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Il magazzino dei mondi 2

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Il lungo serpente grigio

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Il vecchio capotribù se ne stava seduto su una roccia. Con la sua pelle abbronzata quasi si mimetizzava con la parete della montagna alle sue spalle. Da ore fissava l’altra parte del baratro, brulicante di rumore e movimento. Era così tutti i giorni da settimane: si cominciava dalle prime ore dell’alba fino a quando il sole non tramontava.
Gli uomini bianchi e le loro bestie metalliche lavoravano come tante formiche laboriose. Macchine, le aveva chiamate uno dei capi degli uomini bianchi quando era giunto nel villaggio scendendo dal cielo su una delle loro rumorose diavolerie.
Per il vecchio capotribù non erano altro che mostri che portavano scompiglio e puzza. Lui era l’unico che la pensava così: gli altri del villaggio li guardavano con spavento ma anche con meraviglia. Soprattutto i giovani, ammaliati dai discorsi degli stranieri: promesse di agiatezza e novità avevano fatto brillare i loro occhi. Li sentiva parlare per ore attorno al fuoco delle meraviglie che sarebbero giunte quando la via per il nuovo mondo sarebbe stata terminata.
Ma più il vecchio capotribù osservava gli uomini bianchi e il loro lavoro, più si convinceva che niente di buono sarebbe giunto da loro. Più il lungo serpente grigio (ponte, così lo avevano chiamato gli uomini bianchi) si allungava sul baratro, più i suoi presagi si facevano foschi. Si stava convincendo che avrebbero fatto alla sua montagna quanto vedeva nell’altra: centinaia di alberi abbattuti, un intero fianco strappato via per costruire il loro gigantesco sentiero.
Gli uomini bianchi, per giungere ai loro fini, avrebbero calpestato qualunque cosa; non avevano rispetto per nulla. Erano amichevoli, sorridevano sempre, ma i loro sorrisi nascondevano la loro natura distruttrice e piena di brama.
Dicevano che erano venuti per aiutarli, per migliorare la loro vita, ma aveva capito dai loro sguardi, quando osservavano le collane delle donne, che erano giunti per strappare le pietre celate nel cuore della montagna.
Quella sera, quando tornò al villaggio, invece di andare subito a dormire come faceva sempre, si sedette davanti alla sua capanna, osservando le danze attorno ai fuochi, ascoltando il chiacchiericcio delle donne e le risate dei giovani.
Quando tutti furono andati a dormire, il vecchio capotribù si alzò e lentamente s’incamminò nella notte. Alla luce morente dei falò, guardò per l’ultima volta il villaggio che lo aveva visto crescere, trovare l’amore, vedere morire amici e parenti, nascere figli e nipoti. Quello era stato per tutta la sua vita il suo mondo.
Ma ormai quel mondo stava per finire, stritolato da quanto il lungo serpente grigio avrebbe portato, distrutto da estranei che non lo conoscevano e dalle nuove generazioni che troppo in fretta lo stavano dimenticando.
Non poteva fare nulla per salvarlo. Ma non avrebbe permesso a nessuno di rovinare il ricordo che ne aveva.
Accompagnato dalle memorie di un’intera vita, il vecchio capotribù s’inoltrò nella foresta, prendendo il sentiero che solo chi stava per giungere alla fine dei suoi giorni percorreva.

