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Profezia

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Quando si parla di profezie, subito viene in mente Nostradamus con le sue famose quartine, l’Apocalisse di Giovanni o i Maya riguardo al 2012.
Ma che cos’è una profezia?
E’ la conoscenza degli eventi che si verificheranno, senza l’utilizzo di basi quali raziocinio, esperienze.
Ma in alcuni casi tale conoscenza non serve a niente, non permette di cambiare il corso degli eventi, non si può fare nulla per intervenire: quanto predetto si verificherà, a prescindere da quello che si cercherà di fare per cercare di evitarla. E’ il caso di Erode, di re Artù che, presi da paura per la venuta di un bimbo che avrebbe minacciato il loro trono e regno, compiono una strage d’innocenti; un tentativo inutile, dato che non cambierà quanto è stato predetto, visto che in tali casi il destino è ineluttabile, come accade nel mito greco di Edipo, dove la profezia diventa vera nonostante tutti i tentativi per evitarla, anzi proprio a causa di essi. Proprio come succede nella tragedia Macbeth di William Shakespeare: una sorta di autoadempimento ineluttabile che è stato spesso usato anche nella realizzazione di opere contemporanee letterarie, come fa la conosciuta saga di Harry Potter di Rowling, o cinematografiche, quali Guerre Stellari, Matrix.
La profezia può essere portatrice di speranza o di sventura, annunciare la fine o un nuovo inizio, e in un modo o nell’altro ha sempre avuto influenza sugli uomini, i quali, condizionati dalle sue parole, spesso hanno fatto in modo inconsciamente che essa si avverasse. Anche se dice di credere diversamente, spesso l’uomo non crede di essere libero, di essere padrone delle proprie scelte, ma ritiene d’essere pedina di qualcosa di più grande che decide per lui, troppo grande perché possa contrastarla e ribellarvisi.
E’ quello che ritengono le popolazioni delle Dominazioni che vivono sotto il giogo del Lord Reggente, costrette a vivere in condizioni di schiavitù, mentre il potere è in mano a una minoranza, i nobili e il clero; solo un uomo, Khelsier, si erge contro il sistema, convinto che le cose possano essere cambiate. Ed è grazie alla sua volontà indomita che il cambiamento viene messo in atto e la profezia dei tempi passati, quasi dimenticata, trova compimento. Ma come ogni profezia, il suo significato non è chiaro, se non quando essa si sta realizzando, perché le cose accadono nel modo in cui non lo si aspetta, non importa quanto studio e attenzione sono stati riversati su di essa. Brandon Sanderson è stato bravo con la trilogia dei Mistborn a mostrare tutto questo, magnifico nel giocare con il lettore e a sorprenderlo, nonostante avesse messo sotto i suoi occhi tutti gli indizi necessari per giungere alla giusta deduzione.
In altri casi, sapere in anticipo il verificarsi degli eventi, come visto in precedenza, non permette di cambiare ciò che avverrà, ma consente di prepararsi, affrontando meglio la realtà cui si va incontro. Un esempio è quello nella Bibbia di Giuseppe quando interpreta il sogno delle vacche magre e delle vacche grasse del Faraone; un altro è quello di Gatsu nel manga Berserk di Kentaro Miura,
Qualcosa di simile hanno fatto Margaret Weis e Tracy Hickman con la saga della Spada Nera nel mostrare come la profezia non sia qualcosa di ineluttabile, ma semplicemente un monito a non farsi sopraffare dalla paura, dal timore del cambiamento, dando la possibilità di scoprire un nuovo inizio senza passare attraverso la tribolazione e la distruzione, ma solo usando mezzi pacifici. Se solo si fosse stati abbastanza accorti d’accorgersi di tutto questo: una consapevolezza che purtroppo giunge solo con la perdita, dopo aver commesso errori e aver imparato da essi. Una visione amara, che è certamente in contrasto con quella invece di stampo salvifico presente nella saga degli Ultimi creata da Silvana De Mari , dove, nonostante le tribolazioni, le cose sono poi destinate a cambiare e a elevare le popolazioni a una condizione migliore.
Come tutto ciò che esiste, si è visto che la profezia può essere tante cose. In certi casi serve solo a mostrare la vera natura di qualcosa o di qualcuno. Toccante è il modo in cui Guy Gavriel Kay mostra attraverso tale forma ciò cui vanno incontro Kevin e Fiin, protagonisti delle vicende del mondo di Fionavar. Il primo, trova attraverso le parole del Canto di Rachel (un canto scritto proprio da lui per un amico) la profonda verità personale di cui si deve ancora accorgere appieno e scopre come esse siano il vero compimento della propria esistenza. Il secondo, attraverso la ta’kiena, considerato dai più un gioco per bambini, scopre una verità più grande su se stesso, che lo lega a un fato oscuro e potente, incontrollato e incontrollabile, portandolo a prendere la Strada più Lunga.
Molto più centrale rispetto a quelle appena elencate, è invece il ruolo che le profezie ricoprono in La Ruota del Tempo di Robert Jordan, dove tutto gira attorno al ritorno del Drago Rinato: una storia epica, millenaria, che vede l’eterna lotta tra caos e ordine, tra distruzione e preservazione, mostrando in un contesto fantasy ciò che viene raccontato da molte religioni, ovvero l’imperfezione, l’elemento destabilizzante che va a guastare la perfezione di quanto creato. Shaitan, il Tenebroso, è l’entità imprigionata dal Creatore che ricorda molto il Satana che la religione cristiana relega all’inferno, il nemico che secondo le profezie sarà sempre contrastato dal Campione della Luce a ogni ruotare delle ere.
Tanto è stato scritto su questo argomento, elemento che come si è visto negli esempi citati è stato usato in ogni forma di rappresentazione e intrattenimento; quel che è certo, è che le profezie hanno sempre esercitato un gran fascino sull’uomo e sempre lo eserciteranno.
(Per un maggiore approfondimento del tema, si può leggere questo articolo.)

