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La rinascita di Shen Tai - Under Heaven - Guy Gavriel Kay

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Grande è la saggezza del cielo, che fin dalla nascita del mondo osserva le vicende degli uomini: sotto la sua volta storie su storie si sono succedute in un alternarsi d’incroci e allontanamenti, in un continuo ripetersi d’errori e insegnamenti, di svolte improvvise e strade lasciate o mai intraprese nel continuo ciclo di vita e morte. Una sapienza di eoni, in cui trovare risposta a qualsiasi domanda, se si conoscesse il modo attraverso il quale attingervi; una conoscenza cui forse solo gli dei hanno la possibilità di raggiungere, mentre ai mortali non resta che trovarla solamente vivendo.
A causa di tale realtà l’uomo avanza attraverso dubbi, senza avere la certezza di dove le proprie scelte lo porteranno: è dunque vero che egli è creatore della propria fortuna o della propria rovina? E’ davvero padrone del suo destino?
Una domanda che gli uomini si pongono generazione dopo generazione, spesso chiedendosi se è meglio seguire la corrente o andargli contro, se piegarsi al vento come fa il giunco oppure cercare di contrastare il suo impeto; sta di fatto che non c’è niente di scritto, che c’è sempre una possibilità di scelta, almeno all’inizio: dopo è solo una conseguenza della strada intrapresa, perché la vita rende quello che si fa, spesso in maniera inaspettata, seguendo vie traverse, all’apparenza inspiegabili.
E’ così che la vita di Shen Tai viene immessa su un percorso imprevisto: un’esistenza tranquilla scossa all’improvviso da un dono giunto come un fulmine a ciel sereno; mai avrebbe ritenuto possibile che un gesto nato per compassione verso il padre defunto, un atto d’onore e anche d’affetto per quello che era stato un grand’uomo, potesse giungere a tanto. Vedere il generale Shen Gao, eroe di una guerra costata migliaia di morti agli imperi in conflitto, trascorrere le giornate nella villa lungo la riva meridionale del fiume Wai, bevendo vino e osservando le foglie e i boccioli di prugno cadere in acqua e perdersi nella corrente fino al giungere della sua morte, aveva lasciato in lui un segno indelebile. Soprattutto le parole del padre, quelle parole che potevano essere considerate un tradimento, lo avevano condotto sul campo di battaglia di cui aveva sentito parlare fin da piccolo per dare sepoltura ai morti, vivendo isolato dal mondo, con l’unica compagnia degli spiriti che di notte urlavano di rabbia e disperazione; parole mosse dal dolore, dal rimpianto, dal senso di colpa nell’aver visto troppi uomini morire per il bene superiore dell’impero, per assecondare equilibri di potere. Uomini morti per una terra che alla fine non sarebbe stata di nessuno; vite spezzate e sacrificate a un bene superiore che non si sarebbe mai ricordato di loro.
E’ in seguito a quanto visto e ascoltato che Shen Tai decide di trascorrere i due anni di lutto che la tradizione impone, cercando di dare sollievo a spiriti inquieti dando riposo alle loro spoglie mortali, conscio d’aver intrapreso un compito che non avrebbe mia portato a termine, adatto agli dei, non agli uomini; un compito che s’è accollato in memoria della voce gentile del padre, inconsapevole che le sue azioni avrebbero attirato attenzione e rispetto e un dono che avrebbe cambiato per sempre la sua esistenza e non solo: duecentocinquanta Cavalli Celesti, un dono degno di un imperatore, giunto forse per ammirazione, forse per capriccio, da parte della principessa di Giada Bianca Chend-wan, diciassettesima figlia dell’imperatore Taizu, data a Taguran per essere una delle spose di Sangrama il Leone, guida dell’impero rivale del proprio paese natio, il Kitan, per sancire la pace tra i due paesi dopo la lunga guerra.
Forze di questo mondo e di quello spirituale si mettono in moto per distruggerlo e per proteggerlo, portandolo in un mare di eventi attraverso i quali occorre muoversi con cautela, seguendo i passi di una danza sottile, alla quale non è avvezzo: proprio questa sua mancanza di conoscenza potrebbe portarlo alla rovina se al suo fianco non si fossero poste figure che fungono sia da guide sia da protettori. Figure di cui Tai non riesce a trovare spiegazione per la loro presenza, se non quella d’essere diventato da persona qualunque a eroe, ago della bilancia tra i poteri che governano e sostengono il Kitan.
