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Il crollo del fantasy

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La copertina di Toll the Hounds di Steven Erikson ben rappresenta il mercato bruciato del fantasy in ItaliaCon l’uscita dei film di Peter Jackson su Il Signore degli Anelli, il fantasy ha trovato un grosso traino che l’ha portato alle luci della ribalta. Case editrici, autori, lettori si sono buttati su questo genere andando così a creare un mercato florido, ricco di prodotti. Tavole rotonde si sono create dove hanno partecipato scrittori e addetti ai lavori, dove in tanti vedevano quanto stava accadendo come il punto di partenza per l’espansione del genere, perché avesse quel riconoscimento che fino ad allora gli era stato negato, venendo sottovalutato e considerato una lettura di serie b, di mero intrattenimento, adatta solo a bambini, adolescenti e mentecatti.
Tanto è stato l’ottimismo e tante le aspettative avute.
Chi però ha saputo osservare, ha potuto vedere, avendone conferma in seguito, che sarebbe stato un fuoco di paglia. I motivi di questa considerazione divenuta realtà sono dovuti al fatto che tutto è stato improvvisazione, si ha avuto fretta di accaparrarsi fette di mercato per ottenere guadagno, ma non ci si è soffermati a curare la qualità del prodotto, a conoscere il genere, ad avere la conoscenza, la preparazione, le basi per realizzare opere di questo genere. Si è sempre seguita la moda del momento (dai romanzi simil Signore degli Anelli al ricercare emuli sempre più giovani di Paolini, dai vampiri al romance in salsa fantastica) puntando solo a ottenere ricavi.
Passato il momento, ci si ritrova a fare i conti con le macerie di un mercato bruciato. Per ingordigia e incapacità si è persa l’opportunità di valorizzare e far crescere un genere. L’illusorio ottimismo (purtroppo tipico ormai dell’Italia) ha portato ad avere cenere tra le mani, portando rimessa alle case editrici e agli autori pubblicati che ora non vendono più o vendono poco, ma anche a chi vorrebbe provare a pubblicare, dato che dopo lo scotto è difficile trovare che è disposto a investire su un genere che è stato bruciato, soprattutto perché non ci sono più lettori nuovi interessati ad approcciarsi al fantasy, data la mediocrità che per anni è stata rifilata. Rimane solo chi è veramente (e lo è sempre stato) appassionato di fantasy e ricerca negli autori del passato che hanno realizzato romanzi di valore e senso.
Chi ha saputo osservare non è meravigliato di quanto successo, perché si è avuto di fronte il tipico modo di fare italiano, che fa tanti proclami e sparate, ma manca di organizzazione, preparazione, capacità, professionalità. Un modo di fare che fa perdere fiducia, con tutto quello che ne consegue. Purtroppo è triste constatare che nel nostro paese ormai è tutto così, che si dà spazio a chi non lo merita (incapaci e raccomandati, perché è questa ormai la mentalità comune diffusa) mentre si preclude ogni via a chi ha capacità, idee, potenzialità e crea qualcosa di valido.