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G.L. D'Andrea e Kai Zen J-San Lazzaro Estate 2011: Evento e Incontri

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Ieri nella Sala Eventi della Mediateca di S.Lazzaro di Savena, si è tenuto l’incontro con G.L.D’Andrea e Kai Zen J nell’ambito dell’iniziativa culturale Altrimondi, l’ultimo incontro di un ciclo di letture dedicato al fantastico; un modo per rendere consapevoli che questo genere è un altro punto di vista per leggere la realtà. Un incontro interessante perché le letture tratte dalle sue opere (Wunderkind-La Rosa e i tre chiodi, e un’anteprima di un brano del suo terzo romanzo in arrivo) sono state spunti per riflessioni.
La media dei lettori italiani considera un libro un intrattenimento, un’evasione di qualche momento, ma non si rende conto che può essere un mezzo molto potente per far prendere consapevolezza alle persone della realtà; come ha detto G.L.D’Andrea, un mezzo per colpire la realtà. Può essere una difesa, un’arma contro chi vuol far passare menzogne o mezze verità, può smascherare certi meccanismi a cui la gente si è assuefatta o non se ne rende conto. Un libro può essere, citando una frase di V per Vendetta, un usare una bugia per dire la verità, una finzione per far cadere le illusioni che il sistema ha creato per condizionare la gente e farle fare quanto è più utile ai propri interessi; un sistema mosso da persone che hanno voluto distorcere la realtà, che hanno manipolato la percezione delle cose.
Ma come ogni cosa, un’arma può avere un doppio utilizzo: essere usata per qualcosa di positivo come già detto (difesa, preservazione) o qualcosa di negativo (distruzione). E un uso distorto della narrativa fantastica può fare molto male, specie se si fa muovere la narrativa fantastica in base agli stereotipi: tutti sanno quanto può essere fastidioso e limitante avere addosso delle etichette, come lo stereotipo di donna nato negli anni 80 che ha portato poi ad avere l’ormai famoso bunga bunga.
Non è un caso che in questo periodo dove la realtà è diventata iper-realtà( specie dopo eventi come l’11 settembre, come fa notare Kai Zen J), in un modo che non può essere raccontato attraverso il noir, il trhiller o altri generi, molti giovani scrittori abbiano riscoperto il fantastico. Un modo per dare un’etica a questa realtà distorta e dannosa che vuol essere fatta passare per giusta: una responsabilità che questi scrittori sentono quando molti non vogliono farsene carico perché il grosso problema della mentalità vigente nel mondo è il fatto che non c’è una gerarchia di valori che permette di distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato, dove tutto è estremamente relativo, finendo con il vivere in una sorta d’inferno per cui siamo tutti anonimi, dove non si ha un nome, non si ha nemmeno la forza di chiedere di avere una chiave di lettura per capire lo spartito di cosa è bene e cosa è male. E così facendo non si riesce a comprendere come la vera violenza sia la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, come descritto in Cecità di Saramago e e ricordato dall’autore della trilogia Wunderkind.
Un’osservazione profonda, come può esserlo quella che fa notare come adesso, nello stesso modo in cui è avvenuto all’inizio del secolo scorso, nel fantastico le figure ricorrenti sono il vampiro (figura che seduce giovani fanciulle, che le concupisce e che gli dà sangue, la forza per mantenerle senza fare niente; non è un caso che l’attuale idea di molte ragazze sia raggiungere il matrimonio per farsi mantenere e non la propria realizzazione personale) e il fantasma (inteso come corpi che mancano, come quelli dell’11 settembre). Corpi che possono ritornare, come Kai Zen J fa notare ricordando i famosi film sugli zombi di qualche decennio fa di Romero, uno specchio di come è la società attuale; figure che attualmente però non sono utilizzate perché lo zombi è un mostro proletario, mostra la massa e la gente non vuol vedere come è, non vuol prendere coscienza dello stato in cui versa.
Perché questo non si sta ripetendo?
Perché gli artisti non riescono a provare quella rabbia contro il sistema ingiusto che li ha colpiti con forza e che ha colpito tante persone come loro; Romero, King quando scrisse IT, erano furiosi contro il sistema e attraverso le loro opere lo denunciarono, mostrando la sua violenza e il suo orrore.
Per riuscire a far questo occorre vivere le esperienze di persona: solo dopo, la parte che è scrittore, regista, potrà comunicare con gli altri per riuscire a far cogliere la percezione della realtà e far rendere conto dell’ignoranza.
E’ questa la potenza delle storie. E’ questo che succede quando s’incontrano storie meravigliose: la capacità di cambiare la visione del mondo.
Storie che nessuno potrà toglierci.

Un evento piacevole e interessante, come lo è stato il dopo, quando la serata è proseguita in pizzeria, dove ho avuto modo di conoscere di persona Val e famiglia, Giulia e JessicaGiulia e Jessica, perché è bello poter scambiare pareri e opinioni in rete, ma nulla può raggiungere il dialogo che si ha guardando negli occhi una persona: incontri dove si è potuto conoscere meglio delle persone con cui si condividono interessi e passioni, momenti belli e arricchenti, in cui ci si sente a proprio agio e si sta bene.
Una serata davvero positiva, che ho apprezzato (soprattutto grazie alle persone che vi hanno partecipato) e per la quale rendo grazie.