«Essere innamorato ti fa sentire grande, pieno di opportunità. Ti fa crescere.»
Tempesta lo fissò a lungo e intensamente. «Dipende.»
«Da cosa?» chiese il ragazzo a disagio sotto il suo sguardo.
«Di cosa t’innamori.»
«Ci s’innamora di una donna, naturalmente. Di che altro ci si dovrebbe innamorare?» sbottò stupito il ragazzo.
Tempesta sbuffò. «Si vede che sei sempre vissuto nel piccolo mondo del villaggio, con una visione limitata di cosa è la vita.»
Le guance del ragazzo s’imporporarono ancora di più. «Ho imparato tante cose, più di quante puoi immaginare.»
La risata di Tempesta si levò bassa, divertita e amara allo stesso tempo, con un sottofondo di fredda durezza. «Il ragazzo che vuole insegnare all’uomo…ascolta, invece di continuare a sparare cazzate. Anche se a questa età le donne ti sembrano la cosa più meravigliosa e desiderabile che possa esistere, non sono il centro dell’universo: il mondo non ruota attorno a loro, anzi, il più delle volte sono qualcosa di sopravvalutato.»
Il ragazzo si spostò a disagio. «Ma io…»
«All’inizio le donne appaiono dolci, graziose, come se emanassero un profumo particolare, unico. Come un fiore che attira a sé l’ape con i suoi colori per essere impollinato: un trucco per sfruttare l’insetto e avere quello che gli serve. Ottenuto quanto vogliono, lasciano cadere la maschera di bellezza e purezza, mostrando quello che hanno tenuto celato; cominciano a marcire e a puzzare, proprio come fa un fiore quando inizia ad appassire.» Il ragazzo fece per protestare, ma lo bloccò con una mano. «Le donne non sono qualcosa che dura. Non ti attaccare a esse come se fossero un rifugio, un’ancora di salvezza, vedile per quello che sono veramente: pezzi di carne come noi, che vivono, muoiono e poi marciscono per tornare alla polvere. Segui questo consiglio, prima d’essere appestato dal tanfo di quella che è una semplice illusione.»
«Non ti credo.»
Tempesta scrollò le spalle. «Fa come vuoi.»
«Non può essere come dici» insistette il ragazzo. «Una cosa così bella non può essere una semplice illusione.»
Tempesta sospirò. “Sapevo che ci sarebbero stati dei problemi. Maledetto idealismo della giovinezza.” Per un attimo valutò la possibilità di essere più duro con lui. “Meglio di no, altrimenti Angela non farà che tartassarmi perché lo tratto male.” Poggiò al suolo la bracciata di legna secca. «Siediti e ascolta.» Aspettò che il ragazzo si sistemasse sopra una roccia.
«Tu incontri una donna, ti guarda: i suoi occhi ti sembrano profondi, pieni di promesse, d’opportunità, di parole non dette colme di significati. Occhi che ti scrutano, occhi che ti valutano. Poi lei ti sorrise ed è come se una porta si aprisse: ti senti accolto, come se avessi ricevuto l’invito più importante della vita. La vedi come un angelo, una dea, e ogni momento passato con lei lo reputi un dono, un paradiso in terra: tutto è idillio, tutto è perfetto e ti auguri che rimanga così per sempre.» Lo osservò assentire a ogni sua parola. “È proprio cotto” costatò.
«Ma niente è per sempre, le cose cambiano. Lei cambia. Puoi sperare, pregare finché vuoi, ma accade. All’inizio pensi che sia solo qualcosa di passeggero, un brutto momento, poi ti accorgi che il sogno è finito, ma vuoi continuare a viverlo, provando a recuperare quanto è stato. Perché non riesci ad accorgerti, e a fartene una ragione, che si è trattato solo di semplice non vedere, perché la donna di cui ti sei innamorato non è mai stata perfetta, non era un angelo, ma ha sempre posseduto i suoi difetti, le sue brutture, le sue marcescenze. Il fatto, ragazzo, è che tu non ti sei innamorato di lei, ma di un’immagine di un momento. Un’immagine che avresti voluto essere eterna, un’immagine di leggiadria e perfezione che ha fatto la sua apparizione per un fugace istante: un momento in cui si è aperto un varco per qualcosa che non appartiene a questo mondo e che proprio per questo non può restarvi se non per qualche sprazzo di tempo. Una fugace apparizione: ecco che cos’è quello in cui hai creduto. E tu hai sofferto e ti sei perso per qualcosa che non può esistere sulla nostra Terra, non può far parte della vita dell’uomo.» Tempesta scosse il capo. «La questione è tutta qui.»
Il ragazzo rimase in silenzio a lungo. «Se è così che stanno le cose, di cosa ci si può innamorare?» domandò inebetito.
Il volto di Tempesta si fece improvvisamente serio. «Questa è una bella domanda: possono essere tante cose: un sogno, un ideale…»
«Come ci si può innamorare di un ideale? È qualcosa che non esiste, che non si può vedere, sentire, toccare» protestò il ragazzo.
«Ci s’innamora di un ideale perché è perfetto, immutabile, incorruttibile, perché non tradisce, non delude, a differenza delle persone» disse con calma Tempesta. «Certo, può essere tradito perché l’uomo può essere attirato da nuovi ideali da seguire, ma non ne risentirà mai, né mai protesterà o si vendicherà: semplicemente rimarrà in attesa che qualcuno lo cerchi e lo accolga. Ci si può innamorare di qualcosa del genere perché è quello che l’uomo cerca: qualcosa che mai cambia, che rimane quello che è sempre stato e mai darà brutte sorprese.»
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