Shadows for Silence in the Forest of Hell

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Shadows for Silence in the Forest of HellShadows for Silence in the Forest of Hell è una novella del Cosmoverso scritta da Brandon Sanderson. Una storia ambientata in un mondo cupo, dove la maggior parte delle persone vive all’interno di forti, dove viaggiare al di fuori di esse è pericoloso per via delle Ombre, una sorta di spiriti dei morti, visibili solo di notte, ma sempre presenti. Ci sono delle regole per sopravvivere a esse: non attirare la loro attenzione e avere sempre con sé dell’argento.
Per non attirare l’attenzione occorre non accendere dei fuochi o avere delle fonti d’illuminazione forte, e non versare sangue; la reazione nei due casi è differente e ce ne si accorge dal cambio di colore degli occhi delle Ombre, oltre che dal fatto che con il sangue queste creature entrano in uno stato di frenesia che le porta a uccidere chiunque sia a portata delle loro grinfie.
L’argento, oltre a essere l’unica cosa in grado di ferirle e ucciderle, funge anche da protezione e da barriera contro di esse, oltre che da cura per il loro tocco che risucchia la vita e porta all’avvizzimento della carne.
Altro elemento che tiene lontano le Ombre, sono i maiali: una cosa strana per chi non è di quel mondo, ma pare che funzioni e per restare al sicuro, ci si rivolge a qualsiasi cosa, proprio come fa Silence Montane, la proprietaria di una locanda ai margini delle Foreste. La sua non è una vita semplice, con debiti da pagare e il rischio di finire asservita (insieme alla sua famiglia) se non riesce a farlo; con sempre meno viaggiatori che arrivano alla sua locanda e le spese per mantenere la barriera d’argento che tiene fuori dalla sua tenuta le Ombre, la sua sembra una situazione disperata , destinata a finire in un solo modo. Ma nessuno sa che lei è la Volpe Bianca, un cacciatore di taglie temuto da tutti i briganti.
Ancora una volta Sanderson è bravo a creare un’ambientazione che affascina e colpisce, dove tutto è pericolo e solo l’intelligenza e la conoscenza posso far sopravvivere. Anche in Shadows for Silence in the Forest of Hell i protagonisti sono individui senza superpoteri e proprio questo rende più coinvolgente e appassionante la lotta che compiono contro forze più grandi di loro. Sanderson non può far mancare un colpo di scena (per chi avrà modo di leggere Shadows for Silence in the Forest of Hell, vedere il rapporto tra Silence e sua nonna). Una piacevole lettura, che non deluderà i fan dell’autore.

Sixth of the Dusk

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Sixth of the DuskSixth of the Dusk è una novella scritta da Brandon Sanderson ambientata nel Cosmoverso ma non legata a nessuna della ambientazioni conosciute nei suoi romanzi. La magia non è presente con forza come accade in Mistborn o nelle Cronache della Folgoluce; niente di così potente da far compiere gesta mirabolanti. Ci sono delle persone, come i Cacciatori, che hanno delle particolari abilità, ma non sono innate, bensì vengono trasmesse da particolari specie di uccelli. Sixth, il protagonista della vicenda, ne ha due: Kokerlii offre una schermatura mentale a chi sta vicino, rendendolo invisibile alle altre creature, Sak avvisa del pericolo inviando delle visioni in cui mostra il modo in cui si può morire se si fa una certa azione.
Simili uccelli sono molto ricercati e solo i Cacciatori sanno dove trovarli e come addestrarli. Il loro è un segreto che custodiscono gelosamente, visto i grandi pericoli che corrono nel loro mestiere.
Il mondo descritto da Sanderson è un mondo fatto di isole, alcune civilizzate, altre ancora selvagge, dove la morte può avvenire a ogni passo a causa di animali, piante, insetti o il terreno stesso. Gli oceani non sono da meno, abitati da creature gigantesche chiamate ombre. Un mondo per certi versi arcaico, praticamente incontaminato, ma che sta per finire perché gli uomini per far andare avanti la loro società vogliono civilizzare ogni terra che conoscono. Ammaliati dai doni concessi da esseri giunti dal cielo su astronavi, non si sono resi conto che stanno venendo usati e che il loro progresso tecnologico ha un prezzo da pagare. Solo Sixth si rende conto del grande pericolo cui tutti loro stanno andando incontro, mettendo da parte la sua ritrosia a interagire con gli altri uomini, che vede come invasori di territori che ritiene riservati per pochi, e decidendo di metterli in guardia di quello cui stanno dando incontro grazie anche all’aiuto di Vathi, una studiosa giunta sull’isola di Patji assieme alla compagnia colonizzatrice.
Sixth of the Dusk è una storia avvincente, adrenalinica, dal ritmo serrato. Sanderson è bravo a far percepire il pericolo presente a ogni passo, le minacce cui i protagonisti sono costantemente sottoposti. Apprezzata la scelta di far superare gli ostacoli ai protagonisti grazie alla loro intelligenza ed esperienza, piuttosto che a poteri eccezionali. Lettura consigliata, con un finale aperto che può far presagire a possibili sviluppi futuri, anche se per ora non ci sono le avvisaglie di un continuo della storia.

Colline boscose

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Colline boscose

Letto di fiume

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