Racconti delle strade dei mondi

Il falco

L’inizio della Caduta

 

Jonathan Livingston e il Vangelo

Jonathan Livingston e il Vangelo

L’Ultimo Demone

L'Ultimo Demone

L’Ultimo Potere

L'Ultimo Potere

Strade Nascoste – Racconti

Strade Nascoste - Racconti

Strade Nascoste

Strade Nascoste

Inferno e Paradiso (racconto)

Lontano dalla Terra (racconto)

365 storie d’amore

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L’Ultimo Baluardo (racconto)

365 Racconti di Natale

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Il magazzino dei mondi 2

Il magazzino dei mondi 2

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Il magazzino dei mondi 2
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Promozione aprile

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Dal 6 al 20 aprile, L’Ultimo Potere, L’Ultimo Demone, Strade Nascoste e Strade Nascoste – Racconti saranno in promozione sui vari store con uno sconto del 25 % (ovvero saranno in vendita a 1.49 E).

Cambiamento delle royalties degli e-book su Amazon

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A partire dal 15 gennaio, le royalties degli ebook su Amazon sono cambiate; con il nuovo anno anche Streetlib, con cui pubblico le mie opere, ha dovuto adeguarsi alle condizioni imposte da Amazon.
Ecco che cosa è cambiato.
Ora i libri vengono fatti rientrare in due modelli.
•Modello Standard: prevede un guadagno pari al 25% del prezzo di copertina.
•Modello Enhanced: prevede un guadagno pari al 60% del prezzo di copertina* al netto dei costi di spedizione che sono così calcolati:

Amazon.com
USD $0.15/MB
Costo minimo: USD $0.01

Amazon.ca
CAD $0.15/MB
Costo minimo: CAD $0.01

Amazon.co.uk
£0.10/MB
Costo minimo: £0.01

Amazon.de, Amazon.fr, Amazon.es, Amazon.it, Amazon.nl
€0.12/MB
Costo minimo: €0.01

I libri vengono fatti rientrare nel modello Standard o Enhanced in base al prezzo di copertina:
•Prezzo inferiore a €2,99 → Standard
•Prezzo tra €2,99 e €9,99 → Enanched
•Prezzo oltre€ 9,99 → Standard

Strade Nascoste, L’Ultimo Potere, L’Ultimo Demone, Jonathan Livingston e il Vangelo, seppur con un prezzo di 1.99 E non rientrano nel modello standard e mantengono le royalties al 60 % perché non sono coinvolti nei libri pubblicati dagli editori indipendenti indicati poco sopra, che rispondono ai seguenti requisiti:

•caricati a partire dal 1° agosto 2017

oppure

•con un numero di vendite inferiore a 25 unità nei 12 mesi dal 1° agosto 2016 al 31 luglio 2017.

I libri caricati al di fuori dei periodi/condizioni indicati mantengono per il momento le condizioni già previste per il calcolo delle royalties.