In un mondo dove non si è liberi d’esprimere liberamente ciò che si pensa e la verità deve essere nascosta dietro delle maschere, piegandola spesso alle gerarchie e al senso dell’onore imposto dalla società, dove ogni gesto e parola deve sottostare all’etichetta, si scopre passo per passo il complesso equilibrio che regola il governo dell’impero, dove ogni suo membro cerca di trovare il favore di chi ha più potere per avanzare e acquisire posizioni di maggior rilievo e onore. Dal freddo e manipolatore primo ministro Wen Zhou e dallo spietato governatore del Settimo, Ottavo e Nono Distretto An Li, a Wen Jian, la Preziosa Consorte dell’Imperatore Taizu, il Figlio del Cielo, graziosa e seducente figura che sotto amabili e affascinanti sorrisi muove le trame del potere con grande influenza: Guy Gavriel Kay mostra i sotterfugi di una politica immersa in un mondo ricco di fascino ispirato dalla storia della Cina, con le sue tradizioni, i suoi costumi, il suo folclore. Il famoso mondo degli spiriti di cui la cultura cinese è così ricca sembra essere una presenza secondaria all’interno delle vicende del romanzo, eppure ha un peso specifico, fondamentale nello svolgersi dell’intreccio: senza di esso la storia si sarebbe conclusa poco dopo le prime pagine. Senza il timore reverenziale verso gli spiriti e i morti dovuto alla forza che essi sono possono scatenare, Tai non sarebbe stato elevato al rango d’eroe, quasi di santo eremita, per il compito cui si era preso in incarico: un segno di coraggio che in pochi avrebbero saputo dimostrare. Coraggio, ma anche pietà; quella pietà che non ha dimostrato solamente sulle rive del lago di Kuala Nor, ma anche in passato quando aveva prestato servizio presso l’esercito. E che nel presente gli sta portando frutto, rendendogli quanto fatto.
Strade che si lasciano, strade che non vengono mai prese: ogni scelta porta verso una direzione diversa, ma è lo spirito che le ha mosse che decide quale sarà il destino verso cui l’uomo che le ha intraprese va incontro. Un’esistenza dissoluta porterà a una caduta miserevole, così come una mente calcolatrice e sfruttatrice patirà un fato freddo e senza compassione; allo stesso modo, chi si schiererà dalla parte di individui simili patirà uguale sorte.
Molto c’è da imparare dai destini forgiati nel bene e nel male dalle scelte degli uomini, sempre che si sappia osservare e ascoltare la voce della saggezza; quella voce che nasce dal profondo e che sempre consiglia di non rinnegare il proprio essere, di non sottostare a sistemi creati da altri, piegando la propria natura e costringendosi a vivere un’esistenza di angustie e pesi da portare per parole non dette e scelte non fatte per rispettare regole sorte per tradizione, per assecondare il potere di chi sta in alto. Perché si ha solo una vita da vivere e per quanto possa essere importante, come tutte le cose giunge a una fine, perché niente può durare per sempre. Così è l’esistenza sotto il cielo: un grido che sale sempre più in alto tra le pareti delle montagne fino a che non svanisce.

Kay ha dimostrato ancora una volta le sue capacità narrative e di saper creare una storia avvincente e profonda, una prosa intrisa di poesia ed epicità. Ed è bello, per chi come me ha avuto la fortuna di poter leggere altri suoi libri, trovare in questo suo ultimo volume echi di storie già incontrate. Ci sono analogie tra alcuni personaggi di La Rinascita di Shen Tai e la trilogia di Fionavar; quello che salta più all’occhio sono le similitudini tra Shinzu e Diarmuid, entrambi principi del regno in cui vivono: stesso modo scanzonato di affrontare le cose, che però è solo una maschera per celare le reali capacità e acquisire così vantaggio sugli altri. Un modo di lavorare nell’ombra per sopperire alle mancanze di un padre (come lo sono Taizu e Ailell) un tempo grande regnante, ma ormai in declino, che vive nella ricerca di un passato che più non tornerà.
Piccoli dettagli che però, per chi ha apprezzato le opere di questo autore, arricchiscono ulteriormente il libro di cui si è parlato finora.
Per chi ama la poesia, le belle avventure e fare riflessioni sull’uomo e su come agisce, questo è un romanzo che può dare tanto.