’s no beginning
    Just keep on spinning

    Light – it binds me
    Light – it blinds me
    Light – it finds me
    Light denies me now

    I creep along
    So desperate and tired
    Let me ask you
    Why?
    I am what I am
    Prophecies I am the chosen
    Ta’veren
    The flame will grow
    Feel the heat
    I’ll keep on breathing
    After all there’s no tomorrow

    Wheel of time
    Save my soul, find a way
    And if I fail, will it all be over?
    Oh wheel of time

    The vision
    So fleeting and vague
    Once again I will bring down the mountain
    One last glimpse
    It is costantly slipping away

    The young man said
    “I will never give up”
    The inner war
    I can hold against it
    My mind, my mind
    My mind’s in darkness

    The young man says
    “I will never give in”
    The prophecy
    Behold it’s true
    I conquer the flame
    To release the insane
    I’m crying
    I cannot erase
    I’m the dragorn reborn
    And in madness
    I soon shall prevail
    Twice I’ll be marked and
    Twice I shall live
    The heron sets my path
    And name me true
    Twice I’ll be marked and
    Twice I shall die
    My memory’s gone
    But twice I pay the price

    Wheel of time
    Save my soul
    Find a way
    May it be as the pattern has chosen
    Oh, wheel of time
    Turn the wheel of time
    It keeps on spinning
    There’s no beginning
    There’s no end, wheel of time
    There’s no beginning
    Just keep on spinning

    Shine on
    Embrace and deny me
    Turn on, wheel of time
    Shine on
    You’ve burnt me, now guide me
    Weave on, wheel of time

Presagi di Tempesta

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Su Fantasy Magazine è stata pubblicata la recensione che ho scritto insieme a Martina Frammartino di Presagi di Tempesta , il dodicesimo libro della monumentale opera La Ruota del Tempo, creata da Robert Jordan e, a seguito della sua scomparsa, ora portata a conclusione da Brandon Sanderson.
So già che per qualcuno le saghe, specie se lunghe, possono essere stancanti, dato l’arco di tempo che occorre attendere per giungere a conclusione, oltre che dispendiose in termini economici (non occorre però acquistare per forza i romanzi: c’è sempre la biblioteca 🙂 ), ma per certe vale la pena l’attesa; è il caso della serie della Torre Nera di Stephen King, del ciclo Malazan di Steven Erikson. E lo è per la Ruota del Tempo: una lettura piacevole, ma anche ricca e profonda.
Forse è una coincidenza, ma mi capita sempre più spesso di prendere tra le mani libri che mostrano uno stato che sto attraversando e mi è di supporto. Quale che sia la realtà, un libro può essere sempre di aiuto. E se non lo sarà, avrà fatto passare piacevolmente dei bei momenti. Che sia così per chiunque voglia leggere la Ruota del Tempo.