C’è questo “per il momento” che non è tanto piacevole e fa presagire che Amazon può decidere quando vuole di cambiare le condizioni (per il momento, da quel che ho visto dal 15 gennaio ad adesso, le royalties si sono mantenute al 60%). In questo caso, le cose per quanto riguardano i prezzi degli e-book che ho realizzato, potrebbero cambiare, come spiegherò fra poco.
Strade Nascoste – Racconti, essendo stato pubblicato il 22 gennaio 2018 e avendo il prezzo di 1.99 E, rientra nel modello standard e percepirà royalty al 25%.
Per quest’opera avrei potuto aumentare il prezzo a 2.99 E per mantenere le royalties al 60%, ma essendo una raccolta di racconti, seppur legata a un romanzo corposo, non ho reputato giusto far pagare di più ai lettori una decisione presa da Amazon. Dal mio punto di vista, una serie di racconti non può costare più di un romanzo; naturalmente dipende dalla lunghezza dell’opera, perché è illogico (portando un esempio estremo) che una raccolta di racconti di mille pagine costi meno di un romanzo di cento pagine.
La decisione di Amazon però non mi è piaciuta, anche se per questa volta ho deciso di lasciare lo stesso prezzo delle altre opere; per i prossimi lavori però mi vedrò costretto a utilizzare come prezzo 2.99 E per mantenere le royalties al 60%, anche se sono consapevole che l’aumento dei prezzi può non piacere a lettori (a nessuno piacciono i rincari) e questo potrà influire sul numero di vendite.
Qualcuno potrebbe obiettare che il 25% è un’ottima percentuale, che tanti autori che pubblicano con le ce tradizionali lo vorrebbero, ma ci sono dei punti che non vengono presi in considerazione. Qui si sta parlando di e-book, non di libri cartacei, quindi non ci sono costi di materiale e di produzione. Inoltre con una ce tradizionale ci sono pure i costi che lei si sobbarca per la distribuzione e la promozione, cosa che un autore autopubblicato non ha e per le quali si deve dare da fare personalmente. Senza contare che se si pubblica con una ce, in teoria si ha anche il servizio di editing (in pratica ci sono ce che questo servizio non lo fanno, ma vogliono avere il testo già editato, con l’autore che deve pagare personalmente un editor).
Guadagnare un quarto di due euro, dopo che si è fatto personalmente tutto il lavoro di stesura, revisione, correzione, realizzazione della copertina e dell’e-book, e ci si sobbarca la promozione, è poco; dato che lo store a parte mettere in vetrina non fa altro, tenersi una fetta così alta di guadagno è troppo.
Come ho già scritto, quella di Amazon è una scelta che non mi è piaciuta, perché uno dei punti di forza per gli autori autopubblicati per vendere è tenere prezzi bassi; 2.99 E rimane ancora un prezzo basso, vista anche la lunghezza delle opere che ho realizzato (si parla di diverse centinaia di pagine), ancora di più confrontandolo con quelle delle ce (spesso costano come minimo il doppio e hanno meno pagine) o con quelle di altri autori autopubblicati, che con lo stesso prezzo vendono opere di poche decine di pagine. Purtroppo però si deve avere a che fare con un mercato dove la gente legge sempre meno e si hanno dei pregiudizi verso le opere autpubblicate (a volte a ragione, ma bisognerebbe valutare caso per caso, non fare di tutta l’erba un fascio).
Perché Amazon ha effettuato questo cambiamento?
Si possono fare delle supposizioni.
Un modo per limitare le autopubblicazioni.
Oppure un modo per cercare di guadagnare di più dalle autopubblicazioni, dato che tanti vendevano a 0.99 E e 1.99 E.
Amazon ha sempre avuto una politica spesso opinabile; si potrebbe anche non avere a che fare con esso (Strettlib permette di scegliere gli store su cui pubblicare), ma purtroppo si deve tenere conto che, se non si vuole limitare la diffusione delle proprie, Amazon è lo store che fa vendere di più, perché tanta gente acquista su di esso per le condizioni che pone verso il cliente. E il cliente è contento, anche se non si pone domande a che prezzo ciò avviene (ovvero, si gioca sulle pelle altrui, basta pensare alle condizioni lavorative dei dipendenti di Amazon).
Vedrò come andrà la decisione che metterò in atto per le prossime opere (e non solo per esse, se le cose attuali dovessero cambiare), anche se temo che ne pagherò le conseguenze (riferito al numero di vendite), ma è qualcosa che non dipende da me ed è questa la cosa che più m’infastidisce.

Promozione Natalizia

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Dal 23 dicembre al 6 gennaio Strade Nascoste, L’Ultimo Potere, L’Ultimo Demone, Jonathan Livingston e il Vangelo saranno in promozione sui vari store con uno sconto del 50 % (ovvero saranno in vendita a 0.99 E).

Promozione 24-28 novembre

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Dal 24 al 28 novembre, L’Ultimo Demone e Strade Nascoste saranno in promozione sui vari store con uno sconto del 25 %.

Intervista su Leggere Distopico.

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Per chi fosse interessato, segnalo che sul sito Leggere Distopico c’è una mia intervista inerente L’Ultimo Potere e L’ultimo Demone.
E già che ci si è, se interessa il genere distopico e post-apocalittico, suggerisco di dare un’occhiata agli altri articoli di Leggere Distopico: sono interessanti.

Promozione d'ottobre

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Per tutto il mese di ottobre Strade Nascoste, L’Ultimo Potere, L’Ultimo Demone e Jonathan Livingston e il Vangelo saranno in promozione sugli store con uno sconto del 50%, ovvero potranno essere acquistati a 0.99 E anziché 1.99 E.

Desiderio

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Desiderio è il racconto con cui ho partecipato alla terza tappa del contest Ferragosto d’Inchiostro 2017 di Writer’s Dream. Come le precedenti tappa, il tema era libero, purché si usasse uno degli incipit e uno dei finali messi a disposizione dallo staff; Desiderio è la continuazione di Mostri e mostra il punto di vista di un personaggio qui incontrato.

