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Norwegian Wood

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Norwegian WoodNorwegian Wood di Haruki Murakami, è un romanzo intenso e delicato, un romanzo di crescita che affronta temi come la malattia (fisica e mentale) e la morte (specie il suicidio), ma lo fa in maniera non pesante, seppur dandogli il dovuto rispetto che si meritano. Scritto nel sud dell’Europa, è stato iniziato il 21 dicembre 1986 in una villa di Mykonos in Grecia ed è stato terminato il 27 marzo 1987 in un appartamento alla periferia di Roma (1); tra le varie note dell’autore, c’è la dedica a tutti i suoi amici che sono morti e leggendo il romanzo non si può non notare, come già accennato all’inizio, che la morte sia una delle protagoniste della storia. La cosa può sembrare cupa, ma se ci si pensa, non si può parlare di vita senza parlare della morte, perché fa parte di essa, è un elemento che prima o poi tocca a tutti, e che tutti in un modo o nell’altro incontrano; pensare diversamente sarebbe qualcosa di sciocco, un voler chiudere gli occhi e cacciare la testa sotto lo sabbia. Per quanto la si possa ignorare, prima o poi farà la sua comparsa, e lo farà all’improvviso, oppure si farà annunciare da lontano, permettendo così di prepararsi al suo incontro, anche se in verità, per quanto ci si prepari, non si sarà mai pronti.
Questa è una delle realtà che Watanabe incontra nel passaggio da adolescenza a età adulta, in un periodo in cui cerca un senso alla sua vita, una direzione da seguire; il suo è un cammino instabile, come lo era il periodo in cui viveva, quello della fine degli anni ’60. Un periodo di cambiamenti, dove tutto pareva possibile, dove le cose potevano essere modificate e andare per il meglio se lo si voleva; un periodo che era pervaso dal sogno, ma che poi ha portato a un brusco risveglio, mostrando la cruda faccia della realtà. In un lungo flashback fatto all’età di trentasette anni, Watanabe ripercorre quel periodo della sua vita cercando di fare ordine nei suoi pensieri, fare chiarezza con quello che è accaduto. Tutto inizia con lui e Naoko, la fidanzata del suo migliore amico, che prendono a frequentarsi dopo la morte di quest’ultimo; entrambi sono appena entrati all’università (lui vive in un collegio maschile, lei in un appartamento) e iniziano una relazione non facile, dovuto alle difficoltà che la ragazza incontra sempre di più nel comunicare e nel pensare. A un certo punto lei sparisce e Watanabe per diverso tempo non ha sue notizie, fino a quando non gli giunge una sua lettera nella quale gli spiega che è ricoverata in una clinica tra le montagne per ritrovare il proprio equilibrio; la va a trovare e, grazie anche all’appoggio di Reiko, una donna che lavora nella clinica, comincia a prendere coscienza dello stato di Naoko. Nel mentre cerca di portare avanti gli studi universitari, anche se lo fa per inerzia, frequentando saltuariamente altre ragazze che incontra grazie al compagno di collegio Nagasawa; fino a quando nella sua vita non entra Midori, una ragazza che frequenta un suo stesso corso. E lui trova i suoi pensieri divisi tra queste due ragazze, che sono all’opposto. Una fragile e una forte, una introversa e una estroversa. Watanabe prova forti sentimenti per entrambe, ma non sa quale scegliere tra le due. Sarà la vita a farlo per lui.
Norwegian Wood (che prende il nome da una canzone dei Beatles e si riferisce alle atmosfera malinconiche che la musica crea) è uno dei romanzi più intensi di Murakami, quello che ha lasciato una traccia profonda nel modo di scrivere dell’autore giapponese e che verrà ritrovata nelle sue opere successive (basti pensare a A sud del confine, a ovest del sole e L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio). Un romanzo da leggere.

1. Norwegian Wood. Haruki Murakami. Einaudi Super ET 2013, pag. 376

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