Berserk - parte 4

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Quarta e ultima parte dell’articolo dedicato a Berserk. Questa volta a essere protagonista è la storia: fin dalle prime tavole disegnate da Miura si è visto in che tipo d’ambientazione il manga è stato calato. Un’ambientazione che unisce Medioevo e Rinascimento, dove peste e inquisizione imperversano con forza, dove le guerre e gli intrighi politici sono i padroni di una terra pervasa di terrore e miseria. Eresie da eliminare con ogni mezzo, invasioni di eserciti venuti da lontano come ricorda la nostra storia quando ha mostrato lo scontro tra il mondo occidentale e quello medio-orientale; il fumetto ricrea in maniera verosimile il clima claustrofobico di un periodo storico dove spesso la libertà di pensiero e di culto erano quasi impossibili da avere, dove l’ignoranza non permetteva di compiere una scelta, ma solo accettare quello che veniva disposto e imposto dall’alto.
Sebbene Berserk da quando è nato ha subito diversi mutamenti, magari perdendo quell’impatto e quella forza che tanto ha distinto la prima parte della storia, rimane uno dei manga più caratterizzati e dettagliati che siano stati realizzati.

Berserk - Parte 3

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In questa puntata su Berserk viene mostrata l’influenza che ha avuto la letteratura, l’arte, il cinema e altri autori di manga nell’opera di Kentaro Miura. Dalla durezza e crudezza di Devilman di Go Nagai e Hellraiser di Clive Barker alla delicatezza delle favole dei Fratelli Grimm e di H.C.Andersen, solo per citare alcuni dei tanti elementi a cui l’autore del manga si è ispirato per rendere ricca e densa la sua opera.