Camminava in mezzo ai campi, assorto in chissà quali pensieri. Non fece caso al piccolo orso che lo seguiva, né alla biscia che lo osservava avvolta a un ramo. Fu il pinguino, però, a riportarlo alla realtà.
“Sanno che nel mondo reale non farò passi falsi, perciò cercano d’entrarmi nella mente mentre dormo, utilizzando il Mondo dei Sogni.” Il vecchio continuò a camminare disinvolto. “Astuto tentare di carpirmi informazioni ritenendo che l’inconscio possa tradirmi; ma io non sono sprovveduto come quella strega. Sprovveduta, ma è stata utile: le sue azioni mi hanno permesso di raccogliere elementi interessanti.”
Si mise a fischiettare mentre lanciava rapide occhiate all’orso che si grattava la schiena contro un albero e al pinguino che zampettava su un lago ghiacciato spuntato in mezzo al campo; della biscia nessuna traccia. “Aspetteranno un pezzo prima che gli riveli qualcosa: non sono gli unici a sapersi muovere nel Mondo dei Sogni.”
Fece un profondo respiro e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, si risvegliò nel letto della camera di motel che aveva preso per quella notte. Accanto a lui la ragazza giaceva immobile. Osservò il suo seno nudo alla ricerca di movimento. “L’ho prosciugata del tutto: avrei dovuto controllarmi di più.” I suoi occhi si soffermarono sui capezzoli che poche ore prima aveva succhiato con avidità. “Peccato: ci sapeva fare.” Emise un sospiro osservando le lunghe gambe tornite e le natiche bianche e sode come uova di struzzo. “Una sciacquetta come tante, ma una sciacquetta di prima qualità.” Un ghigno comparve sul suo viso. “Se avesse avuto un po’ più di cervello, non sarebbe stato così facile circuirla. E invece…una battuta, un drink, un paio di banconote e portarla a letto è stato un gioco da ragazzi. Sicuramente riteneva di fare soldi facili con una sveltina da due minuti. “Cosa vuoi che combini ormai questo vecchio: gliela faccio annusare un po’, mi ci struscio addosso e bum! Già cotto: chissà da quant’è che non vede un po’ di pelo” avrà pensato. E invece…”
Sogghignò al ricordo della faccia di lei quando aveva visto di cosa era capace e di come la sua espressione era mutata da sbigottimento a piacere crescente. Sudava, gemeva, ansimava e, nonostante fosse ormai stremata, lo incitava a continuare. Una volta colmatosi della sua energia sessuale, si era staccato da lei; era convinto che si sarebbe ripresa, ma per il suo cuore e la sua mente lo sforzo doveva essere stato troppo.
Diede uno sguardo agli occhi fissi della ragazza. “Completamente bruciata. Ma in fondo non è colpa mia: è quello che voleva. Anche lei era una lussuriosa; anche lei era una schiava di questo vizio.” Si massaggiò il collo, compiaciuto. “Questa era la sua debolezza. Ma per me è diverso: la lussuria mi dà forza e più mi addentro in essa, più acquisisco potere. Presto ne avrò a sufficienza per raggiungere l’obiettivo.” Si alzò in piedi, dirigendosi verso l’armadio: tirò fuori la divisa militare, posando lo sguardo sulle medaglie affisse su di essa. Molti uomini ritenevano che fossero il mezzo grazie al quale rimorchiava facilmente le donne, ma per lui rappresentavano solo la menzogna che era diventata la sua vita. Il sorriso svanì dal suo volto.
L’avevano chiamato audace, anima indomita. L’unica cosa che aveva saputo fare era sopravvivere e non l’aveva neppure voluto: quel giorno avrebbe voluto morire come tutti gli altri, ma aveva avuto la sfortuna di non beccarsi neppure una pallottola e gli era mancato il coraggio di piantarsene una in testa. Tutti i suoi compagni erano un ammasso di carne sanguinolenta, falcidiati dalle mitragliatrici o fatti a pezzi dalle granate. Una giornata lunga un inferno, dove aveva creduto d’impazzire in mezzo a tutte quelle urla ed esplosioni. Quando era giunta la sera, solo in due erano ancora vivi sul campo tra nemici e alleati: lui e il suo migliore amico, privato delle gambe da una mina.
