Per chi gioca e ha giocato a basket, la scomparsa di Kobe Bryant è stata un fulmine a ciel sereno; un qualcosa d’inaspettato e inpensabile, che lascia privi di parole. Non è il primo incidente del genere che accade e non sarà l’ultimo, e come tutte le volte che una vita viene spezzata in maniera improvvisa lascia sconvolti. Eppure quando succede a persone che hanno rappresentato tanto per lo sport e non solo, il fatto colpisce con forza; colpisce ancora di più se si pensa che con lui è morta anche la figlia di tredici anni. Risulta impossibile pensare a quanto tremendi possono essere stati gli ultimi istanti di vita, non solo perché si sta per incontrare la morte, ma perché la sta per incontrare anche chi si ama.
Forse è per questo che la mente si chiude davanti a un simile avvenimento e si pensa al passato dello scomparso.
Kobe Bryant non è stato solo un ottimo giocatore di basket. Kobe Bryant era quel titpo di giocatore che nasce una volta per generazione. Kobe Bryant era un campione del basket, diventato una leggenda, un esempio per chi vuole praticare questo sport; un modello per tantissimi irraggiungibile, uguagliabile da pochissimi, ma questo non lo rendeva meno d’ispirazione. Grande realizzatore, atleta eccezionale, capace di giocate spettacolari: Kobe Bryant ha fatto la storia del basket mondiale, non solo NBA, al pari di figure come Michael Jordan, Larry Bird, Karl Malone, Kareem Abdul-Jabbar, Magic Johnson, Wilt Chamberlain, Julius Erwing, che hanno incantato e fatto sognare milioni di persone.
Un campione che si dava da fare anche fuori dal campo, aiutando gli altri con tante iniziative benefiche, come per esempio quelle rivolte ai giovani e ai soldati che si dovevano reintegrare nella vita civile.
Addio Kobe, sei stato un grande e lo sarai sempre.
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