Simili paesaggi fanno venire in mente passeggiate, pupazzi gelati e paffuti con sciarpa e cappello, con bottoni per occhi e carote per naso; piste da sci dove saettare veloci, bambini che fanno a palle di neve. Un inno alla vita, alla felicità, alla gioia di vivere.
Il bianco manto invernale esorta la mente a costruire pensieri positivi, immaginare storie da fiaba, sognanti e cullanti.
La neve per molti è questo.
Ma per molti è stato un triste scenario, un nemico in più con cui combattere, un aguzzino spietato che non dava tregua, che sferzava con il suo pungolo. Un sinomino di tristezza, dolore e mancanza di calore umano.
Per i deportati nei campi di concentramento nazisti la neve con il freddo che si portava appresso era sinonimo di morte: non c’era nessuna traccia di bellezza, solo il cercare di resistere alle sferzate di gelo che passavano attraverso abiti che erano sottili come pigiami. Ciò che vedevano non era il bianco della neve, ma il bianco di una tomba che aspettava d’incidere il loro nome sulla propria superficie. Un vivere giorno dopo giorno non sapendo quando sarebbe venuto il proprio momento d’andarsene, ma consci che si sarebbe presentato, conoscendo solo i tormenti che si dovevano patire, privati di tutto.
La neve è come la vita: tristezza e felicità. Fanno parte di un’essenza più grande, non sono nè bene nè male e tutti e due insieme.
Riso e pianto, non sono tanto differenti tra loro, davvero sottile è il confine che li separa. Un confine che pende alle volte da una parte, alle volte dall’altra, in un continuo alternarsi ed equilibrarsi.
Concordo in toto.
Dalle mie parti, per ora, niente neve. Ti confesserò che facendomi 70 km al giorno per lavoro, mi va bene così 🙂
Sì, essere per strada quando nevica non è il massimo, anche se si è attrezzati 😉