«Te la caverai. Tu vivrai» non faceva che dirgli tenendolo tra le braccia; aveva continuato a ripetere quelle parole fino all’alba, quando erano arrivati i rinforzi.
«Lascialo andare: è morto da ore!» non facevano che urlare mentre cercavano di staccarlo dall’amico.
Quel che successe dopo era qualcosa di frammentato e confuso. Ricordava che la propaganda militare non si era fatta sfuggire l’occasione di creare un eroe, stravolgendo e ingigantendo i fatti: su qualunque media, in qualsiasi occasione, non facevano che dire che lui, unico sopravvissuto del plotone, aveva continuato a combattere per ore, uccidendo i nemici rimasti e conquistando un importante punto strategico.
«Un eroe» sussurrò posando le dita sulle medaglie. Proprio lui, che in quello scontro non aveva sparato un solo colpo, rannicchiato per tutto il tempo in una buca a tremare. Si era fatto usare senza accorgersene, facendosi fotografare, rilasciando interviste dove ripeteva quello che gli era stato ordinato di dire.
Poi la guerra era finita e non era più servito; solo quando non c’era stato più nessuno che lo guidasse, si era reso conto di cosa era realmente successo. La verità lo spezzò. Il dolore non gli diede tregua. Né l’alcool né la droga riuscivano a placarlo; solo quando faceva sesso riusciva a sedarlo. Si buttò tra le braccia di decine di donne, lasciandosi andare alla lussuria più sfrenata per non ricordare, per dimenticarsi di se stesso. Fu allora, ormai legato indissolubilmente alla lussuria, quando ormai non poteva più tornare indietro, che Liluth, signore di quel vizio, si rivelò e gli mostrò una nuova realtà, un mondo nascosto, e gli spiegò come il vizio era potere, un potere che permetteva d’ottenere tutto quello che si voleva; gli insegnò come addentrarsi sempre più in esso e acquisire sempre più forza. Fu allora che gli disse che era prigioniero e che, se voleva esaudire quello che desiderava, doveva scoprire dove avevano confinato il suo spirito e raccogliere energia sessuale sufficiente a dargli la forza per sorgere di nuovo.
Lanciò un’occhiata al cadavere sul letto. “Ce ne saranno ancora tante come lei prima che acquisisca il potere necessario per liberare Liluth e far sì che entri in me e io diventi lui.”
Mentre s’infilava i pantaloni, ripensò alla strega. “Avrebbe potuto darmi una grande quantità d’energia: la lussuria scorreva potente in lei. Così potente da essere una Posseduta, come me. Avrei potuto cercare di farmela, ma si sarebbe accorta che c’era molto più del semplice godimento in ballo. No, non potevo rivelare come funzionava il potere che veniva da Liluth: sarebbe diventata troppo pericolosa.” Prese ad abbottonarsi la camicia. “Quella sciocca era convinta che fosse il sangue delle vittime a dare forza al Demone e che lui, per ringraziarla, gliene concedesse una parte. Non immaginava che il potere in lei cresceva tutte le volte che fotteva le ragazze che rapiva; avesse capito questo, ora sarebbe più forte di me. Ora lei sarebbe viva e io morto.” Si sistemò la cravatta. “Ma non l’ha fatto e sono io quello che continua a vivere. Sono io l’unico che rimane sul campo di battaglia.” Fece una smorfia. “Proprio come allora. Ma quando avrà liberato Liluth e avrò tutto il suo potere, le cose cambieranno.” Tirò fuori dalla tasca una vecchia foto. «Tu vivrai» disse all’immagine dell’amico che gli sorrideva seduto su un carro armato.
Mentre si allontanava dal motel, una voce nella sua mente non faceva che sussurrargli sempre le stesse cose. “Sarebbe stato meglio se ti fossi sparato in testa quel giorno: non hai fatto altro che portare sofferenza a tutti quelli che hai incontrato. Non sei che un mezzo che altri sfruttano, adesso come allora, e da ciò non ne è venuto, e non ne verrà, nulla di buono. L’unica cosa che hai ottenuto è perderti per sempre.” Serrò le labbra, ricacciando la voce nel pozzo più buio della sua anima.
Adesso era inutile avere rimpianti. Aveva scelto e di questa scelta avrebbe dovuto vivere. E pagarne le conseguenze.

