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La Ruota del Tempo: prime impressioni sulla serie tv

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Dopo una lunga attesa, La Ruota del Tempo è stata trasposta in serie tv come voluto da tanti fan. Dare un giudizio su di essa senza vederla è impossibile (e non lo si darà, visto che non si ha alcuna intenzione di abbonarsi ad Amazon Prime: se si volessero seguire tutte le serie d’interesse, occorrerebbe un mutuo, dato che sono trasmesse su piattaforme diverse), quindi si parlerà solo d’impressioni.
Chi ha deciso di cimentarsi in questo lavoro, si è imbarcato in una bella impresa, vista la monumentale opera di Robert Jordan conclusa poi da Brandon Sanderson alla sua scomparsa. Il mondo della Ruota del Tempo è molto vasto e articolato, ricco di storia e dettagli, quindi sarà inevitabile che la serie andrà riadattata e che ci saranno dei tagli, a partire dai personaggi, davvero tanti (migliaia). La trama, seppur condensata, non dovrebbe essere stravolta, anche se, come spesso succede, qualcosa andrà perso rispetto ai romanzi; sicuramente l’evolversi della vicenda dovrà essere velocizzata e da una parte questo non è detto che sia del tutto un male, dato che in alcuni casi Jordan faceva avanzare le vicende un po’ a rilento, causa soprattutto il ripetere più e più volte di concetti conosciuti (cosa fatta Sanderson quando ha preso in mano la saga, donandole nuova linfa).

Il trailer ha una bella fotografia è accattivante, puntando sull’adrenalina, sull’azione. Tuttavia, c’è un qualcosa che farà storcere il naso a chi conosce la storia, ovvero un discorso pronunciato da Moiraine (al secondo 45 del trailer): “Il Tenebroso è quasi sveglio. Ma ci sarà uno che potrà tenergli testa. Ed è uno di voi cinque.” Tali frasi sono rivolte a Matt, Perrin, Rand, Egwene e Nynaeve, i giovani che ha raccolto nel villaggio dei Fiumi Gemelli, dove scorre con forza l’Antico Sangue, e si riferiscono all’avvento del Drago Rinato, colui che potrà sconfiggere il Tenebroso. Fossero rivolte solo a Matt, Perrin e Rand, sarebbero giuste, perché le profezie si riferiscono a un uomo, un incanalatore di saidin, vulnerabile alla contaminazione che Fratturò il Mondo l’ultima volta, che porterà devastazioni, ma che è l’unico in grado di sconfiggere Shai’tan, che sta per uscire di nuovo dalla sua prigione. Il fatto che Moiraine non sappia di preciso chi sia dei tre è logico, perché Matt, Rand e Perrin sono tre grandi ta’veren, persone che influiscono sui destini e sugli eventi dei luoghi in cui si trovano semplicemente con la propria presenza: trovarne tre in un unico punto è qualcosa di così straordinario che anche per il più grande conoscitore della profezia è impossibile capire chi sarà il Drago Rinato finché esso non si manifesterà. La serie commette l’errore di far intendere che chi si opporrà al Tenebroso possa essere anche una delle due giovani, che nei romanzi si riveleranno molto potenti, ma che non potranno mai essere al livello del Drago e che non potranno assolutamente essere il Drago.
Moiraine, uno dei personaggi di La Ruota del TempoUna delle tante critiche lette in rete è che la serie sia troppo girl power. Non c’è nulla di sbagliato sul girl power, basti vedere la prima trilogia Mistborn di Brandon Sanderson, con Vin protagonista indiscussa e una dei Mistborn più potenti, se non la più potente; non ci sarebbe nulla di sbagliato neppure nella Ruota del Tempo dato che le donne, su tutte le Aes Sedai, hanno un ruolo molto importante nella storia e molte di loro hanno un potere davvero notevole. Tuttavia, la cosa diventa sbagliata se per fare risaltare il girl power si toglie spazio all’indiscusso protagonista, il Drago Rinato. Moraine ha un ruolo importante nella storia, su questo non ci sono dubbi, ma il suo essere personaggio centrale avrebbe senso se la prima stagione si fosse basata su Nuova Primavera, il romanzo che fa da prequel alla serie: qui, lei è davvero protagonista, mentre nella saga vera e propria è uno dei tanti personaggi che ruotano attorno al Drago Rinato. Tutti importanti, ma nessuno, seppur il contributo dato converga ad aiutare nel conflitto finale, sarà al livello della figura centrale del Drago.
Altra cosa che fa storcere il naso è l’aver letto su diversi articoli in rete l’uso del termine magia: nella Ruota del Tempo non si parla mai di magia, ma di Unico potere, che è composto da un lato femminile, detto saidar, e un lato maschile, saidin. Qualcuno obietterà che sono solo dettagli, cose di poca importanza, ma spesso sono proprio i dettagli a fare la differenza.
E proprio parlando di dettagli ci si sofferma sulla scelta dei costumi: ci sono stati negli anni tanti artisti che hanno disegnato i personaggi dei romanzi e che potevano essere usati come ispirazione, perciò, perché non sono stati realizzati abiti migliori per gli attori?
Gli elementi finora a disposizione non sono molti, dato che la serie è uscita da pochi giorni (19 novembre), tuttavia le prime impressioni non sono del tutto positive (e il fatto che tanti la paragonano alla serie tv delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George Martin non gioca a suo favore, dato che tale serie ha ricevuto elogi ma anche aspre critiche, soprattutto sulle ultime stagioni).