Berserk - parte 2

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Seconda parte dell’approfondimento dedicato a Berserk: dopo la presentazione della storia, albero della vital’articolo prosegue mostrando come mitologia, folclore e religione hanno ispirato l’autore giapponese e come lui abbia attinto da ogni cultura appartenente ai mondi occidentali e orientali. Da quella greca a quella ebraica, dai popoli del Nord Europa a quelli dell’Estremo Oriente: Miura dimostra quanto sia stato profondo, attento e meticoloso il suo lavoro di ricerca per donare alla sua opera un impatto capace di raggiungere il lettore con la potenza racchiusa nelle figure mitologiche e dai simboli religiosi. Un modo per dimostrare come un fumetto sia più che semplice intrattenimento, capace anche di dare conoscenza e cultura, di dare chiavi per arrivare a una consapevolezza superiore.

L'Ultimo Potere - L'Ultimo Baluardo

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L’Ultimo Baluardo è il racconto che ho proposto per il concorso “Dieci anni dopo” per il numero 7 di Effemme.
Racconto che è servito per mostrare sia il passato di un personaggio secondario presente in L’Ultimo Potere, sia il passato del mondo in cui si svolgono le vicende narrate.
Racconto che molto probabilmente sarà l’ultimo che propongo per la rivista a seguito delle considerazioni sul modo di fare che ho potuto vedere, dato che non è la prima volta che partecipo a tali concorsi; è vero, collaboro con la rivista e diversi sono gli articoli che ho scritto che sono stati pubblicati per essa, ma questo non significa che se c’è qualcosa che non convince non lo dico. Già percepito con Lontano dalla Terra, fortemente consolidata in Il Seme, il dato di fatto ha trovato conferma anche con quest’ultima opera: si ricercano prodotti che non si discostino dalla media letteraria attuale, mentre vengono messi da parte lavori profondi, intelligenti, che fanno pensare per favorire opere che non vanno al di là dell’intrattenimento. Si vuole qualcosa di semplice, che non dia pensieri; il fantastico è solo un mezzo di divertimento, non un potente mezzo che può fungere da specchio della realtà.
Prendo atto di tale realtà, ma questo non significa che ci sia accettazione: alla redazione ho fatto presente questa critica, perché non è accettabile che lavori superiori come stile, intensità, profondità vengano scartati per altri che non sono dello stesso livello. Basta confrontare il vincitore Ibrido di Effemme 5 con Il Seme: si è su due livelli differenti. Quanto scritto viene avvallato da certe risposte avute alle proteste per L’ultimo Baluardo, dove il lavoro viene definito non una porcheria e per il metodo con cui l’opera vincitrice è stata scelta: un giudizio professionale non si limita a considerare solo la piacevolezza del tema, ma tenere conto di altre cose come trama, stile, caratterizzazione dei personaggi.
Di fronte a questo non ci deve lamentare e chiedere perché ci sono tante pubblicazioni di basso livello che intasano le librerie: se non si ricerca il meglio, se si cerca di stare sempre nella media, le cose non cambieranno né miglioreranno mai, come la quotidianità non fa altro che dimostrare, dato che non si fa mai nulla per discostarsi dal solito percorso tracciato, dove non si critica e non si vuole mostrare ciò che è sbagliato e alle conseguenze che questo può portare. Conseguenze dalle quali spesso non si può tornare indietro e che richiedono un prezzo molto salato da pagare.
L’Ultimo Baluardo s’incentra proprio su questo, portando avanti il lavoro già sviluppato in L’Ultimo Potere, mostrare la decadenza di un sistema che è andato in pezzi, dove non si è fatto nulla per migliorarlo, ma che anzi si è contribuito con egoismi, narcisismi, menefreghismi e opportunismi a far peggiorare. Un sistema che ha condizionato le persone (a stare nel sistema si diventa come il sistema) e che si sono lasciate condizionare, adeguandosi senza soffermarsi a pensare se questa era la cosa giusta e quali conseguenze avrebbe comportato. Un non fare e lasciare andare che ha portato alla caduta sia della civiltà costruita generazione dopo generazione, sia dell’integrità dell’individuo, della sua umanità, fino a quando niente ha più valore, neppure la vita stessa. Un lasciar andare, un non opporsi alle vicende in cui s’incorre nell’esistenza, agli stati d’animo che si provano che poco alla volta fa scivolare sempre più giù fino a quando non rimane più niente, solo deserto. Un luogo arido proprio come quello in cui i protagonisti della storia si ritrovano a combattere e a viaggiare: un lungo esodo verso una terra dove poter vivere in pace, dove trovare la speranza di un futuro migliore. Un ripetersi di vicende già conosciute, come la storia non fa che insegnare, perché tutto ciò è parte della natura dell’uomo.
Come sempre il racconto può essere scaricato dalla pagina download.

