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Memoria di Luce

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Memoria di Luce è stata la fine di La Ruota del Tempo. Non la stessa fine che avrebbe scritto Robert Jordan, ma è stata una fine appropriata. Non che Brandon Sanderson abbia stravolto la saga, tutt’altro: ha seguito gli appunti che il creatore della saga ha lasciato, ma non è stata la stessa cosa se fosse stato Jordan ad avere la possibilità di concluderla. C’erano fili della trama che sono rimasti nella mente di Robert e che solo lui sapeva come tesserli: Brandon ha fatto il possibile e nonostante fosse un appassionato lettore della saga, non era stato lui a idearla, a dare vita ai personaggi e al loro mondo.
Nel complesso è stato un romanzo ben scritto, il finale che ci si aspettava: epico, glorioso, pieno di eroi e nemici da sconfiggere, di prove estreme da superare, di limiti da superare, di resistenza e sofferenza.
Avvincente, certo, ma niente colpi di scena che sorprendano, che lasciano di stucco. E’ la storia che da sempre si narra, di civiltà in civiltà: la lotta tra la luce e le tenebre, tra caos e ordine, tra distruzione e creazione, tra bene e male. Una lotta dove alla fine si scopre che la dualità fa parte dell’esistenza e che c’è sempre bisogno dell’opposto perché l’esistenza abbia un senso, perché possa esserci la comprensione necessaria per arrivare alla sua conoscenza. E che il vero nemico è meno distante di quanto si possa pensare.
Una buona storia, certo, ma qualcosa di già visto. Senza andare a scomodare miti, religioni, la parte finale di La Ruota del Tempo, ricorda in molti punti lo scontro risolutivo di Il Sentiero della Notte, terzo romanzo del mondo di Fionavar di Guy Gavriel Kay.
Lo scontro tra gli eserciti del Drago Rinato e quelli del Tenebroso, con i primi che sono in netta inferiorità numerica.
Rand che entra nella montagna dove è racchiuso Shaitan per affrontarlo, proprio come fa Darien quando va a incontrare Rakoth Maugrin in quello che risulterà essere il confronto finale.
Un campione della Luce che per fare la cosa giusta e dare una possibilità al proprio esercito va a sfidare in solitaria il capo delle armate dell’Ombra: una sfida impari, che per far giungere alla vittoria ricalca in modo molto simile un duello accettato al grido di «Per il Cinghiale Nero!».
In uno dei momenti più decisivi, quando tutto sembra perduto per la Luce, il risuonare di un corno ribalta le sorti della battaglia, facendo giungere sul campo la leggendaria Caccia. Anche in questo caso sarà determinante la figura di un bambino.
Tutto ciò non inficia affatto sulla bontà lettura: come si sa, non è possibile scrivere qualcosa che già non si sia visto, dato che storie simili sono già presenti nella letteratura. Memoria di Luce è un romanzo rassicurante, perché dà quello che ci si aspetta di trovare. E alle volte si ha bisogno di qualcosa che dia speranza, conferme che le cose possono migliorare e finire bene.
Tale considerazione non va intesa che è tutto rosa e fiori: di fronte a quello che si va incontro con lo scontro finale, non si può non aspettarsi sangue, dolore, rovina, distruzione, perdita. Ci sono momenti bui, di disperazione, dove tutto sembra perduto, ma poi la situazione si risolleva e nonostante la difficoltà della prova, la si supera. Non poteva essere altrimenti, dato che già si sapeva come sarebbe andato a finire lo scontro epocale da Nuova Primavera; non si conoscevano tutti i dettagli, tutti quelli che erano morti e quelli che erano sopravvissuti, ma si sapeva che l’Ombra non avrebbe prevalso.
Allora perché leggere tanti libri, fino alla conclusione, se già si sapeva come sarebbero andate le cose?
Per scoprire come ci si è arrivati, per vedere come i personaggi hanno vissuto il cammino che li ha portati alla fine, come hanno agito, come hanno affrontato le scelte e gli scogli da superare.
Perché ciò che conta veramente non è tanto l’inizio e la fine, ma il durante, come si vive: è questo ciò che ha veramente importanza, perché è questo che mostra chi si è veramente. Sono le scelte che dicono chi è una persona, come vive, il suo coraggio, i suoi ideali. Così è da sempre. Ed è da sempre che l’uomo è affascinato da storie che mostrano come agiscono i suoi simili, che fanno scoprire verità e consapevolezze, perché tutto nell’uomo è una scoperta.
Per questo La Ruota del Tempo ha avuto successo ed è stata seguita da milioni di lettori: perché è riuscita a toccare corde interiori, rievocando nella mente delle persone memorie che sono sempre attuali.