Secondo Vannacci, autore del libro Il mondo al contrario, Paola Egonu non rappresenta l’italianità. Il riferimento è chiaramente rivolto al colore della pelle e ai tratti somatici: pur essendo italiana, dato che è nata in Italia, non può essere simbolo d’italianità dato che i suoi genitori vengono da un’altra nazione. Premettendo che rappresenterebbe la cosiddetta italianità molto meglio di persone come Berlusconi, Renzi e Salvini (e non ci si riferisce solo fisicamente), bisogna riflettere su cosa sia l’italianità: è questione solo di colore della pelle? Di tratti somatici?
Se ci si limitasse a basarsi solo sull’apparenza esteriore, si farebbe un passo indietro di diverse decine di anni, tornando a quei principi negativi di cui era pervaso l’arianesimo ai tempi del nazismo, dove occorreva corrispondere a determinati requisiti fisici per essere considerati degni, di valore.
L’italianità, invece, è qualcosa che va oltre l’aspetto fisico e non sono certo quegli steriotipi che gli italiani si ritrovano affibbiati dagli altri paesi, purtroppo dovuti al modo di fare di certe persone che con la loro visibilità mediatica hanno avuto una certa influenza sulla considerazione di cosa era l’essere italiano (senza girare tutto il mondo, ma andando semplicemente nei paesi europei vicini, gli italiani erano etichettati come “mandolino, pizza, mafia, Berlusconi, Bunga Bunga”).
Non è neppure l’essere i furbetti che cercano sempre di ottenere quello che si vuole raggirando le regole, cercando raccomandazioni o di fare il meno possibile, ridendo in faccia all’impegno e al merito.
E non è neppure fare soldi a qualsiasi costo, pronti a tutto per il guadagno, come succede per le morti bianche, che per guadagnare di più si risparmia sulla sicurezza. O lasciare da parte etica e ideali, pronti a vendere di tutto come ha fatto la casa editrice che pubblicherà il libro di Vannacci e non perché, come asserito da essa, è contro la cancel culture, ma perché non si sputa sui soldi, visti i grandi guadagni che Il mondo al contrario ha portato all’autore (al momento si parla di più di ottocentomila euro). Viene da chiedersi se la casa editrice pubblicherebbe, se mai fosse scritto, anche il libro dell’imam che spiega come lapidare le donne, visto che è contro la cancel culture e quindi a favore della libertà d’espressione.
L’italianità non è neanche il prendere in giro le persone e nascondersi dietro falsità, nascondere la verità dietro storielle inventate cui tutti dovrebbero credere. Non è l’arrampicarsi sugli specchi asserendo che le critiche su un libro sono sullo stile quando invece sono sul contenuto: questa non è italianità, ma uno sviare l’attenzione. E nemmeno asserire che Vannacci adora tanto le figlie da non rinunciare alle vacanze in Sardegna per via delle critiche subite sul libro scritto (spiacenti, ma questo non dimostra nulla: l’affetto è altra cosa).
L’italianità non è voler arricchirsi usando populismo, smerciando mentalità distorte che istigano all’intolleranza, all’odio per chi non rientra nella maggioranza, non è insultare omosessuali o immigrati, anche se una parte degli italiani fa proprio questo.
L’italianità è la somma di culture ed etnie diverse. E non si tratta di utopia o idealismo, ma di fatti storici, dato che l’Italia ha ospitato popoli diversi: etruschi, greci, popoli del nord, ottomani, borboni, austriaci. Se siamo quello che siamo è perché l’italianità è l’unione di tante diversità; se non fosse stato così non ci sarebbe stata evoluzione. Se non ci fosse stata contaminazione, come molti non vorrebbero sentire dire, l’italianità non sarebbe andata avanti e sarebbe rimasta ferma a una popolazione di pastori priva di cultura. Cultura, va fatto notare, che non è mai stata propria ma di cui ci si è impossessati rubandola agli altri con la forza, come è successo con quella greca: senza di essa non ci sarebbe stato il fiorire dell’impero romano.
Se ci si soffermasse ai tecnicismi e si sfrondasse tutto ciò che non è italianità pura, ci si ridurrebbe ad avere un popolo di ladri e di bruti.
Se invece si guarda alla realtà, l’italianità è un miscuglio di tanti elementi che hanno portato ad affrontare e a superare sfide impossibili, a sognare in grande, a realizzare opere di bellezza allo stato puro, a fare grandi scoperte.
L’italianità è il saper cogliere il meglio di quello con cui si entra in contatto e far sì che porti frutto. Non importa la classe sociale d’appartenenza, il colore della pelle, i tratti somatici o i gusti sessuali: questo non ha nulla a che fare con l’italianità.
P.s.: fa pensare che tanti testi migliori e superiori a Il mondo al contrario hanno venduto molto meno. Questo la dice lunga su quello che la gente vuole sentirsi dire e su com’è; il che, sotto certi aspetti, è abbastanza preoccupante. A dimostrazione che non si è mai venuti a patti con la carica d’odio (causata da fascismo e nazismo) che ha fatto scaturire, al momento, il peggior conflitto che la Terra abbia mai visto.
E per riflettere un altro po’, un video di Crozza su Vannacci; fa pensare come siano i comici quelli che mostrano e analizzano di più la realtà.
P.p.s.: fa un po’ sorridere la scelta del titolo dell’opera di Vannacci, visto che proprio l’autore usufruisce dei benefici di un mondo del genere. Infatti, in un mondo dove le cose vanno per il verso dritto, in posizioni di comando non ci sarebbero persone come lui e a vendere sarebbe libri fatti bene e con contenuti validi.
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