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Storture

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Nel mondo le cose non sono mai andate tutte dritte, ma adesso ci si sta impegnando per far sì che più possibili vadano storte. Anzi, più che di cose che vanno storte, è meglio parlare di storture, visto quanti pensano di poter fare quello che vogliono (perché tanto, ritengono, la faranno franca) e quanti per non affrontare davvero i problemi si nascondono dietro ripieghi che sono davvero ridicoli.
Due anni di pandemia non hanno insegnato niente: ancora c’è gente che si ostina a non capire la gravità della situazione. I no vax su tutti, che continuano settimana dopo settimana a fare manifestazioni senza distanziamento e senza mascherina, causando il rialzo dei contagi. Non contenti di ciò, ai loro cortei aprono gli ombrelli perché temono che gli vengano spruzzati addosso i vaccini tramite elicotteri e idranti.
Greta Beccaglia, la giornalista molestata in diretta tv: una delle tante storture del mondoSempre parlando di persone che pensano di fare come gli pare, ecco il tifoso che pensa bene di palpeggiare in diretta tv una giornalista, Greta Beccaglia, che faceva il suo dovere fuori dalla stadio dopo la partita Empoli – Fiorentina. Un simile comportamento è a dir poco sconcertante. Come dice la giornalista, non si possono fare queste cose: non si può andare in giro a mettere le mani addosso agli altri. Cosa gli è passato per la testa a questa persona? Non si sa, ma si sa che certe mamme sono sempre incinte. La mancanza di rispetto verso gli altri, in questo caso verso una donna, è allarmante, perché è sintomo di una società che non è stata educata alla dignità, al vedere l’altro come una persona. Ora a minimizzare l’accaduto “ma cosa volete che sia”, “è stata una goliardata”, “ma se ce la si prende per così poco”, ma si comincia sempre con piccoli gesti e poi inizia l’escalation: oggi un fischio o un apprezzamento sboccato, domani una palpata, dopodomani un insulto se non si apprezza la palpata, poi una spinta, un pugno e si finisce con lo stuprare e l’ammazzare, come purtroppo la cronaca non fa che riportare ogni giorno.
Comportamenti del genere vanno stroncati sul nascere, senza tentennamenti, senza pensarci su due volte. Bisogna fare sì che persone che pensano di agire come gli pare, imparino che si sbagliano di grosso, che niente viene più fatto passare, perché troppe volte in Italia si è lasciato correre, al punto che tanti ritengono di poterla fare franca anche se si è in diretta tv (e questo la dice lunga sul livello d’intelligenza di certe persone. Ma cosa ci si meraviglia a fare, visto quanti mettono in rete per stimarsi le cavolate, alle volte reati, che commettono).
Sessismo, discriminazioni religiosi, etniche: sono tanti i problemi che ci sono e che potrebbero essere risolti cominciando con una profonda educazione di base che poggia su una consapevolezza matura. Purtroppo, invece di risolvere i problemi per davvero, ci si va ad arrampicare sugli specchi.
Pochi giorni fa la commissione europea, per avere una maggiore comunicazione inclusiva, aveva pensato bene (anzi, ha pensato veramente male, per non dire da cani, con i cani che si offendono di brutto, e a ragione, per essere stati usati nel definire storture di questa portata) di suggerire dei cambiamenti.
Come scrive il Commissario per l’uguaglianza Helena Dalli «dobbiamo sempre offrire una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti in tutto il nostro materiale indipendentemente dal sesso, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale».
“Non usare nomi o pronomi che siano legati al genere del soggetto; mantenere un equilibrio tra generi nell’organizzazione di ogni panel; se si utilizza un contenuto audiovisivo o testimonianze, assicurarsi la diversità sia rappresentata in ogni suo aspetto; non rivolgersi alla platea con le parole ‘ladies’ o ‘gentleman’ ma utilizzare un generico ‘dear colleagues’; quando si parla di transessuali identificarli secondo la loro indicazione; non usare la parola ‘the elderly’ ma ‘older people’; parlare di persone con disabilità con riferimento prioritario alla persona”
Già il discorso di non usare il maschile e il femminile per non essere discriminatori è ridicolo, ma la cosa scivola ancora più nel grottesco quando si arriva alla questione religione, perché non tutti celebrano le vacanze natalizie e perciò bisogna essere sensibili al fatto che delle persone abbiano differenti tradizioni religiose. Pertanto in nome dell’inclusività si invita a non utilizzare il termine Natale e suoi derivati, ma dire solo festività. Non solo: si raccomanda di usare nomi generici negli esempi invece di nomi cristiani, quindi niente più Maria, Giacomo, Giovanni, Pietro, Paolo.
Questa non è inclusività: questo è non voler affrontare davvero i veri problemi e nascondersi dietro soluzioni che sono vere e proprie storture, per non dire vere e proprie prese in giro (ci dimentichiamo come l’Europa tratta gli immigrati, evitando di prendere vere decisione su tale questione?)
Da quando il termine “Natale” è offensivo? Forse è offensivo il nome Buddha o Allah per chi non è della religione cui appartengono?
Da quando riferirsi a un uomo con “signore” o a una donna con “signora” è offensivo?
Da quando è preferibile usare negli esempi nomi che non siano Maria o Giuseppe?
Questa non è inclusività, ma appiattimento, omologazione che si piega a un politically correct che è pieno d’ipocrisia (e che per questo va mandato a quel paese). L’essere non rispettosi non è usare certi termini o nomi, ma violare la dignità umana come fanno quegli uomini che pensano di poter fare alle donne quello che vogliono. Come fanno tante multinazionali che in nome del maggior guadagno lasciano a casa centinaia di lavoratori. Questo è offensivo. La Commissione europea avrà pure fatto una smentita dopo le proteste (e poi ritirato il documento) e l’indignazione che tanti hanno sollevato, ma ormai quel che fatto è fatto e dimostra che non si abbiano le idee molto chiare: la comunicazione inclusiva è altro, come è altro il rispetto.
Si deve lottare per sconfiggere queste cose. Se non si fa così, non si fanno che creare storture su storture che rendono il mondo storto più di quello che è.