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L'occhio del male

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L’occhio del male è un’opera di Stephen King scritto con lo pseudonimo Richard Bachman e non è una delle sue opere migliori. Il problema del romanzo è che viene svelata fin da subito la vicenda che scatena l’orrore toL'occhio del malegliendo mistero e suspense alla storia. Billy Halleck, mentre guida l’auto, distratto dalla moglie che gli fa un servizietto, investe una zingara, ma al processo la passa liscia. Al padre della morta però la cosa non va tanto bene e lancia una maledizione su di lui e su quelli che l’hanno aiutato a evitare una condanna; Halleck comincia a dimagrire a vista d’occhio e né le grandi quantità di cibo che ingoia, né le cure mediche che riceve lo aiutano. Disperato, dopo aver provato a far rimuovere la maledizione con le buone, ricorre all’aiuto di un malavitoso per venire fuori da una situazione che lo porterà a morte certa.
L’occhio del male si riscatta nel finale, ma per il resto è una lettura che procede lineare, senza colpi di scena e scossoni. Il tema dei rapporti familiari che si logorano e che non sono sempre quello che sembrano, con l’amore che diventa disprezzo e poi odio, il soprannaturale che porta orrore sono temi già visti e su questo non c’è niente di male, ma King ha abituato a scritti di altri livelli per accontentarsi di storie come queste. Pure la caratterizzazione dei personaggi, spesso punto di forza dell’autore, lascia piuttosto indifferenti, non facendo provare empatia per nessuno di quelli che s’incontrano nell’avanzare delle pagine.
In definitiva L’occhio del male è un libro che si può anche non leggere: c’è di peggio, ma c’è pure di meglio. Se si vuole provare qualcosa di spessore di King, tanto per citare alcuni titoli di suoi romanzi, si punti su Il miglio Verde, Pet Semetary o It.

Il corpo sa tutto

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Il corpo sa tuttoIl corpo sa tutto è un’antologia di racconti scritta da Banana Yoshimoto nel 2000 che vede come comune denominatore in tutte le storie il corpo, ma non inteso solo come unione di carne, ossa e muscoli, ma come elemento che unisce materia e spirito e che mostra come si reagisce di fronte alle prove, alle difficoltà, al dolore. Con uno stile leggero, delicato, Banana Yoshimoto accompagna il lettore in un viaggio nelle menti dei protagonisti: non ci sono eventi eclatanti, ma vengono affrontate tutte quelle esperienze che qualunque persona incontra nella vita quotidiana. Strani incontri, la perdita di persone care, i rapporti con le piante, segreti familiari; in Il Corpo sa tutto anche le cose più quotidiane mostrano quanto possono essere ricche e significative, a volte addirittura preziose: si potrebbe parlare della grandezza delle piccole cose.
Lettura piacevole, a tratti quasi sognante, Il corpo sa tutto è un’antologia che può aiutare a riconciliarsi col mondo.

Belle et Sebastien

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Belle et Sebastien è stato conosciuto da una generazione grazie all’anime realizzato negli anni 80 ed è stato conosciuto più di recente con i film realizzati dal 2013 in poi (va ricordato che una televisiva era già stata realizzata in Francia negli anni 60), ma entrambi si basano sui romanzi realizzati da Cécil Aubry (anche se si ispirano molto liberamente a esso). Belle et Sebastien – Il rifugio del Monte Baou racconta come tutto è iniziato.
La storia è abbastanza semplice, ma non per questo superficiale, visto che parla di pregiudizi e se si vuole anche di razzismo. Sebastien è un bambino gitano adottato da Cesar e da sua nipote Angelina dopo che la madre è morta dandolo alla luce nel rifugio del Mont Baou. Vive una vita libera tra le montagne ma non è stato accettato dagli abitanti del paese di Saint Martin, dove ci va malvolentieri perché vittima delle prese in giro degli altri ragazzi e del disprezzo degli adulti. Belle è un grande cane da montagna dei Pirenei che è passata da un padrone all’altro, perdendo fiducia col tempo negli esseri umani; scappata dal canile in cui era stata rinchiusa, vive libera nei boschi, ma viene braccata perché etichettata come pericolosa.
Quando si viene a sapere che girovaga nei pressi del paese, si scatena l’isteria e tutti sono decisi ad abbatterla. Tutti tranne Sebastien, che sente un’affinità con essa, suo nonno, profondo conoscitore della natura e degli animali, e il dottore, che capisce quanto è importante per Sebastiano, ragazzo sensibile e solitario.
Lentamente Belle riesce a riavere fiducia negli esseri umani grazie a Sebastiano e dopo avergli salvato la vita da una valanga farà cambiare idea agli abitanti di San Martin su di lei, che non la vedranno più come la Bestia ma come un buon animale, e su Sebastian, che non verrà più chiamato il Gitano e verrà rispettato perché l’unico a non aver avuto paura di un animale così grande.
Belle et Sebastien è un romanzo per ragazzi che affronta la paura del diverso e le reazioni che da essa insorgono, oltre al pregiudizio e all’ignoranza. Ben scritto, di veloce lettura, può sembrare stereotipato nella creazione dei personaggi, ma se ci si pensa un attimo, di persone come quelle descritte da Cécil Aubry ce ne sono nella realtà.

