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The promised neverland - Prima stagione

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The promised neverlandLa recensione di Bruno Bacelli su The promised neverland mi ha incuriosito e così ho guardato la prima stagione di questa serie anime.
Fin dalla prima puntata viene svelata la realtà: siamo nel 2045 e una trentina di bambini orfani vive in un orfanotrofio immerso nel verde. Hanno una vita tranquilla, fatta di piccole faccende domestiche per aiutare la Mamma, la donna che si occupa di loro, e giochi. I piccoli, i più grandi raggiungono i dodici anni di età, sono responsabilizzati presto (infatti, sanno già cucinare, lavare, pulire la casa) e presentano una maturità superiore alla loro età (i ragionamenti che fanno sono di ragazzi con cinque/sei anni in più), tuttavia sono felici e sereni, la loro quotidianità rotta solamente quando uno di loro viene adottato: in quel momento c’è la tristezza per la perdita di un membro della loro famiglia, ma anche la felicità che il bambino che se ne va potrà avere quello che nell’orfanatrofio non ha avuto. In alcuni casi c’è anche un po’ di rabbia, perché chi se ne va non manda mai una lettera ai compagni che ha lasciato.
Che questo idillio non sia poi tale lo spettatore comincia a capirlo vedendo che i bambini hanno sul collo tatuato un numero; ne ha conferma verso la fine del primo episodio, quando una bambina di sei anni viene adottata. La piccola si dimentica nell’orfanotrofio il peluche che non abbandonava mai e Norman ed Emma, due dei ragazzi più grandi, le corrono dietro per portaglielo, trasgredendo il divieto di attraversare il cancello dal quale i bambini adottati passano. Lì scoprono una tremenda verità: la loro amica è stata uccisa e uno strano fiore le cresce sul petto. Sconvolti, riescono appena a nascondersi prima di essere scoperti da due mostri; sentendoli parlare, scoprono che loro non sono altro che cibo, allevati per sfamare creature mostruose. Ma non è tutto: sono suddivisi per qualità e la loro amica era un cibo comune, mentre altri di loro sono un alimento più raffinato (si scoprirà che la differenza la fa l’età e lo sviluppo del cervello). Cosa ancora peggiore, la Mamma è implicata nella faccenda.
Norman ed Emma riescono a tornare all’orfanotrofio prima di essere trovati, straziati dallo scoprire che tutti gli amici che se ne sono andati sono stati uccisi e mangiati e che presto toccherà anche a loro. A questo punto non resta che una cosa da fare: scappare dall’orfanotrofio, facendo fuggire tutti quanti. Inizia così una partita a scacchi tra Emma, Norman e Ray, un altro dei bambini più grandi che già sapeva della situazione, e la Mamma, con i piccoli che devono raccogliere più informazioni possibili sul mondo esterno, trovare un modo per eliminare la trasmittente che hanno in corpo, superare il muro che circonda la struttura e iniziare una nuova vita da liberi, dove non saranno più mangiati. Con gran sorpresa, scoprono di avere un alleato fuori dall’orfanotrofio, un certo William Minerva, che gli ha lasciato degli indizi nei libri della biblioteca su come trovare un posto sicuro una volta fuggiti dall’orfanotrofio.
Tra tradimenti, colpi di scelta, scelte drammatiche, i piccoli andranno incontro alla loro scelta.
La prima stagione di The promised neverland è interessante; non è perfetta, ma sa tenere viva l’attenzione e coinvolge. Come ha scritto Bruno, trovo poco credibile che a undici anni si compiano ragionamenti come quelli che fanno i protagonisti della serie: va bene che siamo nel futuro e che le nuove generazioni sono portate a essere (in teoria) più avanti di quelle che li hanno preceduti, ma c’è poi un limite alla cosa: più che a undicenni sembra di essere dinanzi a dei diciottenni.
I bambini che sono sacrificati ai mostri non è certo uno dei temi più originali, dato che questa storia è mostrata in tante favole e miti antichi, e nemmeno il fatto che siano allevati per sostenere un sistema di cui si è all’oscuro (chi ha detto Matrix?), tuttavia il tema è sviluppato in maniera adeguata, anche se ci sono delle parti che probabilmente saranno svelate nella seconda stagione (al momento ho visto le prime puntate e quindi dei punti stanno venendo chiariti).
La Mamma (che si scopre non essere unica, dato che ci sono altri orfanotrofi) può apparire spietata, ma in fondo quello che fa non è altro che un modo per sopravvivere, dato che anche lei proviene dagli orfanotrofi e ottenere il ruolo che ricopre è l’unico modo a disposizione per le bambine per continuare a vivere; poteva essere approfondito di più il tema della fiducia tradita, dato che è stato un poco sacrificato per dare più spazio alla tensione e al modo per scappare.
Nonostante queste osservazioni, The promised nerverland è una serie godibile, avvincente, che spinge a proseguire la visione, che ha il suo fascino nello scoprire cosa ci sia al di là delle mura dell’orfanotrofio e quale sia la realtà che viene così tenacemente celata; ben caratterizzati i tre protagonisti.