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Proteste, scontri, ingiustizie

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La protesta degli operai della Fincantieri ha portato scontri e feriti. Una protesta dura, decisa per difendere un posto di lavoro che per molti significa sopravvivenza.
Triste a dirsi, ma è l’ennesimo fatto d’imprenditori che vogliono guadagnare senza investire, arricchendosi sulle spalle dei lavoratori; un modo per scrollarsi di dosso quelle che sono considerate spese superflue, ma un modo anche, se lo si vuol vedere, per costringere le persone che lavorano, se vogliono mantenere il posto di lavoro, ad accettare condizioni lavorative peggiori, con diminuzioni di stipendio e perdita di diritti. O a rivolgersi alle agenzie interinali per avere manodopera a basso costo, che comporta spese minori piuttosto di avere a proprio carico dipendenti fissi che hanno maturato una professionalità pluriennale e che come tale va ben retribuita.
La scuola Marchionne insegna.
Quando si era detto di stare attenti con il referendum Fiat, che si stava perdendo un’occasione importante per difendere la propria dignità e i propri diritti e che non sarebbe stata limitata solo alla casa automobilistica di Torino, ci si riferiva proprio a questo. Tanti hanno seguito e seguiranno chi ha aperto una strada che porta verso una china pericolosa, l’ennesimo tassello che porta alla rovina.
Non occorre poi meravigliarsi se la gente, vedendosi privata di quanto ottenuto negli anni, insorge e ci sono scontri. Una guerra tra poveri, perché poliziotti e manifestanti sono parte della stessa barca; invece di scontrarsi dovrebbero unirsi in una protesta univoca perché le cause di tanti mali stanno da altre parti. Già perché politici e imprenditori sono sulla stessa sponda, si spartiscono la stessa fetta di potere, essendo collegati tra loro. Ed è per questo che chi governa, fa politica, non dovrebbe avere in nessuna maniera a che fare con nessuna sfera economica: questa non è giustizia.
Ma se fosse un sistema giusto, molte cose non andrebbero in un certo modo e non si sarebbe raggiunto un punto così basso nella storia umana.

2 comments to Proteste, scontri, ingiustizie

  • In questo caso andiamo oltre la normale lotta di classe. perchè questa ditta è addirittura a partecipazione statale. E questo dà la misura di quanto al governo importi della classe operaia…e, viste le reazioni della maggioranza degli italiani, di quanto l’opinione pubblica sia istupidita a forza di media che dicono che tutto va bene. 🙁

    • Già, salvo poi lamentarsi quando l’illusione s’infrange e la realtà crolla addosso. La maggioranza non capisce che nessuno è un’isola e si è tutti collegati e ciò che accade a uno si ripercuote anche sugli altri.

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