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Il magazzino dei mondi 2

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Cose che non fanno bene a un libro

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Innanzitutto la superficialità, la fretta nel voler sviluppare la storia; la cosa migliore da fare quando si ha fretta invece è andare con calma, dare tempo a vicende e personaggi di arrivare a maturazione, permettere che si evolvano con il giusto ritmo, dosando gli elementi che invoglino il lettore ad andare avanti nella lettura. Un buon esempio di questo modo di fare è Brandon Sanderson, capace di creare un’atmosfera di mistero che chi legge vuole arrivare a svelare l’intrecco seguendo le tracce che l’autore lascia lungo il cammino della lettura.
Poi, anche se si scrive una storia con ambientazione fantastica, non bisogna cadere nell’errore di essere banali, nel creare leggi di un mondo inverosimile: il lettore va rispettato, s’accorge delle incongruenze e anche se legge una storia di genere fantasy desidera che il mondo in cui si è calato sia credibile, non gli faccia avvertire la sensazione che c’è qualcosa che non quadra. Per questo la caratterizzazione dell’ambientazione e l’attenzione ai dettagli sono di primaria importanza. Ciò non significa che ci si debba dilungare in lunghe descrizioni particolareggiate: si rischia di stancare, anche con le migliori idee del mondo. Occorre usare sintesi, che con le giuste pennellate permette di dire tutto senza usare fiumi di parole, aggettivi e avverbi.
Con i mezzi fin qui elencati, quindi, si hanno i mezzi per realizzare un buon romanzo?
Le basi sono buone, ma questo può non essere sufficiente.
Occorre innanzitutto avere una storia valida da raccontare, un’idea capace di essere trasmessa perché veramente sentita dallo scrittore: un lettore s’accorge se è così oppure se l’autore sta scrivendo semplicemente seguendo la moda del momento, sfruttando l’attimo, cercando di raccogliere utenti che portano profitto al proprio conto in banca. Tra le pagine del romanzo nel primo caso si riesce a percepire che ciò che si sta leggendo ha qualcosa in più rispetto alla media: è qualcosa di vivo che sta instaurando un dialogo con il lettore, sta comunicando ciò che l’autore durante il suo viaggio di creazione dell’opera ha visto, vissuto e poi riportato.
Se si ha tutto questo, allora si può scrivere una buona storia?
Certamente, anche se si rischia di rovinarla se si eccede in eccessi, come nel caso di Sopravvissuti di Richard K.Morgan.
Lo scrittore inglese è riuscito a creare un mondo credibile, con la giusta dose di mistero e un realismo e una caratterizzazione dei personaggi profondi, capaci di lasciare un segno: disincanto e perdita sono temi ben presenti e realizzati nel suo romanzo, così come è ben mostrato l’essere diversi dalla massa e il prezzo che si paga, oltre alla violenza e al disprezzo che si ha nei riguardi di ciò che non si capisce, che non è conforme al conosciuto. Intolleranza, estremismi religiosi e di pensiero, ottusità e chiusura di pensiero: elementi che rendono reale e credibile un mondo fantastico, dove i protagonisti sono davvero sopravvissuti a un sistema che va avanti senza pietà, capace di schiacciare i deboli e chi non possiede i mezzi per non essere calpestato, che sfrutta e getta via quando non si è più utili, dove tutto è sacrificato al potere, agli equilibri politici e i sentimenti hanno scarso valore.
Un romanzo che sarebbe davvero molto buono, se non fosse per un eccesso: la descrizione di alcune scene di sesso. Morgan sembra compiacersi nel particolareggiare la loro descrizione, entrando nei dettagli, come se stesse girando un film hard. Il realismo va bene, il sesso non è un tabù e va mostrato se si confà alla storia, ma in una lettura non ci stanno simili pruriginosità, se le si vuole ci si indirizzi verso altri lidi (pornografia): ci sono altri modi per mostrare scene e situazioni. In questo Morgan scade, perché così facendo s’adatta a un sistema dove il sesso deve essere mostrato in maniera tale da attirare un maggiore numero di lettori a sé, d’aumentare il suo bacino d’utenza. Una scelta che fa scadere e non di poco un romanzo che altrimenti sarebbe stato veramente d’alto livello.

Di Dei e di Demoni

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Gli uomini comuni fanno una distinzione tra dei e demoni, Poltar, ma è l’ignoranza che li fa parlare in questo modo. Quando le potenze soprannaturali fanno la nostra volontà, noi li veneriamo quali dei; quando ci ostacolano e ci frustano, li odiamo e temiamo come demoni. Sono le stesse creature, le stesse perverse cose disumane.

Sopravvissuti – Richard K. Morgan