Nelle nuvole c’è una fluidità molto simile a quella dell’acqua.
Come il liquido vitale s’adatta a qualsiasi contenitore lo contenga, così le nuvole prendono forma grazie alla spinta del vento, mutando, cambiando in continuazione, lasciandosi trasportare, indifferenti a ciò che saranno o somiglieranno.
Alle nuvole non importa di dove si fanno portare, seguono la corrente, adattandosi alla sua forza, libere viaggiatrici che solcano i cieli come giganteschi flotte di velieri o piccole barche solitarie.
Da sempre gli uomini hanno levato lo sguardo a rimirarle, rapiti dalla loro bellezza, dalla mutevolezza che solleticava l’immaginazione o dalle sfumature che pizzicavano l’animo.
Quante volte sono sembrate un mare di fiamme o una gigantesca onda di spuma pronta ad abbattersi sulla terra.
Quanto volte vedendo un raggio di sole spuntare dietro una di esse si è pensato che fosse un dio che s’affacciasse sul mondo o un angelo che discendesse in mezzo agli uomini.
Tante storie e poesie sono state ispirate da loro, ma più di tutto, quando gli uomini le guardano avvertono una leggerezza che spinge a un’apertura, a un’espansione che è come se aprendo le braccia potessero abbracciare tutto quanto: è un anelito di libertà che toglie per qualche istante ogni peso, ogni catena e costrizione.
E’ questo che l’uomo sente quando le vede: la libertà.
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