Colori d'autunno 2

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Colori d'autuuno

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Squid Game, Hunger Games e Battle Royale: punti in comune

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Squid Game, Hunger Games e Battle Royale che cosa hanno in comune?
Praticamente partono dalla stessa idea che delle persone sono prese e fatte partecipare a un gioco dove vengono massacrate per il divertimento di altri; per lo più tali partecipanti sono individui comuni che devono divertire gente ricca e al potere che fanno scommesse su chi riuscirà a sopravvivere e vincere. Il livello di violenza è molto elevata.
uno degli elementi più conosciuti di Squid GameQuesti appaiono gli unici elementi che li accumunano, dato che le origini sono differenti. Battle Royale e Hunger Games nascono come libri e poi sono divenuti film, mentre Squid Game che era nato per essere un film è divenuto poi una serie tv perché quando venne proposto non trovò nessun produttore a causa della violenza della trama. Battle Royale e Hunger Game (almeno nel primo capitolo della storia scritta da Suzanne Collins) vedono come protagonisti degli adolescenti, mentre in Squid Game partecipano degli adulti. Sia in Battle Royale sia in Hunger Game vige un regime totalitario che costringe i ragazzi a partecipare al cruento gioco dove solo uno può vincere, mentre in Squid Game le persone sono libere di partecipare al gioco. In Battle Royale e Hunger Games i partecipanti si eliminano tra loro, mentre in Squid Game non è sempre così e spesso è il gioco a eliminare i giocatori.
Anche le origini sono diverse. Gli Hunger Games sono nati a seguito di una rivolta dei vari distretti di Panem contro il regime totalitario che ha sede a Capitol City, una punizione per ricordare sempre che non ci si deve ribellare al potere. In Battle Royale, la Repubblica della Grande Asia Orientale (versione totalitaria del Giappone) usa il gioco per spezzare lo spirito dei cittadini e così non spingerli a ribellarsi. In Squid Game le persone che partecipano al gioco sono perlopiù povere o indebitate e cercano di vincere per cambiare la loro vita.
Se però si va oltre le differenze, si vede che tutti e tre i lavori sono opere di denuncia. Battle Royale fu creato da Khousun Takami per denunciare il sistema scolastico giapponese, che spinge troppo alla competizione gli studenti. Hunger Game denuncia una società che spettacolarizza tutto, anche la morte. Squid Game denuncia le disparità socio-economiche, mostrando le crudeltà che possono essere commesse in nome dei soldi e dal sistema economico.
Non solo: le tre opere mettono i risalto anche altre cose, facendo in primis fare un ragionamento sulla fiducia. Senza la fiducia nei propri simili non ci può essere comunità e non ci si può opporre ai sistemi che soggiogano: se la gente pensa di non potersi fidare di nessuno, allora i sistemi hanno ottenuto una vittoria schiacciante, a cui nessuno mai si opporrà. Se non c’è la fiducia, resta spazio solo per rassegnazione, opportunismo ed egoismo. Tutte cose che non vanno a far altro che rafforzare i sistemi e mantenere ferrea la presa sulle persone, che non vedono possibilità di cambiare le cose, restando ferme a subire, anche se trovano tutto ingiusto, convinte che nessuna ribellione possa andare a buon fine, che non ci possa essere nessun cambiamento.
Elementi interessanti, che giustificano il successo avuto dai tre lavori, ma c’è dell’altro che spiega perché hanno avuto tanto seguito: consciamente o inconsciamente, le persone sono affascinate, alle volte in maniera morbosa, dal vedere le sofferenze altrui. C’è qualcosa nel dolore, nella morte degli che attira le persone a guardare eventi tragici che coinvolgono i propri simili. Non si tratta di una cosa recente, nata con i media, che magari si è rafforzata e ha avuto maggiore diffusione con essi, ma che esiste da prima del loro avvento. Se ci si pensa, quando capita qualcosa di brutto, ci sono sempre gruppi di persone che si assembrano per assistere a eventi tragici, quali incidenti d’auto, incendi o, se si guarda alla storia, alle esecuzioni pubbliche con vere e proprie folle ai piedi dei patiboli.
L’argomento è complesso e sarebbe lungo approfondire le ragioni di tale fascinazione, tuttavia non si può fare a meno di notare che opere del genere attirano tanto anche per questo.