E’ sintomatico che quando il livello culturale ed etico di un popolo s’abbassa, s’impoverisce anche la sua lingua; non solo si perde padronanza delle regole grammaticali e della costruzione di frasi e discorsi e si usano sempre meno vocaboli, ma si perde anche la conoscenza del significato di essi.
Questo fatto non appartiene solo al volgo, alle persone comuni, ma si è allargato anche a quelle classi che dovrebbero avere una conoscenza e cultura maggiori: giornalisti, politici, laureati (non è un caso che a chi si laurea devono fare corsi d’italiano perché fanno tesi e relazioni scarse dal punto di vista grammaticale; la conoscenza della lingua italiana dovrebbe essere una delle basi fondamentali per chi vuol frequentare l’università, perché la padronanza del linguaggio è una nozione necessaria se si vuole affrontare lo studio di qualsiasi materia. E invece è una delle prime a essere mancante).
Un fatto che oltre a portare sempre meno precisione nell’identificare e classificare ciò di cui si discute, comporta anche a limitare gli argomenti di conversazione. Se si osserva le discussioni vertono più che altro su pettegolezzi, cibo, sesso e poco altro; conversazioni che portano a occuparsi superficialmente di ciò che fanno gli altri, senza averne un reale interesse, ma utile perché altrimenti non si saprebbe cosa dire.
Si provi a osservare questo fatto e si comincerà ad accorgersi di tante cose. E se si vuole una prova di quanto scritto, si provi ad ascoltare interviste, a leggere articoli di giornalisti, sportivi, politici e si osservi quante volte viene utilizzata la parola “importante” e a cosa viene associata: ci si accorgerà che spesso non ha senso utilizzarla in certi discorsi; più si usa una parola e meno si conosce il suo significato, come quando si parla tanto di Dio e di amore, al punto che si arriva a non conoscerli più.
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