EDIT. Il racconto è stato inserito all’interno del romanzo L’Ultimo Potere, utilizzato come prologo.

Berserk

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Berserk è stato uno dei manga pubblicati più apprezzati dal pubblico: denso, profondo, toccante. Ma anche ben disegnato, caratterizzato nei personaggi, che prende ispirazione da molteplici fonti, quali cinema, letteratura, religioni.
La dimostrazione che la bontà di un’opera non sta solo nell’originalità, come spiego nell’articolo pubblicato per FM: “Per realizzare prodotti di qualità in molti, sia addetti ai lavori del mondo editoriale, sia semplici lettori, hanno la convinzione che si debba creare qualcosa di originale, di mai visto prima. Se ci si ferma a riflettere, è qualcosa di praticamente impossibile: sia perché ormai si è scritto di tutto (la scrittura è una forma d’arte che l’uomo ormai porta avanti da secoli), sia perché le tipologie di storie possono essere elencate sulla punta delle dita di un individuo. Osservando semplicemente i miti, ci si accorge di come, pur cambiando cultura e periodo storico, questi sono sempre gli stessi; basti pensare semplicemente al racconto del Diluvio Universale, che viene raccontato decine di volte da popolazioni differenti, dove cambia solamente il nome dei protagonisti o della divinità. L’apparenza può essere differente, ma la sostanza è sempre la stessa.
Allora che cosa rende particolare e affascinante, di qualità, un racconto?
Certamente le emozioni che sa far nascere, gli echi di cose antiche smarrite appartenute un tempo all’essere umano e che vengono risvegliate. Ma soprattutto è la capacità di una storia d’essere specchio per chi legge, perché quello che si vuol vedere narrata è la Storia dell’Uomo, il cammino che l’Individuo nella vita percorre, con le sue insidie, i suoi nemici da sconfiggere, i suoi tesori da scoprire come ricompensa per le sue fatiche.
Allora, non è l’originalità l’elemento importante per creare una buona storia, quanto la sua ricchezza, la cura ai dettagli e alle sfumature, anche se prese da altri racconti.

La prima parte dell’articolo (diviso in quattro per la sua lunghezza eccessiva) mostra la storia dei personaggi e del mondo in cui interagiscono, per permettere a chi non conoscesse il manga di farsi un’idea di cosa ha di fronte, ma anche per essere un punto di riferimento per la lettura dei successivi paragrafi, viste le molti fonti d’ispirazione che si vanno a far vedere.

