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Invogliare alla lettura

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La legge sulla lettura dichiara di avere come obiettivi:

-Il diffondere l’abitudine alla lettura, come strumento per la crescita individuale e per lo sviluppo civile, sociale ed economico della Nazione, e favorire l’aumento del numero dei lettori, valorizzando l’immagine sociale del libro e della lettura nel quadro delle pratiche di consumo culturale, anche attraverso attività programmate di lettura comune.
-Promuovere la frequentazione delle biblioteche e delle librerie e la conoscenza della produzione libraria italiana, incentivandone la diffusione e la fruizione.
-Prevedere interventi mirati per specifiche fasce di lettori e per i territori con più alto tasso di povertà educativa e culturale, anche al fine di prevenire o di contrastare fenomeni di esclusione sociale.

Intenti ammirevoli e condivisibili. Tuttavia, occorre soffermarsi su un quesito importante: si può invogliare alla lettura?
Possibile, ma si tratta di una cosa molto difficile e dal risultato per niente scontato.
Motivo?
E’ qualcosa che nasce da dentro, è lo scoccare di qualcosa che fa sorgere una passione per la lettura; questa scintilla dipende sempre dalla persona, è qualcosa di unico, che difficilmente può essere replicato perché quello che vale per un individuo può non valere per un altro.
Un bambino, un ragazzo, che cresce in una famiglia dove tutti leggono avrà più possibilità di appassionarsi a leggere; tuttavia, non è una cosa scontata, può anzi succedere che abbia una reazione opposta. Come non è scontato che chi vive in un ambiente povero di lettori debba seguire l’esempio dei modelli che ha davanti. Logicamente l’ambiente in cui si cresce ha la sua fetta d’importanza, come lo ha la scuola con le sue iniziative: più sono meglio è, perché più opportunità danno maggiori possibilità di far piacere la lettura.
Questo può però non bastare, perché deve esserci quella cosa che fa colpo, che non solo attira l’attenzione, ma fa centro, va nel profondo. Non è facile trovare quel particolare elemento che varia da individuo a individuo. Specie per bambini e ragazzi, l’interesse, il coinvolgimento, è un elemento davvero importante: deve esserci qualcosa che loro sentono personale e pertanto vicino.
Su questo aspetto la scuola ha spesso presentato dei limiti. Vuoi perché non tutte le scuole hanno una biblioteca interna fornita (alle volte neppure quelle comunali, specie nei paesi più piccoli: è sempre una questione di fondi), vuoi perché i testi da leggere dei programmi scolastici non sono il massimo dell’attrattiva; per quanto importante possa essere stato il verismo, le opere di Verga e Zola non sono certo quelle con la maggior attrattiva possibile (e non si sta parlando di ragazzi delle medie ma delle superiori), proprio per niente.
In questo, il modo di fare di un professore e i testi che propone, possono fare la differenza: possono avvicinare o allontanare un ragazzo alla lettura (questo vale per tutte le materie, piccola aggiunta). E per avvicinare occorre, si scusi il termine, rendere il prodotto attraente, far vedere che ha un suo fascino. Ho avuto la fortuna nella mia carriera scolastica d’incontrare in alcuni casi professori che mi hanno fatto apprezzare il leggere, anche se ero diventato lettore senza la loro influenza. Ricordo con piacere i libri scelti alle medie che tutta la classe doveva leggere, Il romanzo degli dei e degli eroi di Cesare Peri (questo potrebbe non fare testo nel mio caso, dato che dalle elementari ero appassionato di ciò che riguardava la Grecia Antica) e Là dove soffia il mistral di Giovanna Righini Ricci; così come ricordo con piacere la piccola biblioteca scolastica che mi ha permesso di leggere tutti i libri su Sandokan di Emilio Salgari.
Tuttavia, è stato alle superiori, grazie a un professore avuto al biennio, che ho cominciato a vedere l’italiano in maniera differente dalla materia che dava da fare compiti non proprio ben visti come temi, riassunti e cose simili. Questo professore, con il suo modo di fare, i testi che sceglieva e i film che ci faceva vedere, cominciò a farmi cambiare prospettiva e a farmi provare piacere nello scrivere (anche se la spinta per cominciare a scrivere fu un’altra e iniziai a farlo al di fuori della scuola solo qualche anno più tardi). I film Un lupo mannaro americano a Londra, Dracula di Bram Stoker, così come il testo che ci aveva proposto (e che lui stesso aveva curato), Il piacere di aver paura (una raccolta di racconti cui facevano parte autori come Kafka, Bradbury, Buzzati, Poe, Matheson), sono alcuni degli elementi che hanno reso interessante una materia che difficilmente lo sarebbe stata (almeno per un adolescente e per come altri professori la proponevano). Qui ci sono dei link che potrebbero far capire l’approccio che il professore, Guido Armellini, ha avuto e che tipo di persona è: Imparare dai classici, le cinque parole di Guido Armellini, sQuola Cafè p02 (molto interessante quest’ultimo per capire cosa pensa del rapporto professore/studente).
il libro che mi ha invogliato alla lettura del fantasy, I draghi del crepuscolo d'autunnoCome si è visto, l’interesse per qualcosa può essere dovuto a un incontro con una persona (in questo caso un professore, ma può anche essere un amico, un’amica, la persona con cui si sta insieme, o una persona più grande, che ha incuriosito a leggere libri di psicologia e saggistica). Ma può anche essere qualcosa che non dipende da un contatto umano, come è successo a me per quanto riguarda il fantasy. Benché conoscessi fin da piccolo, perché mi veniva letta La Storia Infinita di Michael Ende, il genere fantasy non lo seguivo, dedicando le mie letture ad autori come Verne, Stevenson, Kipling, London, Dumas. Cominciai ad appassionarmi a esso facendo visita una volta alla biblioteca comunale e trovandomi davanti la copertina di I draghi del crepuscolo d’autunno di Margaret Weis e Tracy Hickman: l’immagine su sfondo marrone di un arciere, un drago, una donna e un cavaliere attirarono la mia attenzione. Fu soprattutto il cavaliere, Sturm, che mi colpì: la sua armatura, lo scudo, la spada, il suo sguardo serio e fiero a incarnare perfettamente la figura del cavaliere, furono gli elementi per cui decisi di leggere quel libro e scoprire di più su quella storia e su quei personaggi. Potrà sembrare una banalità, ma la copertina ha una certa importanza nella scelta di un libro dato che è il primo elemento che si vede di un libro; certo, il contenuto è la cosa più importante, ma questo è un ragionamento che si fa da adulti, mentre per un bambino (come lo ero io allora) le cose che per prime colpiscono sono le immagini, e un’immagine ben fatta e pertinente ricopre un ruolo fondamentale (soprattutto in un tempo in cui non c’era la rete e non si avevano le stesse possibilità di adesso). Da quel libro è nata la passione per il fantasy.
Per me le cose sono andate così; un’altra persona ha un’altra storia e un’altra ragione per essersi appassionata alla lettura. Quello che si ha in comune è che in un determinato momento è scoccata una scintilla ed è qualcosa di personale che non può essere ripetuto. Ben vengano le iniziative che incentivano la lettura, ma non bisogna mai dimenticare che senza quella scintilla che nasce dell’individuo non si può fare nulla per spingere a leggere, per quanti sforzi si possono fare. Si possono dare possibilità, ma il resto dipende tutto dalla persona.

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