La grotta dei fiori

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Nelle profondità degli oceani, dove il buio è così fitto che nemmeno la luce può raggiungerle, esiste una grotta che solo poche creature marine conoscono. I fortunati che sono venuti a saper di questo segreto e hanno avuto il coraggio di addentrarsi in acque sconosciute abitate da pesci mai visti, dicono che sia un luogo di grande meraviglia.
Una volta imboccato il tunnel che conduce alla grotta, l’acqua si schiarisce, divenendo più chiara e limpida, come se possedesse una luce propria. Il blu intenso dei primi metri piano piano sfuma in un azzurro sempre più chiaro; il fondale dapprima composto di dura roccia lascia il posto a una sabbia argentea fina fina.
La vera meraviglia però sopraggiunge quando si emerge dall’acqua e si spunta nella grotta. Il soffitto è composto di cristalli bianchi e trasparenti che fanno risuonare l’aria di un suono dolce e rilassante. Accompagnati da essa, ci si ritrova, quasi spinti da una forza invisibile, a passeggiare all’interno della grotta, che è più grande di quel che appare, e a rimirarla: per centinaia di metri il terreno e le pareti sono ricoperti di lussureggiante vegetazione e di migliaia di fiori, come se qualcuno abbia voluto raccogliere tutte le specie esistenti in un unico posto.
E se si dà ascolto alla leggenda, è stato proprio così.
In un tempo in cui la specie umana era agli albori della civiltà, una principessa delle sirene un giorno fu portata da una tempesta lontano dalla sua casa. Quando si risvegliò sulla spiaggia di un’isola, la prima cosa che vide furono i fiori che screscevano ai margini della foresta: rimase colpita dalla loro bellezza, perché non aveva mai visto nulla di simile nei mari e negli oceani in cui aveva nuotato.
Rimase giorni a guardarli, facendosi triste perché avrebbe presto dovuto lasciarli, dato che non poteva vivere a lungo sulla terra; si sarebbe ammalata di tristezza se un vecchio delfino, passando nei suoi pressi e prendendo a cuore la sua sorte, non le avesse raccontato che esisteva un luogo negli oceani dove i fiori della terra potevano crescere. La principessa delle sirene sentì il cuore traboccare di felicità; chiese al vecchio delfino dov’era quel posto e come poteva fare a portarci i fiori. Il saggio animale le spiegò che bastava che avesse i semi di ogni fiori che voleva far crescere e li piantasse nel terreno della grotta di cui le aveva parlato.
Così la principessa partì per un lungo viaggio alla ricerca di tanti semi da piantare. Costeggiò spiagge, risalì fiumi per trovarli, e quando la terra fu un ostacolo troppo grande da superare, avvicinò gli uomini e cantò per loro perché la aiutassero e le portassero i fiori che non poteva raggiungere.
Quando ebbe completato la sua missione, ritornò a casa, desiderosa di poter condividere tanta bellezza con le amiche e le sorelle.
Lavorò a lungo e si prese cura dei fiorellini che sbocciavano e crescevano; la spoglia grotta si fece sempre più verde e colorata, riempiendosi di mille profumi, mentre nell’aria risuonava il dolce canto della principessa; era così dolche che i cristalli si permearono delle sue note, suonandole anche quando lei non c’era. Una volta finito, chiamò le altre sirene perché gioissero di tanta bellezza.
L’amore e la dedizione della principessa delle sirene e dei suoi discendenti per quel luogo ha fatto sì che esista ancora oggi, e tutti quelli che hanno avuto la fortuna di vederlo assicurano che se si guarda con attenzione è possibile scorgere in ogni fiore lo spirito della principessa che sorride felice.

LA grotta dei fiori è un racconto che ho scritto per Piccoli Grandi Sognatori; alla seguente pagina è possibile vedere il video che è stato realizzato.