Mostri

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Mostri è il racconto con cui ho partecipato alla seconda tappa del contest Ferragosto d’Inchiostro 2017 di Writer’s Dream. Come la precedente tappa, il tema era libero, purché si usasse uno degli incipit e uno dei finali messi a disposizione dallo staff; Mostri è la continuazione di Il Rosso e il Nero e mostra il punto di vista di un personaggio qui incontrato.

C’era una volta una principessa che viveva in un castello incantato. Era bella, buona e gentile e tutti vivevano in pace e armonia. Poi la principessa impazzì e diede inizio al massacro.
Questo poteva essere l’inizio di una delle sue favole preferite da piccola; le erano sempre piaciute le storie cupe e macabre: avrebbe voluto farne parte. I lieti fine la irritavano, perché nella vita reale le cose non finivano mai bene; gli eroi li detestava, perché erano figure false, costruite per illudere i bambini e farli sottomettere alla morale degli adulti. Adorava stare dalla parte del mostro; forse perché s’identificava in lui. Forse perché già allora era consapevole d’essere come lui. Sì, un mostro, proprio come la etichettava la maggior parte della gente. Era chiamata anche in un altro modo: strega. Due termini differenti, ma entrambi pronunciati con lo stesso disprezzo, lo stesso timore, lo stesso odio. Ma non li vedeva come qualcosa di negativo, anzi, erano un vanto, perché far paura significava essere rispettati. Lo diceva sempre la sua maestra: meglio carnefici che vittime. E aveva ragione. Dannatamente ragione: a essere vittime si stava da schifo.
Se i fianchi e le gambe non le avessero fatto un male d’inferno, avrebbe trovato quasi divertente come alle volte la sorte esaudiva i desideri: era la protagonista di una delle storie che tanto apprezzava. Solo che le cose non erano andate come sognato. Certo, si trovava in un castello incantato, pieno di poteri, di essenze soprannaturali; il suo proprietario, anche se non era una principessa, era stato pazzo come lei e aveva compiuto massacri in quel luogo per una vita intera. Così tanti ed efferati che aveva stravolto la sua natura, impregnando la sua essenza di dolore, orrore, paura in maniera tale che, anche se non esisteva più nel Mondo Materiale, continuava a persistere nel Mondo Spirituale.
“Ero così sicura di me, così eccitata dalla ricompensa che il mio signore mi avrebbe elargito una volta liberato, che non mi sono accorta della trappola. Eppure non mi sono sbagliata: lui c’era, conosco bene la sua aura. Come hanno fatto quei due maledetti a incastrarmi?” la sua mente lavorava febbrilmente mentre correva.
«Oh, guarda Nero…pensa che siamo dei semplici umani» aveva detto il gatto prima di rivelare la sua vera natura.
“Avrei dovuto sospettare che come guardiani avrebbero messo degli spiriti potenti. Talmente potenti da celare la loro aura ai mei poteri.” Ora però era tardi per recriminare. “Devo trovare una breccia nella barriera per tornare nel Mondo Materiale: è l’unico modo che ho per sopravvivere.”
Un cancello si aprì all’improvviso vomitando nel corridoio un nugolo di topi con la schiena piena di uncini. Squittendo impazziti si appallottolarono su se stessi e si lanciarono su di lei in uno stridente sferragliare di metallo. Il potere scaturì dalle sue mani, mandando gli spiriti a spiaccicarsi sulle pareti. Barcollò, avvertendo un senso di vertigine. “Sono ore che non faccio che correre e combattere, forse giorni.”
Catene munite di coltelli si scagliarono su di lei dal soffitto. Levò un muro di vento a sua difesa. Superò i resti metallici, ignorando le macchie rossastre che si stavano allargando sulla camicia.