Come è consuetudine

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il 1 d’aprile Fantasy Magazine posta delle notizie a tema con questo giorno. Anche quest’anno la tradizione è stata mantenuta.
E per quest’anno ho voluto dare un piccolo contributo pure io con una “notizia” su Brandon Sanderson, per ridere un pò.
L’idea è nata qualche tempo dopo la lettura di La Via dei Re, in special modo dopo il combattimento tra Dalimar e l’abissale: uno scontro epico, dove un uomo, grazie alla sua armatura straordinaria (si suppone di origine soprannaturale o divina) riesce a tener testa a una vera e propria forza della natura, a compiere imprese fuori dal comune. Un pò come succede con Iron Man e I Cavalieri dello Zodiaco: lì ho visto che c’erano degli elementi simili tra Kaladin e il fratello e Ikki e Shun: Kaladin è portato per la battaglia ed entra in guerra perché il fratello, non preparato e non con la sua indole, viene arruolato contro la sua volontà, un pò come fa Ikki quando prende il posto di Shun per andare all’isola della Regina Nera. L’idea di Sanderson che urla “Ali della Fenice”, m’ha strappato un sorriso. Essendo Sanderson molto bravo anche con i personaggi femminili, ho pensato che si fosse ispirato a Shun (sempre restando in tema manga) e da lì l’idea di una donna con addosso Stratopiastra, subito associata ad Afrodite A e alle “armi” che usava.
Direi che il 1° di aprile è riuscito, come conferma questa immagine.

EDIT: su Fantasy Magazine è stato pubblicato lo spiegone sui pesci d’aprile: i lettori di FM sono navigati, difficili da convincere riguardo certe notizie. Un pò meno Fanucci che ha creduto vera la notizia della “confessione” di Sanderson, come dimostrato dall’immagine tratta dalla sua pagina facebook.

La legge delle Lande - Brandon Sanderson

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Quando si apprezza l’ambientazione creata da uno scrittore, nel vederla cambiare alle volte si corre il rischio di perdere una parte del piacere avuto nel leggere certe storie.
E’ stato il timore avuto quando mi si apprestato a leggere La Legge delle Lande di Brandon Sanderson. Non che ritenessi che l’autore mi potesse deludere con questa sua nuova opera, ma ho una predilezione per le storie ambientante in mondi medievali o comunque non vicine all’era moderna e leggere di un mondo evoluto con stile vittoriano e western mi lasciava qualche incertezza, anche se la voglia di leggere di nuovo qualcosa di Sanderson c’era ed eccome.
A parte il prologo che in alcuni punti poteva essere scritto diversamente date le capacità dimostrate dall’autore, è stata una lettura scorrevole e piacevole, anche se non ha raggiunto l’epicità dei volumi della saga Mistbron cui appartiene (specialmente di L’Ultimo Impero e Il Campione delle Ere). Tuttavia il finale ha regalo colpi di scena e apparizioni che hanno fatto crescere il giudizio su un libro che nelle intenzioni Sanderson ha gettato le basi per una nuova trilogia nel mondo dei Mistborn. Per scoprire in maniera più approfondita il parere sul romanzo, ecco la recensione scritta per Fantasy Magazine.

Influenze e deterioramento delle storie e dello stile del Fantasy contemporaneo

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La scrittura nel corso del tempo è mutata, seguendo l’evoluzione dell’uomo. Dai disegni sulle pareti delle grotte si è passati all’uso di caratteri cuneiformi, ai geroglifici, agli alfabeti composti di lettere.
Anche le tipologie di storie sono cambiate. Dagli dei ed eroi greci, si è passati ai cavalieri e ai re del periodo medievale, fino ad arrivare agli uomini di scienza: ogni epoca, con la sua tipologia di pensiero dominante, ha influenzato le opere scritte divenute maggiormente famose.
Ecco l’incipit dell’articolo realizzato per FM, dove sono riportate osservazioni sulle attuali pubblicazioni in ambito fantasy.
Tipologie di storie raccontate, stile: molte cose sono cambiate. Quando si pensa al cambiamento si pensa che sia in meglio, sia un’evoluzione, ma non sempre è così e questi tempi lo hanno dimostrato. Per il consumismo, per la maggior commercialità e quindi il maggior guadagno, per la fretta di coprire fette di mercato e accaparrare più profitto possibile non si è data attenzione alla sostanza, alla qualità.
Se a questo si aggiunge l’influenza nello scrivere e creare storie che hanno trasmissioni televisive, social network, salta fuori il quadro attuale. E non si può certo dire che sia un quadro soddisfacente.