Qualsiasi cosa, per essere apprezzata e non sprecata, deve essere conquistata. Occorre impegno, sacrificio, superare limiti e ostacoli: attraverso la fatica arrivare a comprendere il suo valore. Se così non avviene, è un dare le perle ai porci, permettere che ciò che è prezioso non sia apprezzato e gettato nel fango.
Quanti, delle generazioni attuali, sono viziati, capricciosi, superficiali, perché gli è stato dato tutto, dato che basta che semplicemente chiedano per ottenere?
La maggior parte. Sia per quanto riguarda i beni materiali, sia per quanto riguarda valori morali, etici, spirituali. Hanno avuto tutto senza fatica e ritengono che tutto gli debba essere dovuto. Non sono stati abituati a darsi da fare, a conquistare, per questo quando si trovano di fronte a qualche difficoltà crollano o fanno qualche colpo di testa, di cui poi si ritrovano a pentirsi e a chiedere perdono.
Proprio sul perdono verte la riflessione.
I miti, di qualsiasi cultura esistita, hanno sempre narrato di individui che per espiare le colpe commesse dovevano compiere delle imprese lunghe, faticose, che richiedevano tempo. Tempo perché potessero riflettere sull’errore commesso, capire cosa l’aveva spinto a commetterlo. Tempo e fatica per maturare una consapevolezza maggiore, per capire che per ottenere qualcosa occorre dare qualcosa, occorre impegnarsi, darsi da fare, perché nulla che ha valore viene regalato, si ottiene facilmente.
Un mezzo per far evolvere, per far cambiare, per rendere migliori. Emblematico è il mito di Eracle che si reca all’oracolo di Delfi per trovare un modo per scontare la sua colpa e gli viene dato il compito di superare le Dodici Fatiche.
Qualcosa di simile è stato preso, anche se modificato, con la confessione cristiana, dove il credente, dopo aver confessato i propri errori, riceve una penitenza da fare, spesso recitare delle preghiere. Il modo non è sbagliato, ma con il tempo ha perso efficacia, non si ha consapevolezza di quello che si fa, infatti gli errori continuano a essere ripetuti senza che li si comprenda e si riesca ad andare oltre. La gente pensa di cavarsela ed essere a posto con formule recitate meccanicamente; in questo modo però non si mettono in moto i meccanismi che portano a cambiare. Si pensa che basti dire l’errore e dire qualche preghiera per essere a posto.
Così è nei rapporti con gli altri. Si pensa che basti chiedere scusa e si è a posto, lavagna pulita, come se niente fosse, tutto bello come prima.
Ma non basta il dire, occorre anche il fare, dimostrare con i fatti, gli atteggiamenti, l’essere: è questo che conta veramente.
Ma in questa società, chi fa sono veramente in pochi: si è solo capaci di pretendere, che tutto venga dato solo perché richiesto. Ma così tutto perde significato, perde valore.
Siamo in un’epoca dove si parla poco della responsabilità e del valore delle cose. Così come si parla poco di merito e di doveri. Potrei sbizzarrirmi sul perché di questo, ma finirei per andare troppo lontano.
Purtroppo responsabilità, impegno, merito sono considerate cose non necessarie, mentre i valori da seguire per avere risultati sono altri. La via facile, insomma.