«La carne, la carne.» Alle sue spalle il brusio degli spiriti non cessava mai, mentre i corridoi si susseguivano sempre uguali davanti a lei. “Devo continuare a salire: prima o poi troverò l’uscita.” Si gettò a capofitto su una rampa di scale; sbucò in un’ampia sala con un massiccio portone sul fondo. “L’uscita!” Scagliò il proprio potere contro le armature che si stavano staccando dalle pareti. Tutto intorno a lei divenne un vorticare di lame e fiamme.
E poi fu fuori, correndo a perdifiato nel cortile spoglio; la colorazione rossastra degli ambienti del castello lasciò posto al buio trasparente dello spazio aperto. Lanciò un’occhiata alle sue spalle: il castello incombeva su di lei, le nere mura che luccicavano di sangue, le guglie dentate con appesi scheletri urlanti e sbatacchianti.
Avvertì uno strattone alle caviglie e si ritrovò distesa al suolo. Tentacoli pieni di spine salirono lungo i polpacci e le cosce, insinuandosi sotto la gonna; il pizzo delle mutande non oppose nessuna resistenza. Sentì la punta acuminata e dura dei tentacoli cominciare a infilarsi nelle sue fessure. Un’ondata di puro terrore la travolse: scagliò il potere tutt’intorno in maniera incontrollata. I tentacoli schizzarono lontano, ricadendo sul terreno in un groviglio contorto. Si allontanò dallo spirito, incespicando e rotolando più volte a terra mentre cercava di rimettersi in piedi. Un’ondata di calore si allargò lungo le gambe. “Cazzo, me la sono fatta addosso” pensò mentre gli occhi si velavano e le lacrime scorrevano sulle guance. “No, non sono come loro: io sono più forte, molto più forte.” Ma i brividi che scuotevano il suo corpo dicevano che era proprio come le ragazzine con le quali si trastullava. Le vedeva nude e terrorizzate legate sopra il tavolo, urlanti e imploranti mentre le violava in ogni dove con qualsiasi cosa le veniva in mente. Ricordava il suo sussurro mentre avvicinava le labbra alle loro orecchie. “Non devi aver paura di questo: le donne sono fatte per prendere dentro di sé qualcosa di lungo e duro. Devi cominciare ad aver paura quando ti sventrerò in onore del mio signore.” Si eccitava vedendo il loro panico aumentare fino a farle impazzire.
Si rimise in piedi e corse dentro la foresta; i tremiti e le lacrime la accompagnarono a lungo: ora sapeva cosa si provava a essere stuprate.
Gli alberi attorno a lei si muovevano anche se non spirava vento, protendendo rami simili a dita per ghermirla. Alle sue spalle sentiva i sibili e lo sferragliare degli inseguitori, oltre all’incessante «La carne, la carne.»
«Da questa parte!»
Si voltò di scatto verso la voce: a una cinquantina di metri sulla sua sinistra scorse una sagoma umana che si stagliava in mezzo a una breccia nella barriera. “Il vecchio schifoso!” sentì la speranza pervaderla. “Se sopravvivo, gli darò anche l’anima!”
Una massa informe di spiriti si riversò famelica sullo stretto passaggio. Lampi brillarono davanti all’apertura, mentre la sua luce spariva soverchiata dalla schiera.
«…la città…» riuscì a sentire in mezzo allo stridere degli spiriti. «…prendi la breccia che si trova…» L’implosione coprì ogni altra parola.
Senza voltarsi riprese a correre, incurante degli arbusti che la sferzavano. Uscì dalla foresta sotto un cupo cielo verde-azzurro; in lontananza le luci della città brillavano con ferocia. Puntò dritto verso di essa, ormai sostenuta solo dall’adrenalina e dalla volontà.
Raggiunse la periferia cercando freneticamente con lo sguardo la breccia salvifica, ma ovunque guardava non faceva che scorgere spiriti. Spiriti fatti di lacci e siringhe, spiriti fatti di lattine e cocci di vetro: tutti si voltavano a guardarla con bramosia. Corse lungo i marciapiedi, tenendosi lontana dai palazzi che avevano per portoni voragini senza fine. Scorse due baluginii davanti a sé: uno in mezzo alla strada e uno oltre la recinzione contorta di un parco marcescente.
Un ululato risuonò alle sue spalle. Con le ultime forze si lanciò sulla strada, verso la breccia più vicina. “Sono salva!” pensò mentre la varcava e andava incontro alla luce.

