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Moby Dick, tra successo e fallimento

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Moby Dick in un'edizione del 1892 Tutti sanno che Moby Dick è il romanzo più famoso di Herman Melville, uno dei libri più apprezzati e famosi della letteratura. Non tutti invece sanno che fu il romanzo che costò la carriera allo scrittore. Melville, quando nel 1851 uscì il volume, era già un autore di successo con due best seller all’attivo a soli trentatré anni; opere leggere e spensierate, facili da leggere. Dello stesso stampo avrebbe dovuto essere anche Moby Dick, ma l’incontro con Nathaniel Hawthorne lo spinse a riscriverlo, rendendolo la storia che è stata conosciuta al mondo. Una storia complessa, che mischiava realtà e invenzione, piena di simbolismo e metafisica e che proprio per questo non fu compresa. Questo e alcune scelte dell’editore discutibili che omisero l’epilogo e 35 passaggi cruciali ritenuti offensivi politicamente e moralmente per i lettori. L’opera della critica fu ritenuta spazzatura, Melville fu accusato di crimini contro la lingua inglese e gli fu augurato di sprofondare negli abissi marini come le balene di cui scrive.
Con quest’opera la sua carriera finì. Nessuno allora seppe apprezzare la grandezza di un’opera che prendendo spunti da fatti reali(l’affondamento nel 1820 della baleniera Essex di Nantucket, dopo l’urto con un enorme capodoglio a migliaia di km dalla costa occidentale del Sud America e le imprese di Mocha Dick, balena che aveva attaccato centinaia d’imbarcazioni, affondandone decine, sul cui dorso spuntavano gli arpioni di chi aveva tentato d’ucciderla), descrive ogni aspetto dell’industria baleniera e lati dell’essere umano come l’ossessione, l’eterna attesa di qualcosa che sempre si insegue.
Solo settant’anni dopo, per puro caso, il ricercatore Raymond Weaver, incaricato dal professor Carl Von Doren, dovendo scrivere una biografia per il centenario della nascita di Melville, scoprendo la novella inedita Billy Budd, permise di riscattare il valore dell’opera Moby Dick e del suo autore. Il vero problema di Melville è che aveva precorso i tempi, realizzando un romanzo che sarebbe stato apprezzato e compreso dalle generazioni future, perché quelle a lui contemporanee non avevano la sensibilità e l’intelligenza per comprendere che cosa avevano davanti.
Un destino non certo raro quello di Melville, dato che per tanti grandi il riconoscimento del proprio valore è avvenuto solo dopo la morte. Una riflessione su come la vita possa essere strana, ma anche sull’intelligenza delle masse, di come la sua limitatezza possa decretare l’insuccesso di persone meritevoli e invece portare in alto chi non ha valore.