Il vecchio arrancava e sbuffava: la corsa per lasciare la foresta e raggiungere la città era stata un tormento. “Devo arrivare là prima di lei. Devo fare in modo che prenda la breccia giusta: ho bisogno di sapere cosa ha scoperto!” Maledisse l’auto che si era guastata. E maledisse l’anca sciancata che non gli dava pace, ma non poteva fermarsi, non poteva permettere che tutto andasse perduto perché non era riuscito ad avvisarla in tempo. “Ormai ci sono…” Due auto della polizia lo superarono proprio in quell’istante.
Le macchine si fermarono con i lampeggianti accesi lungo il bordo del marciapiede. Il vecchio guardò e scosse la testa: troppo tardi.

Il Rosso e il Nero

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Il Rosso e il Nero è il racconto con cui ho partecipato alla prima tappa del contest Ferragosto d’Inchiostro 2017 di Writer’s Dream. In questa occasione il tema era libero, purché si usasse uno degli incipit e uno dei finali messi a disposizione dallo staff; avendo tale libertà, ne ho approfittato per creare una storia legata a un’ambientazione che ho già mostrato in Strade Nascoste e L’Ultimo Demone.

La volpe fece appena due passi lungo il fosso. Magra, la coda abbassata, annusava il terreno. Alzò il muso e lo girò verso la casa. Il Rosso, in piedi sul muretto, la teneva sott’occhio. I loro sguardi si incrociarono. Dal campo, due gatti si avventarono contro di lei e la costrinsero a fuggire.
Il Rosso la osservò saltare oltre il fosso che lambiva il bosco e sparire in una macchia di rovi. I due gatti passeggiarono nervosamente lungo la riva alcuni minuti prima di fare dietrofront e sdraiarsi all’ombra del grande faggio che cresceva in mezzo al campo. Assicuratosi che non ci fossero altri movimenti nelle vicinanze, saltò giù dal muretto e si diresse verso la casa, evitando le pozzanghere del vialetto. Aprì la porta senza far rumore, beandosi della frescura che i grossi muri di pietra mantenevano all’interno della stanza.
«Abbiamo avuto visite» con l’indice della mano destra il Nero indicò l’angolo più lontano della stanza.
«Non ha avuto nemmeno il tempo di gridare» costatò il Rosso non avendo sentito il minimo suono provenire dalla casa.
«Credeva che dormissi: è stato il suo primo errore.»
«E il secondo?»
«Mi ha scambiato per un cane» fece una smorfia di disappunto. «Un cane! Come se solo i cani possono starsene sdraiati davanti al fuoco di un camino.»
«I topi sono furbi, ma non sanno cogliere le sfumature. Non come i gatti» i baffi del Rosso si allungarono mentre sorrideva compiaciuto. Poi emise un sospiro. «Non potevi buttarlo fuori una volta eliminato? Deve venire sicuramente da una fogna: senti che puzza.»
«Certo che potevo» ammise il Nero. «Ma significava rivelare che il loro infiltrato era stato scoperto; in questo modo possono credere che il loro piano sta funzionando.»
«Un’astuzia degna di un lupo» il Rosso si sedette sulla poltrona dirimpetto a quella del Nero. «Sospettano che sia qui: una di loro gironzolava attorno alla casa.»
«Che aspetto aveva questa volta?»
«Una volpe» disse con nonchalance il Rosso. «Come se non fossimo capaci di accorgerci di un travestimento così mal fatto. Ci sarebbe da sentirsi offesi per come ci stanno sottovalutando.»
«Forse vogliono che pensiamo questo» il Nero incrociò le mani davanti al petto. «Forse fa tutto parte dei loro piani. In ogni caso, non fa alcuna differenza.»
«Quando pensi che agiranno?»
«Questa notte, quando il loro potere sarà più forte. Disponi i tuoi intorno alla casa. La sorveglianza deve essere massima.»
Il Rosso fece un cenno d’assenso. «E adesso aspettiamo.»
«E adesso aspettiamo» confermò il Nero.

Scrutò con attenzione l’area sottostante. Quattro gatti passeggiavano sopra il muretto di sassi, uno per lato, lanciando continue occhiate a destra e a sinistra, muovendosi silenziosi; altri quattro se ne stavano nascosti negli anfratti più bui del limitare del bosco, completamente immobili, gli occhi socchiusi ma vigili, per non rivelare la loro presenza.
Si sporse un poco in avanti per avere una visuale migliore della casa, dove la sorveglianza era più stretta: c’erano otto gatti, due per ogni angolo.
Con movimenti furtivi scese dall’albero. Strisciò in mezzo all’erba, evitando foglie e rami secchi. Si fermò vicino al muretto, scrutando la sua sommità; aspettò che il gatto che vi stava camminando sopra la superasse e poi vi si arrampicò sopra, scivolando rapidamente dall’altra parte. S’acquattò vicino a un basso cespuglio, osservando i movimenti dei gatti dinanzi a lei; con cautela prese ad avanzare, appiattendosi il più possibile contro il terreno. S’immobilizzò di scatto quando una cicala prese a frinire a poca distanza da lei; quattro paia d’occhi brillarono nell’oscurità, scrutando con attenzione il giardino. I minuti trascorsero lenti come se fossero ore; respirava appena, timorosa che il minimo movimento potesse farla scoprire. I gatti tornarono a portare la loro attenzione sulla porta e sulle finestre.
Con circospezione riprese ad avanzare, raggiungendo la parete della casa che non aveva nessuna apertura; vi si arrampicò sopra usando il tubo della grondaia per celare la sua presenza. Raggiunto il tetto, controllò che lì non ci fossero gatti. Assicuratasi d’essere sola, raggiunse il comignolo del camino: non un filo di fumo saliva da esso. Con circospezione lo toccò, sentendo che la pietra ormai era fredda. Scivolò al suo interno, procedendo nel buio più completo per un paio di metri. Sbirciò oltre il bordo dell’architrave: nella stanza non c’era nessuno. Raggiunse il pavimento, spostandosi rasente al muro per arrivare alla porta in fondo alla stanza. Lanciò un ultimo sguardo dietro di sé: c’erano solo la credenza e le due vecchie poltrone. Strisciò sotto la porta, ritrovandosi in un ambiente completamente avvolto dalle tenebre.
“È senza dubbio qui: solo lui può possedere una simile aura.”
Abbandonò le sembianze di lucertola, riassumendo quelle umane. Un cenno della mano e fece comparire una piccola sfera luminosa; con disappunto prese a spazzare via la fuliggine dai capelli biondi.
«Quello dev’essere l’ultimo dei tuoi pensieri» disse una voce alle sue spalle.
Si voltò di scatto, trovandosi dinanzi un uomo dai capelli rossi e uno dai capelli neri. “Non ho percepito la loro presenza…ma com’è possibile…” un sorriso si allargò sul suo viso “Sono dei semplici umani.”
L’uomo dai capelli rossi ricambiò il sorriso. «Oh, guarda Nero…pensa che siamo dei semplici umani.»
Il sorriso sparì dal volto della donna.
Il Nero si staccò dalla parete. «Non è più tempo di giocare al gatto col topo, Rosso.»
L’altro sospirò. «Peccato: era divertente. Almeno per noi» sorrise sornione. «Molto meno per te, strega.»
L’aria nella stanza ondeggiò. Le pareti oscillarono alcuni istanti prima di allontanarsi e innalzarsi; cancelli comparvero in esse, affacciandosi su stanze piene di lame e catene. L’ambiente assunse una cupa colorazione rossastra.
La strega fece un passo indietro, guardandosi attorno allibita. «Ma cosa…»
«Vedi, secoli fa qui sorgeva un castello, un luogo di violenza e tortura. Ora di esso e del suo sadico proprietario non rimane più nulla, ma certe cose lasciano un segno indelebile nel Mondo Spirituale, dando vita a vere e proprie piaghe. O inferni, come dite voi umani» spiegò con calma il Rosso.
La strega volse lo sguardo di nuovo su di loro, solo che al posto dei due uomini c’erano un gatto rosso e un lupo nero. Sbiancò di colpo. «Tu sei uno dei figli dello Spirito del Grande Lupo» deglutì a fatica la strega. «E tu…»
«Io sono un gatto» disse sornione il Rosso. «E tanto basta.»
«Quello che stai cercando non è qui; non lo è mai stato» intervenne il Nero. «Come altre della tua specie sei caduta nella nostra trappola. Come succederà ancora, dato che non avrai possibilità d’avvertire le tue simili.»
I cancelli alle pareti si aprirono. Un tintinnio metallico prese ad aleggiare nel lungo corridoio. Mani uncinate afferrarono le sbarre. Coltelli raschiarono le pareti.
«Sai, quello che anelano di più gli Spiriti è la carne» disse il Rosso prima di varcare l’apertura che il Nero aveva creato nella barriera tra il Mondo Materiale e quello Spirituale.
«Anche questa è fatta» il Rosso si stiracchiò assumendo di nuovo sembianze umane quando furono tornati nella stanza. Poi seguì il Nero fuori dalla casa, raggiungendo il centro del cortile dietro di essa; si fermarono a un paio di metri dalla quercia che vi cresceva. Il Nero volse lo sguardo al cielo: la luna stava per sorgere, la sua luce l’unica capace di dare una possibilità di fuga a quanto rinchiuso nell’albero. La corteccia si contorse, mentre un volto distorto dall’odio premeva contro di essa per uscire. Per ore il Demone mugghiò furioso nei suoi tentativi di fuga, facendo scricchiolò sinistramente il legno; poi tutto tacque quando la luna sparì oltre il bosco.
La quercia aveva resistito ancora una volta. Ma il volto del Demone rimase scolpito sul suo tronco.
Il Rosso e il Nero si scambiarono una lunga occhiata silenziosa, perché non c’era bisogno di parole per esprimere quello che provavano.
Quell’albero faceva davvero paura.